Caro direttore,
si resta a dir poco sconcertati davanti alle reazioni a un fatto di cronaca tra i più inquietanti di questi ultimi mesi come la morte di Giulia Cecchettin, uccisa dal fidanzato per futili motivi.
Quello che inquieta di più infatti, dopo la tragedia di quella morte, è la reazione e i giudizi dei media, che ne hanno fatto un caso solo per trarne profitto e per spostare l’attenzione su questioni che con quanto è successo non c’entrano affatto.
Innanzitutto, come succede sempre in questi casi, si cerca il capro espiatorio e allora si dà la colpa al patriarcato, all’assenza di educazione sessuale nelle scuole, addirittura si mette in mezzo la politica e il bailamme cresce senza fine, lasciando tutti sempre più confusi e smarriti.
Leggendo qualche giudizio più sensato rimane evidente che quanto è accaduto è accaduto in un contesto direi “normale”. Due figli di due famiglie normalissime. Non c’è alcol, non c’è droga, non c’è una situazione di degrado sociale che lo potrebbe in qualche modo giustificare. Giulia addirittura stava per laurearsi e quindi iniziare una vita di impegno e dedizione. Filippo viene definito il bravo ragazzo che studia e si dedica allo sport.
E allora? Che cosa non ha funzionato? Che cosa ci rimane da capire e che si fa fatica a capire?
Si fa fatica a capire perché ormai il potere ci sta devastando a tal punto che diventa normale che un ragazzo “usi” la sua ragazza, se ne serva per riempire il vuoto abissale che c’è dentro di lui. È la vittoria del “nulla”, che avanza sempre di più e fa strage dei più innocenti. E quello che spaventa di più è un nulla che diventa normale.
Giulia si era accorta che non era assolutamente normale perché la coscienza umana su questo è infallibile, ma non ha avuto la forza e il coraggio di dire “basta”, forse perché amava davvero Filippo e non accettava che un suo rifiuto peggiorasse le cose. Si è trovata inerme davanti a un uomo che non ha capito, anche perché niente ha potuto aiutarla. Quando la logica del male diventa normale e in più si nasconde dietro la facciata del perbenismo, si rimane completamente disarmati.
È la logica di questo mondo dove due sole sono le cose che contano: il supermercato e la tecnologia. Il resto sono solo fandonie.
Perché un uomo cresca e diventi adulto ha bisogno di fare i conti con la realtà. E i conti bisogna farli con lealtà, accettando che la realtà della vita sia quella che è, non quella che vorremmo. Senza questo esercizio non si cresce e si resta infantili e diventando grandi tutto può degenerare in violenza. Non c’è altra strada perché tutto questo non si ripeta, ma il cammino è arduo. Tanto più quando una cultura e un modo di vivere remano contro.
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