Taleb Al Abdulmohsen, l’attentatore di Magdeburgo, ora è accusato di cinque omicidi (un bambino di 9 anni e quattro donne dai 45 ai 75 anni), oltre che di una serie di tentati omicidi, ma la sua vicenda non è affatto simile a quella di altri terroristi. Non ha agito in nome dell’islam, anche se sui suoi social si parla pure di Hamas e Stato islamico, e ha mostrato qualche segno di simpatia per l’AfD, il partito di destra in ascesa in Germania, ma la sua personalità di saudita originariamente sciita e poi lontano dalla religione appare talmente disturbata che non può essere spiegata puntando sull’uno o sull’altro di questi elementi. Anche la narrazione secondo cui l’attentatore va raccontato come se fosse un simpatizzante AfD, osserva Stefano Piazza, giornalista e scrittore, esperto di sicurezza e terrorismo, è troppo parziale per essere presa in considerazione seriamente. La verità è che ci troviamo di fronte a uno squilibrato, che purtroppo era conosciuto dalle autorità tedesche. Nonostante questo, però, non si è fatto niente. Ora l’allarme scatta anche negli altri Paesi d’Europa, perché un emulatore può sempre essere in agguato.



Le modalità dell’attentato di Magdeburgo non sono nuove, l’autore, invece, è una figura difficile da inquadrare rispetto ad altri terroristi. Chi è davvero Taleb Jawad Hussein Al Abdulmohsen?

È una figura strana. Le modalità sono quelle classiche del terrorismo fondamentalista islamico, degli attentati di Berlino e Nizza. In questo caso, però, il responsabile è un personaggio multiforme: saudita, probabilmente sciita, che ha abbandonato la religione in odio all’islam, è arrivato in Germania nel 2006 dopo essere stato accusato di stupro e di altri reati in Arabia Saudita. Essendo medico è riuscito a ottenere un lavoro. Aveva già dato segni di squilibrio, mettendo più volte in allarme le autorità per episodi inesistenti. Bisogna capire a chi rispondeva, anche se credo che fondamentalmente non rispondesse a nessuno.



Dai suoi social, dove augura anche la morte ad Angela Merkel, traiamo dei segnali contraddittori per capire come la pensava. Che ritratto ne esce?

Sul suo account di X si mostra appassionato di armi, nello stesso tempo inneggiava sia ad Hamas che all’AfD. Tutte cose, comunque, scollegate l’una dall’altra, segno di una persona comunque squilibrata. Il test antidroga ha rivelato che la sera dell’attentato ha assunto sostanze stupefacenti. Era anche in malattia da tempo, ormai non lavorava.

Non c’era modo di individuarlo prima?

Aveva un forum nel quale sosteneva i migranti che fuggivano dall’Arabia Saudita, accreditando la tesi che la Germania aveva un piano per ucciderli, che non li rispettava. I sauditi lo monitoravano perché si era scagliato a più riprese contro la casa reale, e proprio in seguito a questa attività avevano avvisato più volte i tedeschi, segnalando che stava salendo di livello nelle sue minacce, che poteva essere pericoloso. La Germania, però, non ha fatto niente.



I tedeschi non sono nuovi ad attentati del genere: non sono state prese misure di sicurezza per evitare che si ripetessero?

È riuscito a infilarsi in un varco tra i dissuasori: ci sono anche delle responsabilità della sicurezza. Ma la cosa più grave, molto grave, è che non sono stati presi in considerazione gli alert nei suoi confronti.

In passato si sono verificati casi di questo tipo, di attentatori oltre che solitari anche con motivazioni difficili da definire?

Una persona che dia così tanti segnali di follia è abbastanza raro trovarla. Io mi aspettavo la classica rivendicazione dello Stato islamico, invece siamo di fronte a un medico psichiatra, quindi una persona con un alto livello di istruzione, ex musulmano, simpatizzante dell’estrema destra e allo stesso tempo di Hamas. In un’occasione aveva anche promosso un post dello Stato islamico. Tutti segnali che né il suo datore di lavoro né le autorità avrebbero preso in considerazione.

Alcuni sottolineano soprattutto le sue simpatie per l’AfD. È un elemento più rilevante degli altri per definire la sua personalità?

È una persona disturbata, costruendo una narrazione che punta sul fatto che non c’entra il fanatismo islamico non si dà conto della realtà. Tra un po’ diranno che è israeliano… L’attentatore è un disadattato, una persona con evidentissimi problemi mentali, è inutile inventarsi un’altra spiegazione. È un caso drammaticamente semplice da comprendere.

Un episodio del genere nei giorni prima di Natale fa scattare l’allarme un po’ dappertutto: c’è un pericolo attentati anche in Italia?

L’Italia ha un sistema normativo avanzato, con una soglia di intervento penale anticipata e con misure di prevenzione personale antiterrorismo applicabili a soggetti pericolosi. In Italia una persona del genere l’avrebbero già fermata, bloccando i social. Sono i tedeschi che hanno “dormito”: questa è una strage che poteva essere evitata.

Potrebbe sempre esserci in giro un emulatore?

Il problema è proprio questo: lui stesso ha agito come emulatore. Ha visto altri agire in questo modo e si è ispirato a loro, almeno nelle modalità.

(Paolo Rossetti)

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