Perché il tempo della Pasqua coincide con un giorno soltanto, al massimo con la propaggine festiva del Lunedì dell’Angelo? È un tempo lungo, di corse e riconoscimenti che la liturgia della Chiesa ci fa seguire giorno dopo giorno. Corre Maria Maddalena dai discepoli, corrono i più amati alla tomba, poi saran corsi dai compagni, mentre camminavano i due di Emmaus, e tutti accorrono in Galilea, chiamati.
Anche a noi è dato tempo, come agli apostoli, perché lo sconvolgimento di quel corpo amico, morto, deposto in un sepolcro, sparito, poi apparso e ancora riapparso diventi esperienza personale, fisica, e dunque certezza. Eppure, nemmeno le apparizioni di Cristo tolgono l’inquietudine, il dubbio e la paura.
Non sta a noi, alle nostre forze, anche mentali e poi di volontà, di cuore, credere nel Risorto e decidere di proclamarlo al mondo. Ci vuole lo Spirito Santo, ci vuole la grazia di Dio, per rincuorare e rendere saldi, pacificati, perché nasca la Chiesa, la fraternità di uomini così diversi eppure capaci finalmente di essere comunità, di capirsi pur parlando lingue diverse. Capaci, letteralmente, perché riempiti di Spirito Santo, “vasi d’elezione”, scelti e mandati ad annunciare la salvezza.
Così, lo smarrimento davanti alla morte, lo scandalo del martirio non trova in noi una risposta plausibile: la tragedia di tanti fratelli uccisi nel giorno di Pasqua, il dolore per i fratelli più prossimi, feriti dalla malattia e ghermiti dalla morte, non può appoggiarsi solo sul nostro abbandono, sulla fiducia della Parola ricevuta. Abbiamo bisogno dello Spirito di Dio per poterci alzare in piedi, per risorgere: la Pentecoste non è una festa aggiunta, un rituale che chiude un periodo, è un dono necessario, incommensurabile, che ci libera dal male e ci rende sicuri da ogni turbamento.
Non possiamo vivere, senza la grazia di Dio; non possiamo essere certi della resurrezione dei nostri cari, che l’ingiustizia ha strappato alle nostre povere vite. A noi, come a quei dodici rinchiusi nel Cenacolo, è dato tempo; a noi lo Spirito Santo dona la luce di una ragione nuova; a noi mendicanti, di certezza e di Cielo.