La cronaca italiana di fine 2022 ci ha proposto una raffica di fatti tra loro apparentemente slegati, se non per il contraccolpo e lo stridore che suscitano almeno con il periodo festivo, pieno di nostalgia di un tempo ed un luogo in cui tutti stiano bene e siano felici.
Sette ragazzi scappano dal carcere minorile attraversando un cantiere aperto da quindici anni per poi non saper dove andare; due genitori vivono con due figli in auto da anni e lasciano in ospedale il terzo, dopo il parto, per evidenti motivi; si susseguono suicidi nelle carceri (80 nel 2022) e tra i minorenni (400 nell’ultimo anno); il sistema sanitario o almeno quello dei pronto soccorso sembra allo stremo tra dimissioni di sanitari e timori di nuove infezioni.
La prevedibile reazione che accomuna cronisti e commentatori è l’invocazioni di norme precise, leggi severe, stanziamenti lauti, sanzioni esemplari.
Va tuttavia osservato che oggi quei provvedimenti sono forse l’unica cosa che abbonda: non c’è legislatore che non abbia varato norme e sanzioni sui temi citati, non c’è ente che non abbia deliberato regolamenti e piani di attuazione, non c’è magistratura di ogni ordine e grado che non abbia aperto fascicoli e processi su fatti analoghi.
L’invocazione di norme, stanziamenti e sanzioni adatte non è di per sé sbagliata: semplicemente non basta; da sola non mette in moto una cura o un ospitalità, non genera un luogo in cui rifugiarsi nel bisogno e nemmeno educa una generazione.
Per curare, ospitare, educare occorre una consistenza umana capace di guardare a se con stupore e gratitudine; ci vuole una gran forza ed un gran realismo; occorre misura, tenacia e pazienza. Una forza umana individuale e pubblica, visibile senza essere ostentata, difesa senza essere idolatrata, valorizzata in ogni sua espressione.
La nostra terra è sempre stata fucina di persone così: da Francesca Cabrini a Carlo Gnocchi, da Claudio Burgio a Gino Rigoldi, da Silvio Cattarina ad Adele Bonolis. Migliaia di persone ignote alla storia ma liete con l’umanità ferita, efficaci nel generare luoghi, incisive nel modellare istituzioni. Imprenditori, medici, insegnanti, madri di famiglia, sindaci e pubblici funzionari messi personalmente in moto da un bene contemporaneamente per se e per tutti.
Da quella posizione umana sono nate opere di accoglienza, cura ed educazione: la Sacra Famiglia a Cesano Boscone, la Fondazione don Gnocchi, molte università milanesi e lombarde, case per lavoratori immigrati, ostelli per studenti fuori sede, case di cura, ambulatori, alloggi protetti, scuole professionali e mense.
Non è una forza muscolare, è piuttosto una consistenza umana; nemmeno è frutto di particolare progettualità, piuttosto di audacia e tenacia nelle circostanze che via via si pongono; senz’altro frutto di un giudizio su di se e sulle cose.
Ecco cosa merita di essere sostenuto ora a tutti i livelli e cosa può cambiare le persone, le istituzioni e le cronache.
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