Alle giocatrici di scacchi transgender non sarà permesso competere nei tornei femminili. A stabilirlo sono le nuove regole temporanee che saranno introdotte da lunedì dalla Federazione internazionale degli scacchi (FIDE). Come affermato dall’organizzazione con sede a Losanna, “Nel caso di una transizione di genere da maschio a femmina, il giocatore non ha il diritto di prendere parte agli eventi femminili fino a quando la FIDE non prenderà una nuova decisione”. Come sottolineato nella stessa nota, questa decisione sarà presa “entro due anni”.



La FIDE ha sottolineato che tuttavia non esistono “restrizioni al gioco nella sezione aperta per una persona che ha cambiato sesso”. Le misure non si applicano agli uomini transgender che gareggiano nelle categorie maschili, ma saranno privati di eventuali titoli femminili vinti prima della loro transizione, come spiegato dalle regole temporanee.



La decisione shock

Secondo la FIDE, la riassegnazione di genere “ha un impatto significativo sullo status di un giocatore e sulla futura idoneità ai tornei”. La spiegazione, però, non viene dettagliata, tanto che ha attirato non poche critiche da parte dei giocatori transgender (e non soltanto). “Non penso di essere più intelligente della maggior parte delle donne cis, né penso che i miei anni prima della transizione mi abbiano dato un vantaggio innato negli scacchi”, ha affermato la giornalista transgender e giocatrice di scacchi Ana Valens in un articolo pubblicato su The Mary Sue.



“Non ci sono vantaggi fisici per gli uomini negli scacchi, a meno di pensare che i maschi siano naturalmente più portati a giocare a scacchi delle femmine”, ha sottolineato alla Bbc la deputata laburista britannica Angela Eagle, vincitrice nel 1976 del campionato britannico per giocatrici al di sotto dei 18 anni. Passando invece al mondo dello sport, l’Unione Ciclistica Internazionale (UCI), l’Atletica Mondiale e la Federazione Internazionale del Nuoto si sono attivate per escludere le atlete transgender dalle competizioni femminili. “