I russi annunciano un’offensiva, gli ucraini una controffensiva, ma nessuno comincia. Anzi, continua il balletto sulla presa o meno di Bakhmut da parte delle forze armate che fanno capo a Mosca. La realtà potrebbe essere un’altra: i russi, seguendo la dottrina elaborata dal loro capo si stato maggiore Gerasimov, vogliono logorare l’Occidente perché molli la presa e abbandoni l’Ucraina al suo destino. Kiev, da parte sua, non ha forze autonome per sostenere ancora il conflitto. Senza l’appoggio di Usa ed Europa cadrebbe.
Uno scenario, come osserva Fabio Mini, già capo di stato maggiore del comando Nato per il Sud Europa e comandante delle operazioni Nato di pace in Kosovo, che spiegherebbe i motivi di questa apparente impasse della guerra, dove i fari sono puntati da tempo su Bakhmut e le grandi offensive restano sulla carta.
Generale, la Wagner dice di avere conquistato Bakhmut mentre gli ucraini sostengono che stanno ancora resistendo. Cosa succede veramente? I combattimenti andranno avanti?
Andranno avanti fino a quando non si sbloccano i piani per fare quello che devono fare: Bakhmut è diventata una specie di simbolo, di paletto a cui attaccarsi per mantenere vivo il conflitto, in attesa che partano le controffensive che sono state programmate, e per le quali sia i russi che gli ucraini si stanno preparando. Adesso dipende molto dal tempo meteorologico e da quante truppe poi riusciranno ad arrivare al fronte già preparate. Quello che mi sembra è che ognuno dei due avversari, ucraini e russi, stia aspettando che l’altro attacchi. Anche perché nessuno dei due ha interesse a sbloccare la situazione se non con una grossa manovra. Gli ucraini credo che stiano aspettando ancora i carri armati, se ne parlerà quando avranno due o trecento carri armati in più.
Per raggiungere questo obiettivo, però, quello di avere più carri armati, ci vorrà del tempo.
Sì, ci vorrà un po’, soprattutto per avere i carri armati buoni, perché quelli che manda la Polonia, anche se sono i Leopard 1, non possono essere tanti. Quelli americani se saranno una decina, tredici come dicono, non faranno una grande differenza. E li manderanno solo quando il terreno sarà duro, perché fino a quando sarà molle come ora i loro Abrams affondano nel fango. Insomma le due parti si stanno preparando. L’offensiva russa potrebbe vedere l’asse maggiore in corrispondenza di Dnipro per prendere un altro pezzo di riva orientale del Dniepr. La manovra ucraina, invece, potrebbe essere diretta o verso Mariupol o verso la Crimea.
Kiev ha annunciato un piano di attacco alla Crimea che prevede la distruzione del ponte di Kerch. Che ne pensa?
Anche se lo fanno rimangono nella situazione attuale, quella in cui sono ora. Semmai ritarderanno ancora di un po’ l’eventuale ripresa della parte occidentale dell’Oblast di Kherson. L’attacco alla Crimea potrebbe essere, comunque, una grossa sfida, perché sarebbe svolto totalmente nell’area che è già sotto il controllo ucraino, da Nord verso Sud, e potrebbe mettere in difficoltà la base russa di Sebastopoli. Lì sarà una guerra di massacro totale, perché se gli ucraini fanno una cosa di questo genere i russi non si fermano alla sola difesa della Crimea.
C’è da aspettarsi che i russi rispondano per le rime.
Per colpire la Crimea gli ucraini hanno bisogno di circa 200mila uomini e non li hanno. Se per caso tentano una manovra come quella che ho detto, rischiano di essere imbottigliati tra la Crimea e il resto dell’Ucraina. Se solo i russi con un barrage missilistico tagliano le linee di rifornimento e di alimentazione delle forze che stanno a Occidente del Dniepr con bombardamenti massicci, gli ucraini avranno truppe ammassate in una zona nella quale potrebbero essere veramente carne da macello.
Potrebbero rimanere stretti nella morsa dei russi?
Tutt’e due le parti stanno vagliando qual è la mossa migliore per avere un massimo ritorno di immagine e di propaganda e un minimo consumo di forze.
