L’avevamo detto, e anche già scritto, prima ancora dell’informativa dei servizi segreti americani, che bisognava stare attenti, perché gli estremisti islamici molto probabilmente si sarebbero inseriti nella situazione di conflitto attuale per i loro progetti.
Avevamo ricordato che nella Federazione Russa non ci sono solo i russi, ma anche tante popolazioni musulmane stanche di dare il loro contributo di sangue in una guerra che non sentono loro. Inoltre molti kirghisi, tagiki e altri provenienti da Stati vicini indipendenti dell’Asia Centrale, lavorano da anni a Mosca impegnati nelle occupazioni più umili, un po’ come i nostri immigrati.
Sia chiaro, la stragrande maggioranza di loro, pur essendo lontani discendenti da Attila e Gengis Khan (e di altri personaggi simili), è assolutamente pacifica. Decenni di dominazione russo-sovietica li hanno in gran parte privati della loro cultura tradizionale musulmana. Oggi, purtroppo, vivono di un nuovo islam di importazione in cui non manca l’influenza degli attuali islamisti che vengono da lontano.
Ricordate come nella guerra in Siria, e altrove, tra i combattenti dell’ISIS fossero già apparsi alcuni provenienti dall’Asia Centrale, poco istruiti nell’uso della lingua araba, ma molto di più nell’uso delle armi? E per quello che si è saputo degli attentatori di Mosca, pare proprio che venissero dall’Asia Centrale. Conoscevano bene la lingua russa, potevano girare liberamente nel territorio della Federazione e, naturalmente, potevano contare sull’appoggio di alcuni della loro gente che da anni vivono a Mosca.
Ora si sta spargendo nel mondo, soprattutto in Europa, e non solo in Russia, la paura di nuovi attacchi degli islamisti. In verità, nel mondo degli islamisti manca unità. Anzi, c’è una gara a chi è più estremista, per attirare il consenso dei più “disperati”. Questo dato però non è del tutto rassicurante, perché porta anche a favorire atti poco controllabili di emulazione nel terrore.
Anche i governi dell’Asia Centrale, secondo i giornali pubblicati là, hanno già da sabato mattina convocato d’urgenza i consigli di sicurezza dei loro Paesi.
Intanto gran parte del “mondo cristiano” si prepara alla difesa. Qualcuno a nuove crociate. Per la verità, ad esempio, proprio in Asia Centrale i cristiani, e in particolare quel gruppetto sparuto che è la Chiesa cattolica, è chiamato a un lavoro di dialogo, ma anche, fin dove è possibile, di Annuncio, vivendo tra gente che è ancora pacifica e disposta a una vera amicizia. Lo dico per esperienza personale, vissuta.
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