Quando un Premier è ricevuto nello Studio Ovale della Casa Bianca non si sa mai cosa effettivamente sia successo durante il colloquio con il leader del mondo: al di là dei sorrisini di circostanza e dei comunicati finali congiunti, la “polpa” di un colloquio resta sempre riservata e quindi bisogna saper interpretare le sfumature, il taglio dato dai media presidenziali alla visita, la durata dell’incontro e, soprattutto, i particolari che qualche volta vengono lasciati “filtrare” da una delle due parti.
Da questi accenni ho l’impressone che – al di là appunto dei sorrisi di circostanza e le solite frasi fatte – l’incontro Draghi-Biden abbia segnato un accenno di nuova rotta per l’Italia e forse, indirettamente, per la stessa Europa.
Una nave di solito non fa retromarcia e quando deve cambiare rotta lo fa in modo impercettibile, ma bastano pochi gradi sulla bussola per prendere tutt’altra direzione. È evidente, infatti, che mentre Biden parlava della necessità di fornire nuove armi all’Ucraina, Mario Draghi abbia voluto rimarcare che “l’Italia vuole la pace” ovvero il contrario della linea del Presidente americano.
La nenia dei soliti commenti precotti, infatti, ha confuso l’ascoltatore distratto sul fatto che Draghi – dopo aver ribadito filiale amicizia agli Usa – abbia probabilmente invece preannunciato un progressivo “basta” alle forniture militari italiane, chiesto contemporaneamente gas a prezzo più basso “made in Usa” se si chiudessero le forniture russe e, più in generale, sottolineato che è ora di chiudere i conti della guerra o l’Europa stessa potrebbe precipitare.
Questo perché o Draghi è un millantatore sia verso Biden che verso gli italiani oppure ha cominciato a rendersi conto che intorno a lui – e soprattutto nel suo Governo – il terreno gli sta franando sotto i piedi.
Dopo i mal di pancia dei pentastellati, di Leu e della Lega, se anche il Pd si scopre adesso aperto a una via più defilata ascoltando la propria base elettorale tradizionalmente “pacifista” sarà sempre più difficile continuare a non tenerne conto, magari negando o minimizzando sul fatto che l’Italia avrebbe effettivamente fornito armi pesanti all’Ucraina (e in quantità notevoli) mentre peggiorano tutti gli indici economici interni ed europei.
Credo che Draghi possieda il fiuto dei vecchi direttori di filiale che capivano al volo se un potenziale cliente fosse o meno solvibile, e anche per questo il banchiere Draghi deve pur essersi cominciato a chiedere quanto e fino a quando l’Italia debba appoggiare Zelensky e soprattutto se ci si possa fidare di lui.
Mentre a Kiev vanno e vengono capi di stato, leader politici, attori, cantanti (ma non era assediata?) in cerca di pubblicità, solo spulciando tra le note si scoprono notizie potenzialmente sorprendenti, ma che qualcuno avrà pur sottolineato al nostro Premier. Per esempio, Zelensky si è vantato (dati al 10 maggio) che gli ucraini avrebbero ucciso oltre 26.000 russi distruggendo 1.170 carri armati, 2.808 mezzi corazzati, 519 sistemi d’artiglieria, 185 lanciarazzi multipli, 87 sistemi di difesa antiaerea. Le forze russe avrebbero perso anche 199 aerei, 158 elicotteri, 1.980 autoveicoli, 12 unità navali e 380 droni.
Mister Zelensky caccia solo balle propagandistiche o dice la verità? Visto che la star ucraina per definizione non può mentire (media dixit), se sono dati veri è logico che l’Italia continui a co-armare ulteriormente gli ucraini? E come può dichiarare di “volere la pace” se insiste nelle forniture?
Draghi ha (forse) fiutato il vento e capito che gli italiani sono già stufi della guerra e non sono quindi molto disposti ad altri e futuri sacrifici.
È quindi ipotizzabile che – se ne ha avuto il coraggio – abbia spiegato a Biden che l’Italia è già iper-indebitata, con i costi dell’energia alle stelle, la borsa che cede, i tassi e l’ inflazione che aumentano.
Se Ungheria, Slovacchia e Bulgaria continuano a dire “no” a Bruxelles soprattutto sulle sanzioni energetiche a Putin, o gli Usa ci aiuteranno pesantemente dal punto di vista economico o la “nave” europea deve virare per più o meno trovare un accordo con Mosca.
È la logica di un ragionamento che non può sfuggire al nostro leader e che in qualche modo deve pur aver trasmesso a Biden e soprattutto ai suoi “consiglieri” che in Ucraina spingono per una sorta di guerra per procura.
Chissà dov’è la verità e se alla fine il viaggio in Usa – al di là della facciata – sia allora effettivamente servito a qualcosa.
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