Pare che il piano ucraino per la riconquista della Crimea preveda già quello che potrebbe essere fatto dopo, con sanzioni per gli ucraini che hanno lavorato con i russi e l’espulsione dei russi dall’area.
Tutto questo non fa che giustificare ancora di più la difesa russa della Crimea. Perché mentre altre parti dell’Ucraina sono simboliche, Donetsk, Lugansk e Crimea sono materialmente importanti, non soltanto dal punto di vista militare, ma anche dal punto di vista geopolitico. Se l’Ucraina si prende la Crimea e non rinnoverà la convenzione che aveva prima con la Russia per la base di Sebastopoli, diventerà dura per i russi mantenere la flotta nel Mar Nero in modo sicuro. I russi la Crimea non la mollano, ci manderanno a morire un sacco di uomini e ci moriranno un sacco di ucraini. A meno che a Kiev non si pensi di rioccupare la Crimea ma di rispettare i vent’anni di leasing, ma con quello che si dicono in questo momento mi sembra impossibile.
Secondo l’Isw (Institute of study of war, americano) i russi di fatto non sono riusciti a portare a termine il loro piano di occupare Donetsk e Lugansk entro marzo. Sono in difficoltà?
La propaganda americana la seguo tutta, ma seguo anche quello che dicono i tecnici militari: che i russi non abbiano ancora cominciato l’offensiva è una questione di carattere politico e non una questione di debolezza militare. Le forze le hanno, se non lo fanno è perché hanno una loro convenienza. Noi dall’inizio della guerra attribuiamo loro obiettivi, che poi cambiano. Diciamo che non ce la fanno, ma sono tutte cose che noi pensiamo vogliano fare e non corrispondono a quello che poi fanno veramente. Le analisi serie dicono che i russi sono in grado di portare avanti la guerra ma non vogliono dare spallate. Sono in grado di portare avanti il conflitto per anni senza subire conseguenze.
Ma il motivo politico che li spinge a comportarsi così quale sarebbe?
Sperano sempre in una dissoluzione del consenso occidentale, che faccia cadere l’Ucraina da sola. Gerasimov (il capo di stato maggiore russo, nda) ha avuto notorietà per una dottrina che prende il suo nome la quale prevede tutti i metodi per conseguire obiettivi militari senza le forze militari.
Perché Mosca ha adottato questa strategia?
Perché l’Ucraina, secondo i russi, è già finita: il bacino di riserva di Kiev è solo l’Occidente. Basterebbe un cambiamento di carattere politico in Occidente per poter assegnare la vittoria alla Russia senza problemi.
Se vincesse Trump negli Stati Uniti ha già detto che farebbe finire la guerra in 24 ore.
Non è improbabile. Gli Stati Uniti hanno logiche diverse da quelle che abbiamo noi. Per loro l’Europa è un teatro minore. Il teatro più importante, che ha più possibilità di fare girare i soldi, è quello asiatico. L’Ucraina potrà essere appagante soltanto nel caso in cui si arrestino le operazioni e inizi la ricostruzione. Se alle elezioni Usa c’è un cambio di atteggiamento anche nei confronti della Russia, cambia lo scenario.
Biden potrebbe avere convenienza a presentarsi alle elezioni a conflitto chiuso.
Sono sicuro che dirà almeno tre o quattro volte: “Abbiamo vinto”.
Anche se la guerra non sarà finita ufficialmente?
Ci saranno mille motivi per dire che ha vinto. Potrebbe dichiarare di aver ricompattato la Nato, l’Unione Europea, di aver fatto ridiventare l’America egemone nel mondo, di aver un nemico comune da combattere.
C’è ancora, nascosta da qualche parte, una possibilità di chiudere la guerra a livello diplomatico, magari con una tregua e un’ipotesi di accordo successivo?
Questa ipotesi è lontana. La campagna elettorale di Biden deve andare avanti con la guerra in corso. Zelensky da un anno dice agli americani: “Dovete mandare i vostri figlie e le vostre figlie a spargere sangue in Ucraina, come facciamo noi con i nostri”. Ma gli americani non hanno intenzione di dare una goccia di sangue per l’Ucraina. E senza quell’apporto, senza l’intervento diretto degli Stati Uniti o di nazioni della Nato, che porterebbe comunque a un’escalation, questo tipo di soluzione non la vede nessuno.
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