“Queste suore sono le vere intellettuali, perché fanno ciò che serve. Sono straordinarie perché conoscono il loro quartiere, come funziona, conoscono tutti i giovani, parlano con loro, li aiutano. È questa l’operazione che è necessaria se si vuol fronteggiare la situazione. Risolvono molto più queste 10 suore che 600 poliziotti. Ne sono assolutamente convinto e sono ammirato di fronte a queste signore religiose”.
Sono parole di Piero Sansonetti, direttore dell’Unità, tratte dall’intervista fatta dalla giornalista Stefania Scordio nell’ambito di un servizio di Tgcom24 sul quartiere Corvetto a Milano, andato in onda il 28 novembre scorso.
“Serve l’intervento dello Stato – ha concluso Sansonetti – ma anche l’intervento del privato, serve che gli intellettuali entrino dentro il loro ruolo e affrontino questa questione”.
Il servizio di Stefania Scordio e Tito Gilberto ha preso spunto dal fatto che Ramy Elgaml, il diciannovenne egiziano morto alle prime ore di domenica 25 novembre 2024 cadendo da uno scooter inseguito dai carabinieri, era stato accompagnato nelle scuole medie da un’educatrice delle Suore di Carità dell’Assunzione, che da decenni si occupano fattivamente di migliaia di persone a Milano, anche attraverso la Cooperativa Martinengo-Corvetto da loro costituita.
Come ricorda il loro sito internet, le Suore di Carità dell’Assunzione sono nate “dall’incontro e dalla fecondità di due carismi, quello di padre Etienne Pernet, assunzionista francese vissuto nell’Ottocento e quello di don Luigi Giussani, suscitatore del movimento di Comunione e liberazione”. Ed oggi sono presenti, con opere simili a quella del Corvetto a Milano, anche a Torino, Trieste, Roma, Napoli, ma pure a Madrid.
Eppure hanno sempre rifiutato le interviste, ma se questa volta hanno accettato di rilasciare brevissimi commenti alla morte di Ramy è perché comprendono che una loro parola può esser d’aiuto nel risolvere situazioni di contrasto, come i disordini accaduti a Milano proprio a seguito della morte del giovane egiziano.
E lo si comprende dalle poche parole pronunciate nel servizio di Tgcom24 dalle tre sorelle intervistate, come suor Cristina Bertola, che ha ricordato come “Ramy è stato seguito da una nostra educatrice nella scuola media. Quindi, questo fatto è stato un fatto di dolore. Però, in questi 20 anni abbiamo rilevato che chi è venuto a chiedere aiuto per trovare un lavoro, adesso lavora”.
Poche parole anche da parte di suor Paola Torsani, che ha raccontato: “Sto con i ragazzi delle medie nel Centro dove sono con altre mie 4 consorelle e degli educatori. Tanti ragazzi s’incontrano, tanti ragazzi difficili; perciò, è necessario vedere qual è il problema oggi, quel che vivono, la difficoltà che hanno, le paure che hanno”.
Stesso stile anche da parte di suor Fulvia Ferrante, che ha ricordato che “se si vuol cercare il ghetto a Corvetto, lo si trova. Ma se uno vuol vedere ciò che è vivo a Corvetto, lo vede molto più facilmente, nel senso che c’è tantissima vita. Certo che se io guardo il ragazzo come ‘tu sei quello che distrugge’, non l’aiuterò mai a far venir fuori la voglia di costruzione che ha”.
Ha proprio ragione Piero Sansonetti quando ha ricordato che sono loro le vere intellettuali, perché oggi c’è bisogno di persone così, capaci di comprendere e dare risposte ai problemi concreti delle famiglie e dei giovani a partire dall’ascolto e dalla condivisione, non dagli slogan e dalla contrapposizione a prescindere.
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