Filippo Roma, inviato de Le Iene, è tornato a parlare del doping nel mondo del calcio in un servizio che andrà in onda nella puntata di questa sera. Nelle scorse settimane, dopo le morti di Sinisa Mihajlovic Gianluca Vialli, molti ex giocatori – tra cui anche Massimo Brambati – hanno espresso i loro timori in merito alla possibilità di ammalarsi per le sostanze che assumevano prima di scendere in campo.



A denunciare questo fenomeno, anni addietro, era stato anche l’allenatore Zdenek Zeman, chiedendo che il calcio uscisse dalle farmacie. La trasmissione lo ha chiamato a parlare della questione. “È strano che gli ex giocatori si spaventino adesso e non quando prendevano qualche cosa. Purtroppo, non posso escludere che nelle mie squadre non sia successo perché non si riesce a controllare tutto. Secondo me ancora non è cambiato niente, purtroppo. Questi ragazzi che ci pensano ora ci potevano pensare 25 anni fa, chiedendo cosa stessero prendendo e perché. Oggi è tardi”, ha affermato davanti alle telecamere.



Doping nel calcio a Le Iene: la testimonianza di Massimo Brambati

Oltre a Zdenek Zeman, a parlare della presenza del doping nel calcio ai microfoni de Le Iene è stato anche l’ex calciatore Massimo Brambati, che ha vestito le maglie di TorinoEmpoliBariPalermoLucchese Ternana. “Ho paura che ci sia correlazione tra quello che ho preso negli anni 80 e quello che è successo ultimamente”, ha ammesso. Le sostanze potenzialmente pericolose che avrebbe assunto sono tante. “Il Micoren era un farmaco che prendevo praticamente tutte le domeniche, come fosse una caramella. Era una pillola che aumentava la capacità polmonare, la ingoiavi mezz’ora prima della partita nello spogliatoio senza nasconderti. Te la dava il dottore, sapevi che la tua performance probabilmente sarebbe migliorata. Avevo 19-20 anni, non facevo domande. Qualche anno dopo è risultato proibitissimo ed è risultato doping”.



Ma non solo. “C’era anche un altro preparato che ci davano, che si chiamava Anemina, era una pasticca che aumentava i riflessi. Mi preoccupano anche tutte le flebo che ho fatto prima delle partite, io non so esattamente cosa ci potesse essere, se non che mi dicevano che c’erano degli zuccheri o che c’era questa corteccia surrenale, bandita successivamente. Ti aiutavano a far sì che tu potessi ritornare a essere performante nel più breve tempo possibile. Davano un effetto molto strano, ricordo che fino alle 6 del mattino guardavo il soffitto perché non riuscivo a prendere sonno”, ha raccontato.