Non si spengono le luci sul “Pandoro Gate”. La Procura di Milano, su iniziativa del procuratore aggiunto Eugenio Fusco, ha indagato Chiara Ferragni per truffa aggravata nell’ambito dell’indagine relativa all’ipotesi di pubblicità ingannevole in materia di beneficenza legata al dolce natalizio “Pink Christmas”, prodotto da Balocco. La notizia arriva dopo che la Guardia di Finanza di Milano ha acquisito documenti nella sede dell’azienda piemontese e che gli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano hanno depositato al procuratore aggiunto una prima annotazione in cui sono valorizzate, in particolare, alcune email, già acquisite dall’Autorità garante della concorrenza, scambiate per programmare la campagna di promozione del pandoro.
E la questione potrebbe non esaurirsi qui. Secondo quanto riportato dall’Ansa, infatti, alcune Procure, che nei giorni scorsi hanno aperto analoghi fascicoli senza ipotesi di reato né indagati, hanno annunciato di essere pronte a trasmettere gli atti ai pm del capoluogo lombardo.
I guai, insomma, per Chiara Ferragni, che pure si definisce “serena per avere sempre agito in buona fede”, potrebbero non risolversi presto. E questo non soltanto alla luce delle vicende giudiziarie. Perché c’è da considerare anche l’attacco a tutto campo sferrato contro gli influencer dal Codacons che chiede al mondo industriale di interrompere qualsiasi collaborazione gli imprenditori del web, seguendo quanto già fatto nei giorni scorsi da Safilo e Coca-Cola, che hanno annunciato il “divorzio” dalla Ferragni. “Tutte le altre aziende che hanno contratti di sponsorizzazione con influencer famosi devono adottare analoghe misure o scatteranno inevitabili provvedimenti da parte dei consumatori” si legge in una nota dell’associazione, che aggiunge: “La questione deve allargarsi a tutto il mondo ambiguo e poco trasparente dei social network. Le aziende che hanno contratti di sponsorizzazione attivi sia con la Ferragni sia con altri influencer famosi devono adottare analoghi provvedimenti, considerati i gravi fatti emersi e la pubblicità ingannevole od occulta che troppo spesso viene fatta da tali personaggi attraverso i canali social”. E non solo. Il Codacons infatti si spinge ben oltre: “Nei confronti delle società che non si attiveranno per tutelare gli interessi dei consumatori e dei loro clienti, stiamo studiando la possibilità di un boicottaggio internazionale dei loro prodotti, in collaborazione con le associazioni dei consumatori europee con cui abbiamo avviato i primi colloqui”.
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