Nuovi terrificanti dettagli riguardo l’assalto di Hamas in Israele arrivano dal New York Times, che ha condotto un’inchiesta durata due mesi nel corso della quale il team ha scoperto orribili particolari che parlano di violenze sessuali e mutilazioni nei kibbutz e tra i partecipanti al rave party al confine con la Striscia di Gaza. L’indagine ha identificato almeno sette luoghi in cui donne e ragazze israeliane sono state aggredite o mutilate sessualmente. A testimoniare i presenti oltre al personale medico, soldati e consulenti in materia di stupro. Sono 150, in totale, le persone intervistate dal New York Times. I testimoni hanno parlato di scene esplicite di donne violentate e uccise lungo la Route 232, l’autostrada dove è stato trovato il corpo di Gal Abdush, una delle giovani scomparsa dal rave. Abdush è stata ritrovata parzialmente vestita, con il viso bruciato in modo irriconoscibile.



Medici e soldati volontari hanno riferito di aver scoperto più di 30 corpi di donne e ragazze in uno stato simile a quello della ragazza, con segni di violenza e vestiti strappati in corrispondenza dei genitali. Il giornale ha inoltre visionato fotografie e video inquietanti, incluse le immagini del cadavere di una donna con chiodi conficcati nelle cosce e nell’inguine. Hamas ha negato le accuse di violenza sessuale ma le testimonianze parlano di altro, come quella di Sapir, che ha raccontato di aver assistito allo stupro e all’uccisione di almeno cinque donne. A supportare la sua versione anche fotografie del suo nascondiglio e delle sue ferite. A circa 15 metri dal suo nascondiglio ha visto arrivare “circa 100 uomini”, la maggior parte dei quali vestiti con tute militari e stivali da combattimento. Una giovane donna è stata costretta da loro ad abbassare i pantaloni fino alle ginocchia mentre un uomo la tirava per i capelli, costringendola a piegarsi. Un altro l’ha stuprata, ha detto Sapir, affondandole un coltello nella schiena.



Donne violentate da Hamas: “Prima gli abusi e poi il massacro”

Le testimonianze macabre raccontano di stupri e violenze ai danni di giovani donne da parte di Hamas. Sapir, testimone oculare di quanto accaduto, al New York Times ha raccontato poi di aver visto un’altra donna “fatta a pezzi”. Mentre un terrorista la violentava, un altro ha tirato fuori un taglierino e le ha tagliato il seno, ha rivelato: “Uno ha continuato a violentarla, e l’altro ha lanciato il suo seno a qualcun altro, e loro ci hanno giocato, lo hanno lanciato e lasciato cadere sulla strada”. Gli uomini hanno poi tagliato il viso della donna, secondo Sapir. Ha poi visto altre tre donne violentate e terroristi che trasportavano le teste mozzate di altre tre ancora. Sapir ha fornito fotografie del suo nascondiglio e delle sue ferite e gli agenti hanno confermato la sua testimonianza, come riporta Il Fatto Quotidiano.



Un altro testimone, Raz Cohen, che si nascondeva nel letto di un ruscello prosciugato, ha raccontato di aver visto cinque uomini, che indossavano abiti civili, scendere da un furgone bianco. Tutti erano armati con coltelli e uno con un martello: hanno trascinato una giovane donna nuda sul terreno. “Si riuniscono tutti intorno a lei. Lei è in piedi. Cominciano a violentarla. Ho visto gli uomini che stavano a semicerchio intorno a lei. Lei urla. Ricordo ancora la sua voce, urla senza parole. Poi uno di loro solleva un coltello e l’hanno semplicemente massacrata” ha rivelato il testimone. I tecnici medici volontari dell’emergenza hanno descritto il ritrovamento di corpi con segni di violenza sessuale spiegando di non poter raccontare i dettagli per via dei dettami religiosi e del rispetto delle vittime. Non sono state svolte adeguate autopsie ed esami sulla scena del crimine e questo ha lasciato molte famiglie senza risposte. Adil Haque, professore di diritto alla Rutgers ed esperto di crimini di guerra, ha spiegato al New York Times le difficoltà nell’aprire indagini penali in questi casi. “Il conflitto armato è molto caotico”, ha detto, aggiungendo che molto spesso i casi di crimini sessuali vengono perseguiti anni dopo, sulla base dei resoconti di vittime e testimoni.