«L’incertezza è una posizione scomoda. Ma la certezza è una posizione assurda». Decisamente attuale la citazione di Voltaire tratta dalle parole di ieri della Presidente della Bce Christine Lagarde durante la conferenza ‘The Ecb and Its Watchers XXIII’. Al tempo stesso, però, proprio di questi tempi quel desiderata di voler ambire a una «certezza» è un bisogno latente che ognuno di noi, soprattutto in veste di risparmiatori, ricerca e richiede ai governanti e agli stessi regolatori.



Di questo avviso la Bce, e la sua principale rappresentante Lagarde, hanno già ampiamente dimostrato l’intento di infondere tale «certezza». In occasione della recente decisione di politica monetaria, infatti, si legge chiaramente e senza alcuna “incertezza” come «il Consiglio direttivo segue con attenzione le tensioni in atto sui mercati ed è pronto a intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro». Inoltre, al fine di poter avvalorare lo stato di una più ampia «certezza» viene ulteriormente indicato che «in ogni caso, la Bce dispone di tutti gli strumenti necessari per fornire liquidità a sostegno del sistema finanziario dell’area dell’euro, qualora ve ne sia l’esigenza, e per preservare l’ordinata trasmissione della politica monetaria».



Dopo questa puntualizzazione, l’effetto (indesiderato) di subire un’eventuale sorte incerta sembra svanire. Ma nei fatti e nelle parole della medesima Bce qualche dubbio potrebbe comunque nascere poiché «il settore bancario dell’area dell’euro è dotato di buona capacità di tenuta, con solide posizioni di capitale e liquidità». Di fatto, apprendere che il settore bancario del Vecchio continente sia dotato di solamente una «buona» e non “ottima” capacità di tenuta, qualche brivido lo provoca. Un brivido che trova un ulteriore riscontro nella successiva dichiarazione della Presidente della Banca centrale europea in merito all’annuncio emanato il 19 marzo 2023 dalle autorità svizzere dove, in tale comunicato, riprende il precedente testuale ribadendone lo stesso contento con, pertanto, l’immutata «buona» capacità di tenuta.



Distolto ogni possibile dubbio sulle intenzioni della Bce e dei suoi membri del Consiglio direttivo, sempre ieri, anche le dichiarazioni (in tema Mes) della Premier Giorgia Meloni alla Camera nel corso della replica nel dibattito sulle comunicazioni in vista del Consiglio europeo hanno sgombrato eventuali possibili titubanze: «Quando è fallita la banca della Silicon Valley è intervenuta la Federal Reserve, quando è fallita Credit Suisse la banca centrale svizzera. Se ci fosse una crisi bancaria in seno alla Ue anche la Bce farebbe la sua parte».

Riscontrato tutto questo nel corso di queste ultime giornate e ore, altre forme di dubbio o fraintendimento su di una possibile “incertezza” potrebbero solamente confinare in un mero gesto scaramantico di natura popolare anziché di oggettivo riscontro istituzionale. Ma, ancora una volta, altre parole e dichiarazioni fanno di che pensare. Decisamente molto.

Ad agitare e a tormentare la nostra umana e debole indole che, indomita, cerca continuamente ancore e appigli sotto forma di cosiddetta «certezza» arrivano le parole (sempre ieri) del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco che, in audizione alla commissione Finanze della Camera, ha dichiarato: «Credo che se noi in Europa avessimo una crisi per le piccole e medie banche non avremmo uno strumento di intervento immediato» questo se raffrontato ai recenti interventi delle autorità Usa e svizzere dove «il punto fondamentale era evitare l’uscita disordinata dal mercato e una disruption che, a catena poteva compromettere l’intero sistema. La vigilanza ha avuto difetti ma sono state prese decisioni rapide, specie negli Usa». E questo pensare del Governatore appare inascoltato dalla comunità, poiché lo stesso Visco sottolinea come «lo dico da anni».

Contestualizzando al recente passato l’intera dichiarazione del rappresentante di Bankitalia, i nostri precedenti (all’apparenza immotivati) timori subiscono una sorta di vera amplificazione e la paura muta in «certezza». Lo scorso febbraio, infatti, in occasione del Forex di Parma, le parole del Governatore già evidenziavano questo potenziale stato di fragilità e pertanto “incertezza”: «Le banche italiane hanno una situazione patrimoniale nel complesso solida e la qualità del credito ha continuato a migliorare, anche beneficiando delle misure di sostegno. Tuttavia rimangono però casi di fragilità principalmente presso banche di dimensione medio-piccola e con un modello di attività tradizionale» (Ansa). Qualche giorno fa, però, sempre lo stesso governatore Visco intervenendo alla presentazione del nuovo Affari&Finanza del quotidiano La Repubblica, rettificava il suo precedente punto di vista: «I problemi di Credit Suisse non sfuggivano ai radar. Noi in Europa abbiamo tutti gli strumenti per fronteggiare crisi di liquidità e non rileviamo nelle nostre banche problemi di capitalizzazione e liquidità».

Stando alle parole, e probabilmente anche ai fatti a noi sconosciuti, il quadro d’insieme sembra poter essere mutato in queste ultime ore o, quanto meno, dalle dichiarazioni raccolte dall’illustre e autorevole istituzione, emerge un certo segnale di potenziale allarmismo.

In questa nostra comune sede gli interrogativi sono molti. Primo fra tutti: ci sono altri problemi nei cosiddetti “radar”? Se così fosse, quante banche di dimensione medio-piccola occorrono per equipararsi a un istituto di grandi dimensione al fine di poter rappresentare un vero e proprio problema sistemico?

Nulla in contrario alla citazione di Voltaire, ma oggi, come non mai, l’incertezza non rappresenta una «posizione scomoda», ma, invece, una posizione pericolosa. Infine, sul tema della “certezza”, siamo consapevoli che possa apparire come una «una posizione assurda», ma, anche in questo caso, continuiamo a preferirla. Alternative all’orizzonte non sembrano poterci essere. Almeno nelle parole di chi ne sa certamente più di noi.

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