BERLINO – Scandalo Dieselgate/Volkswagen, scandalo riciclaggio Deutsche Bank, scandalo del nuovo aeroporto di Berlino che doveva essere inaugurato nel 2013 ma ad oggi è ancora chiuso, scandalo del falso in bilancio Wirecard. Sono solo alcuni dei casi più eclatanti di malaffare tedesco degli ultimi anni. Eppure, nessuno si sognerebbe di dire che la Germania affoga nella corruzione come un qualsiasi paese latino. Come mai? Perché, all’ennesimo scandalo italiano, prendiamone uno a caso, quello della magistratura infiltrata dalle correnti politiche, il vostro amico tedesco fa quel sorrisetto smorfiosetto come a dire: siete i soliti italiani, e se voi gli fate la lista dei loro malaffari lui scrolla le spalle come a dire: episodi? I nostri scandali sono la regola, i loro solo episodi. E non sono solo i tedeschi a pensarla così ma tutto il mondo. Che sia una cospirazione anti-italiana?



In realtà la spiegazione è semplice e allo stesso tempo complessa. La parola chiave è reputazione. Se hai una cattiva reputazione puoi star certo che essa ti precederà come un odore pestilenziale; il che naturalmente vale anche per l’opposto: se hai una buona reputazione essa ti anticiperà come una brezza primaverile. Ora, non è questa la sede per ricordare la stringa ininterrotta di scandali italiani, basta dare un’occhiata ai titoli dei giornali di un anno qualsiasi per farsene un’idea. Il fatto è che anche all’estero sanno leggere e ogni scandalo aggiuntivo finisce per confermare la cattiva reputazione italiana e a rafforzare il pregiudizio. A questo si aggiunga che a nord delle Alpi Roma è ladrona fin dai tempi di Lutero, che indirizzò la sua rivolta proprio contro la corruzione del clero italico. Una “bad reputation” che viene da lontano quindi. Se invece la reputazione è buona il gioco s’inverte, gli scandali diventano episodi e non si perde un grammo di prestigio internazionale.



Ecco come funziona. Mettiamo che abbiate un appuntamento di lavoro con dei colleghi stranieri che incontrate per la prima volta e che, a causa di un incidente stradale, arriviate in ritardo. Naturalmente vi affretterete subito a spiegare il motivo del ritardo, spiegazione che sarà senz’altro accettata dai vostri cortesissimi colleghi. Però, proprio quando penserete di avere risolto, non potrete fare a meno di notare un sorrisetto un po’ beffardo affiorare sui volti di alcuni di loro. Ebbene, sappiate che quella smorfia è un messaggio che dice più o meno: parla pure, tanto lo sappiamo che è una scusa. Voi italiani siete sempre in ritardo. Ora potete stare certi che se la stessa cosa capitasse a un tedesco le sue scuse verrebbero accettate senza smorfie postume. Pregiudizio? Prevenzione? Discriminazione? Di tutto un po’ forse, ma essenzialmente qui si tratta del potere della reputazione.



Nel primo caso il ritardo conferma una reputazione negativa che finisce per consolidare il pregiudizio, mentre nel secondo la reputazione positiva riduce il fatto a un incidente senza importanza. A livello macro la reputazione è quel processo alchemico in base al quale per un paese (la Germania) la violazione dei trattati europei che regolano il surplus delle partite correnti tra Stati europei (eccesso di esportazioni nell’area europea), diventa una virtù, mentre per un altro paese (l’Italia) la violazione del patto europeo di stabilità e crescita diventa espressione di parassitismo economico nonostante da più di dieci anni lo Stato italiano faccia segnare un saldo primario (differenza tra entrate e uscite dello Stato) positivo.

Quello che spesso si dimentica parlando di reputazione, e che induce a confonderla con il pregiudizio, è la sua costituzione. In pratica essa si forma attraverso l’accumulazione delle azioni compiute nel passato, le quali depositandosi le une sulle altre diventano leggibili come il profilo geologico di un territorio. La reputazione non è un giudizio a priori ma ciò che vediamo nella sezione. Un condensato, una sintesi magari non sempre corretta, ma non un pregiudizio.

In definitiva la reputazione, personale o collettiva, è un capitale sociale dal valore inestimabile nonostante i tempi corrotti in cui viviamo. Anzi, forse è proprio a causa della corruzione del nostro tempo che la reputazione è un indice in grado di fare ranking e stabilire delle gerarchie tra i paesi.

Per ribaltare un pre-giudizio negativo rafforzato da una pessima nomea occorre uno sforzo poderoso e prolungato che miri a ristabilire l’equilibrio. Occorre lavorare alla propria reputazione con continuità e azioni concrete. Ma anche di questo campo purtroppo, nel nostro paese si fatica a comprendere l’importanza finendo per ridimensionare il problema con il detto consolatorio “ogni mondo è paese”. Motto che però vale solo per chi non possiede la reputazione sufficiente a smentirlo.

Tornando al malaffare tedesco si può concludere che, grazie alla sua reputazione positiva, la Germania può permettersi certi scandali finanziari senza subire contraccolpi negativi, proprio come il primo della classe si può permettere un voto scarso senza compromettere la sua media, mentre noi no. A noi non si fa credito.