Nella conferenza stampa da palazzo Chigi il presidente del Consiglio ha confermato l’ipotesi che circolava da giorni: quella dell’apertura delle scuole dopo Pasqua. Nessuna novità per le altre attività, si parte dalle scuole perché ci sono segnali incoraggianti dalla cabina di regia sulle curve e perché studi hanno mostrato che non sono le scuole il luogo in cui avviene il contagio: «Il ministro dell’Istruzione Bianchi sta lavorando affinché la riapertura avvenga in modo ordinato e in alcuni casi sarà possibile effettuare alcuni test», ha detto il premier Mario Draghi.



Partendo dalle scuole, sarà possibile nei prossimi mesi affrontare un periodo di riaperture progressive? E con che modalità, con quali tempistiche? Lo abbiamo chiesto a Girolamo Sirchia, ministro della Sanità nel secondo governo Berlusconi (2001-05).

Oggi in conferenza stampa il premier Draghi ha annunciato il piano per la riapertura delle scuole, ma per il momento non ci saranno altre aperture. Qual è il suo commento?



Draghi in realtà ha detto una cosa che spiega un po’ tutto, che ci regoleremo sui dati e i dati cercheremo di modificarli in positivo coi vaccini. Lui rimette – giustamente, secondo me – ai dati le possibilità di riaprire e soprattutto la quantità di riapertura che si può immaginare. Se peggiorasse la situazione persino questa apertura delle scuole andrebbe ripensata, se invece ci sarà un miglioramento, come tutti noi speriamo, e i contagi diminuiranno, la riapertura potrà essere estesa anche ad altre attività. Questo mi sembra ragionevole, perché fare una previsione al buio, come si è fatto spesso, o in base a modelli matematici difficilmente applicabili, non ha molto senso.



Quando potremo riaprire le altre attività, in base a quale piano?

Oggi possiamo permetterci questo, di aprire solo le scuole fino alla prima media, e facciamo un atto di fede perché in fondo anche questo è un atto di coraggio. Se le cose andranno meglio, apriremo di più. Draghi ha detto anche un’altra cosa importante a questo proposito. Ha detto: è vero che ci sono esercizi e attività in sofferenza ma è anche vero che ci sono attività che continuano a lavorare e che fondamentalmente fanno ben sperare, nel senso che non è stata fiaccata la volontà di futuro. Siamo consapevoli che purtroppo alcune attività – vedi i bar, i ristoranti, il turismo – hanno sofferto, ma abbiamo anche la certezza che ci sono attività imprenditoriali dalla grande volontà di futuro. Questo a mio avviso è molto giusto.

Qual è il ragionamento che se ne trae?

Che non possiamo continuare a investire solamente nel sostegno e nel ristoro di quelli che vanno male, dobbiamo sostenere con investimenti quelli che vanno bene, anche perché la quantità di prodotto interno lordo che queste attività svilupperanno permetterà di avere anche dei ristori più consistenti, al limite. La speranza però è anche che i contagi diminuiscano.

Si punta tutto sui vaccini.

Si punta tutto sui vaccini perché abbiamo dei contagi ancora troppo alti e l’unica possibilità di abbassarli è quella di vaccinare, vaccinare, vaccinare. I vaccini dovrebbero arrivare, è vero che hanno deluso parecchie volte ma se la produzione aumenterà – e anche in Italia ci sono diversi stabilimenti pronti a intervenire –, il futuro non sarà così avaro come sono stati il presente e il passato. Draghi apre a questo futuro che non sarà magari domani, ma sarà con l’autunno o con l’estate, e che ci permetterà di migliorare i contagi, non di peggiorarli, com’è stato finora. Mi è sembrata una posizione oggettiva, poco carica di sentimenti e molto reale perché attaccata ai numeri.

Un programma di riaperture progressive al momento manca, dobbiamo attendere ancora fino all’estate-autunno?

Dipende da quanti vaccini arrivano, se gli impegni vengono rispettati, come speriamo, il discorso cambia radicalmente, perché fino ad oggi le vaccinazioni sono state troppo poche. Guardando avanti si vede che a breve, almeno nei programmi e nei contratti, si dovrebbe avere a disposizione un numero di vaccini molto più elevato, quindi vaccinazioni molto più numerose e contagi minori. Credo che se i contagi caleranno ci potremo permettere anche aperture che oggi è difficile immaginare: turismo, alberghi, AirBnb, bar, ristoranti, che per poter riaprire davvero hanno bisogno di abbattere i contagi, pena un’epidemia incontrollata. A me dà fiducia questa linea di pensiero e penso che Draghi sia una persona di esperienza.

Non si può “forzare”, al di là dei numeri, la riapertura, assumendosi dei rischi?

No, perché si rischia di fare brutta figura e basta, si rischia di umiliare le categorie e sfiduciare la gente per trovarsi poi a dover sostenere un’insurrezione vera e propria di persone che si sentono tradite, a dover spiegare perché abbiamo fatto delle promesse che non potevamo fare. Il meccanismo è chiaro: abbassare i contagi, aprire le attività che oggi non possono aprire: questo è un ragionamento serio. C’è un’ultima cosa importante importante da dire.

Quale?

Lavorare insieme, cercando mettere in atto, finalmente, un programma di collaborazione condiviso.

 

(Emanuela Giacca)

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