Nel pomeriggio di mercoledì 15 maggio è stato rilasciato il dato di aprile sui prezzi al consumo statunitensi, molto atteso dagli investitori per cercare di prevedere più nel dettaglio quando avverranno i futuri tagli dei tassi da parte della Fed.
Il dato annuale si è attestato al 3,4%, in linea con le aspettative degli investitori e in leggera diminuzione rispetto al 3,5% registrato il mese precedente. Mensilmente, invece, il dato è incrementato dello 0,3%, in leggera diminuzione rispetto all’aumento mensile visto il mese precedente dello 0,4%. I prezzi al consumo core si sono invece attestati al 3,6% annuale, in leggera diminuzione rispetto al 3,8% registrato lo scorso mese.
Grafico 1 – Consumer Price Index Usa
La conferma delle aspettative degli investitori sommate a questo leggero calo dei prezzi al consumo annuali ha infuocato il mercato e ha permesso agli indici azionari e obbligazionari statunitensi di schizzare verso l’alto. Gli investitori sembrano ora aver più confidenza nel processo disinflazionistico e vedono dei tagli della Federal Reserve sempre più vicini.
Andando a spacchettare nel dettaglio le componenti che compongono il CPI statunitense, noteremo come non ci sono stati notevoli cambiamenti rispetto al mese precedente. La componente energetica è aumentata mensilmente dell’1,1%, mentre la componente del cibo è rimasta invariata rispetto allo scorso mese. La parte dei servizi continua a rimanere “appiccicosa”, ma sembra dare un primo lieve accenno di frenata, in quanto l’incremento di questo mese è stato dello 0,4%, in diminuzione rispetto allo 0,7% registrato a gennaio e allo 0,5% registrato a febbraio e marzo 2024. All’interno troviamo le tre componenti principali, ovvero gli affitti, i quali sono incrementati mensilmente dello 0,4% e si attestano al 5,5% annuale, i trasporti, con uno 0,9% mensile e un 11,2% annuale, e i servizi medici, con uno 0,4% mensile e un 2,7% annuale.
La parte dei servizi continua, perciò, a rimanere resiliente e appiccicosa, ma sembra che agli investitori basti notare un leggero rallentamento nel suo tasso di crescita per riprendere a essere ottimisti sul mercato.
Il dato che la Banca centrale americana ci ha sottolineato esser per lei importante da tener monitorato è l’andamento dei prezzi dei servizi al netto degli affitti, il quale dopo aver toccato un pavimento nel settembre 2023 al 2,7%, si è ora riportato al 4,8% circa, dimostrando come la Fed potrebbe esser meno ottimista sul processo disinflazionistico rispetto al mercato .
Grafico 2 – Inflazione servizi al netto degli affitti (variazione % annuale)
Lo stesso Presidente Powell, in un convegno nella giornata di martedì 14 maggio, ha affermato come i dati dei primi mesi del 2024 hanno mostrato un’inflazione più appiccicosa del previsto, a fronte di una crescita economica più robusta. Ha quindi sottolineato che sarà necessario mantenere invariati i tassi d’interesse a livelli elevati per più a lungo, avendo pazienza che la politica monetaria restrittiva faccia il suo corso.
Attualmente il mercato sconta due tagli dei tassi da 0,25% entro la fine dell’anno, il primo previsto a settembre prima delle elezioni, mentre il secondo nell’appuntamento di dicembre. È molto importante ricordare come, a inizio anno, il mercato prevedesse addirittura 6-7 tagli durante tutto l’anno, scontando un’inflazione che sarebbe scesa molto più velocemente e una crescita economica più fiacca. La Fed era invece stata invece più conservativa: nonostante non si aspettasse nemmeno lei dei dati del Pil estremamente robusti e dei prezzi al consumo così appiccicosi, aveva previsto tre tagli durante il 2024.
Questo indica come la Fed possa esser più razionale in questo momento storico, e sarà estremamente importante analizzare le nuove proiezioni del Summary of Economic Projections del prossimo appuntamento a giugno della Fed, per vedere effettivamente quanti tagli prevede nella seconda parte dell’anno.
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