I mercenari della Cecenia che difendono Kiev
Una grandissima parte dei cittadini delle Cecenia, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, ha deciso di scendere in campo, in parte per difendere Kiev ed in parte per sostenere Mosca. Da un lato si combatte per un ideale, condiviso dai ceceni, di libertà dall’oppressore russo, contro il quale sono già state combattute (e perse) due guerre nei decenni passati. Dall’altro, invece, si persegue la volontà del regnante russo, avallando il suo sistema autoritario e prepotente.
Proprio dalla Cecenia arriva il battaglione Dzhokhar Dudayev, schierato con Kiev, e che prende il nome dal primo presidente ceceno post-sovietico. Sulle pagine di Politico Europa è stata pubblicata un’intervista con alcuni membri del battaglione, riuniti in uno scantinato nella capitale dell’Ucraina, e pronti a scendere in campo in qualsiasi momento e luogo occorra una mano. Hanno mollato tutto per raggiungere Kiev lo scorso febbraio perché sono convinti che “dopo l’Ucraina, verrà il momento della Cecenia“. Non hanno parole belle nei confronti della Russia, che definiscono “un vicino ubriaco. Un giorno viene a casa tua e vuole bruciarla. Tu lo prendi e lui scappa. Un altro giorno torna sobrio e chiede perdono. E poi torna ubriaco con una pistola e uccide tua moglie e i tuoi figli”.
Il battaglione Dudayev: “La Russia cadrà se perde in Ucraina”
Uno degli esponenti del battaglione che viene dalla Cecenia per difendere Kiev sostene, perentorio che “questa è la terza guerra cecena, ma questa la vinceremo“. Si stima che attualmente siano circa 200 i volontari ceceni schierati con l’Ucraina, divisi in tre battaglioni, mentre dalla parte di Mosca sarebbero circa 12mila. Secondo il battaglione Dudayev “non sono veri soldati“, combattono solo per i soldi e sono usati dalla Russia come propaganda di un falso appoggio ceceno.
La Cecenia, sostengono i mercenari, è stanca di Mosca ed è convinta che se Kiev dovesse vincere, “la Russia non potrà più esistere come Stato. È impossibile, si sfascerà”. Tuttavia, raccontano anche che, seppur sostengano l’Ucraina, sono costretti ad arrangiarsi sul campo, senza paga da parte dello Stato e neppure rifornimenti militari, alimentari o medici. Se la cavano tramite donazioni, perché un inghippo legale non permette a Kiev di riconoscere la Cecenia come alleato, per via della sua vicinanza con la Russia. Raccolgono le armi sul campo, e raccontano con una certa ironia che “la Russia è il nostro principale fornitore di armi“.