“Ciao, sono Amina, ho 18 anni. La mia storia va avanti da tanti anni ma circa 3 mesi fa, quando la mia famiglia marocchina ha scoperto attraverso una conoscente che fossi fidanzata e che mi vesto come una adolescente occidentale, la situazione è degenerata”. Comincia così la lettera pubblicata da una ragazza su GoFoundMe: un tentativo di chiedere aiuto e di accendere i riflettori sulla sua storia, che trova la svolta dopo l’esame di stato. Quel giorno, dopo aver sostenuto la maturità, Amina scompare. Sui social si diffonde la sua foto e si attivano le ricerche. La polizia e la comunità locale lavorando per trovarla, ma il mistero dura poco: il giorno dopo la giovane viene ritrovata da alcuni amici.



Perché Amina è scomparsa? La verità emerge solo a luglio, quando dopo aver cambiato il suo numero di cellulare, la ragazza rompe il silenzio attraverso una lettera pubblicata su GoFoundMe. Qui, racconta la sua tragica storia. “Quel giorno è stato un incubo. Appena tornata a casa ho provato una paura indescrivibile. Incrociavo solo sguardi d’odio, di delusione e di rabbia. Iniziarono le urla che riuscirono a lacerare qualcosa di più del silenzio. Mia sorella ha iniziato a picchiarmi in faccia e a tirarmi per i capelli portandomi a terra. Io riuscivo solo a piangere non riuscivo a difendermi. Non volevo farlo. I colpi aumentavano di forza e frequenza ma non riuscivo a sentire dolore”.



Gli insulti della famiglia marocchina: “Per noi sei morta”

Così, dopo la scoperta da parte della sua famiglia di chi fosse la vera Amina, una giovane ragazza occidentale con i capelli sciolti e un fidanzato, scoppia la violenza. “Le parole mi colpirono più forte dei pugni che ricevevo in continuazione. Sentivo solo ” Sei una puttana”, “Invece di pensare alla scuola pensi a fare la troia in giro”, “Non sei più la brava ragazza che conoscevamo”, “Hai portato disonore alla famiglia”, “Papà se fosse ancora vivo ti avrebbe odiato, l’hai deluso”, “Se morivi era meglio, perché non sei morta con nostro padre 8 anni fa”, “Ora ti odiamo tutti e per noi sei morta”. Ho dovuto sentirmi dire le cose peggiori per tutto quel giorno e nei mesi successivi. Mi hanno immediatamente sequestrato il telefono e hanno letto tutte le mie conversazioni e visto tutte le mie foto in galleria. Mi hanno messa a nudo violando ogni mia piccola intimità”, scrive ancora su GoFoundMe la ragazza.

Da lì, la decisione della famiglia di interrompere gli studi di Amina. “Mi hanno subito detto che per me la scuola è finita, che non ci sarei più andata anche se avessi supplicato fino alla morte. Mi volevano privare della cosa più importante della mia vita: l’unico posto in cui potevo dimostrare le mie capacità e in cui potevo essere me stessa. A questa notizia sono crollata. Ho dovuto supplicare 3 giorni continui mattina e notte senza dormire. Alla fine hanno acconsentito di farmi finire le superiori poiché mancava un mese e le persone si sarebbero insospettite se avessi fatto il contrario”. Da quel momento, la ragazza ha cominciato a studiare giorno e notte con la porta aperta, controllata dalla famiglia. Nonostante ciò, “Ho sopportato e ho resistito fino alla maturità. Sono riuscita ad uscire con 100 e lode da uno scientifico malgrado la situazione”.

La richiesta di Amina

Dopo l’esame, la decisione di allontanarsi dalla famiglia per Amina. Come scrive ancora nella lettera, “Il giorno dell’orale mi hanno aiutato gli assistenti sociali che mi hanno portato in una struttura. In quest’ultima non mi sono riuscita ad ambientare e allora ho deciso di uscire da essa”. Da qui, la decisione di lanciare una raccolta fondi per pagarsi gli studi, soldi che “insieme a quelli che accumulerò da sola lavorando senza studiare fino al prossimo anno, ed insieme ad eventuali bonus”, utilizzerà per studiare e crearsi un futuro. Una storia tragica, che a tratti ricorda quella di Saman Abbas: fortunatamente, l’esito, sarà diverso. Amina, è riuscita a denunciare in tempo e a scappare via da chi voleva tarparle le ali.

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