Antonio Misiani ieri ha mandato un messaggio chiaro agli alleati del Movimento 5 Stelle dai microfoni di Radio 24. Il viceministro dell’Economia ha infatti ricordato che il Pd ha vinto in Toscana, Puglia e Campania senza il sostegno pentastellato. Se “la leadership di Zingaretti esce rafforzata”, questo significa che ci dovranno essere anche dei cambiamenti negli equilibri della maggioranza. “Speriamo che veti ideologici e pregiudiziali vengano via via superati”, ha detto in particolare Misiani con riferimento alla richiesta di accesso al Mes sanitario che l’Italia, secondo i dem, dovrebbe avanzare. Per Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, “ci sarà un cambio negli equilibri, ma i veri problemi nell’azione di questo Governo rimangono”.



Professore, le elezioni sembrano rafforzare la posizione del Pd. Cosa accadrà a questo punto al Governo?

A me non sembra una vera vittoria del Pd. Toscana a parte, il centrosinistra si è affermato con candidati per certi versi “populisti” come Emiliano e De Luca, che cercano di difendere apertamente gli interessi della loro regione oppure si fanno notare per dichiarazioni e atteggiamenti che spopolano sul web o non passano mediaticamente inosservati. Allo stesso modo non mi sembra che si possa parlare di una sconfitta della Lega in quanto tale.



Cosa intende dire?

Laddove la Lega è concreta sui bisogni del territorio, fa proposte specifiche e opera, riesce a farsi apprezzare dagli elettori, come si è visto con Zaia e Toti. Non guadagna consensi laddove invece si presenta solo come movimento di protesta, trattando argomenti di politica nazionale o criticando l’Europa. Salvini, se voleva essere il vero leader del centrodestra, avrebbe dovuto giocare meglio la partita delle regionali puntando su specifici problemi economici locali. Per esempio, in Toscana sulla vicenda Mps che si sta nuovamente complicando, in Campania sui contratti di produttività per spingere l’occupazione giovanile, in Puglia sull’ex Ilva di Taranto.



Torniamo alla domanda iniziale: cosa accadrà ora al Governo?

Non ha vinto il Pd il senso stretto, ma sicuramente ha perso M5s, che non può intestarsi l’affermazione del Sì al referendum, visto che non era l’unico partito a sostenerlo. Inoltre, alle regionali sono arrivati pochi voti rispetto alle politiche di due anni fa. Mi sembra anche che i pentastellati si stiano sfaldando, dato che non si capisce chi comanda tra Crimi, Di Maio, Grillo e Casaleggio jr, senza dimenticare che Di Battista ha fatto campagna contro Emiliano. Zingaretti avrà vinto grazie ai populismi, ma a questo punto vorrà il suo trofeo. Conte è nei guai, perché non si può certo dire che abbia vinto lui.

In effetti nelle scorse settimane il Premier si è solamente sbilanciato sul referendum, dove il risultato era sostanzialmente scontato…

Sì, tra l’altro l’esito del referendum costringerà i partiti a occuparsi di legge elettorale, il che appare un po’ assurdo visti i problemi economici che il Paese è chiamato ad affrontare. Ci saranno non poche liti e non è nemmeno da escludere che non si riesca ad arrivare all’approvazione della legge in questa legislatura. Detto questo, personalmente ritengo che il referendum sia illegittimo perché si sarebbe dovuto tenere a marzo, ma è stato rinviato a settembre causa Covid. Tuttavia non bisogna dimenticare che lo stato d’emergenza relativo alla pandemia è stato prorogato fino a metà ottobre, quindi non si sarebbe dovuto votare.

Se Zingaretti ha vinto, cosa chiederà a Conte?

Oltre al ricorso al Mes sanitario, vorrà una situazione in cui il Pd potrà avere più peso nell’utilizzo dei fondi europei, nelle decisioni economiche e nei rapporti con le regioni. In buona sostanza, chiederà un po’ dei posti che adesso hanno i 5 Stelle.

Per fare qualcosa di specifico?

Il problema è che i dem non sono in grado di sbloccare gli investimenti, sono vaghi e generici e la linea economia del Governo non verrà di fatto modificata. Come sempre è accaduto dopo le pestilenze, anche oggi ci vorrebbe un condono fiscale, ma non lo faranno. Casomai continueranno con una navigazione a vista senza una politica che aiuti davvero crescita e occupazione. Essendoci un’alleanza anomala tra due partiti “tortuosi” avremo ancora un Governo che faticosamente prende poche decisioni, non particolarmente azzeccate.

Alla fine sarà solamente una questione di poltrone?

Credo di sì, perché, a parte il Mes sanitario, non compare all’orizzonte alcuna possibile linea di discontinuità. Basta pensare ai vari dossier economici. Il Pd non sembra avere una proposta sull’ex Ilva, su Alitalia, su Mps, su Autostrade, ecc. Senza dimenticare che non pare nemmeno avere in mente una normativa per sbloccare gli investimenti come accaduto per il ponte di Genova.

Conte sarà meno protagonista, dovrà lasciare più spazio al Pd?

Forse avrà più poteri Gualtieri o ci sarà addirittura un vicepremier democratico. A ogni modo ho l’impressione che qualcuno del Pd verrà messo a “marcare a uomo” Conte.

Insomma, il Pd commissarierà Conte?

Il Pd vorrebbe commissariare Conte, ma molto dipenderà anche da quello che deciderà di fare Mattarella. Lo stesso capo dello Stato potrebbe infatti anche chiedere un “tagliando” o un rimpasto visto che M5s è stato ridimensionato dal voto.

(Lorenzo Torrisi)