Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che stabilisce: “Il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due“. Arriva uno studio da parte del Consiglio nazionale del notariato, riportato dal quotidiano ItaliaOggi, che ne evidenzia i possibili rischi, soprattutto burocratici, ma non solo. Infatti l’attribuzione d’ufficio del doppio cognome potrebbe causare numerosi contenziosi e liti tra i genitori, oltre che comportare una serie di lungaggini con complicanze sull’emissione di atti di nascita, ritardi nelle certificazioni anagrafiche e nei provvedimenti giudiziali.



Tutte procedure che potrebbero essere ulteriormente aggravate dalla scelta di uno o l’altro cognome nel caso i genitori non siano d’accordo nell’attribuire in automatico i due cognomi. La libera scelta è un rischio che si ripercuote anche sull’identità dei figli. Soprattutto quando i due si trovino in disaccordo non solo sul decidere di attribuire un solo cognome, ma anche quando non siano d’accordo sull’ordine da stabilire. Troppi problemi dunque che potrebbero generare alla lunga un vero e proprio caos.



Identità e libertà dei figli: i problemi del doppio cognome

Lo studio del Consiglio notarile, sottolinea che la decisione del legislatore di lasciare libera scelta ai genitori nell’attribuzione del cognome dei figli, causerà una inevitabile discrepanza tra identità effettiva ed identità digitale. Si fa notare infatti che il concetto di identità deve essere stabilito chiaramente, in convenzione per rendere facilmente reperibile una persona dalle autorità. Non prevedendo più un automatismo di legge, perchè attribuire solo il cognome del padre creerebbe una disparità di trattamento, è evidente che la stessa legge contribuisce a favorire un disaccordo in certi casi inevitabile tra i due genitori in fase decisionale.



Non solo, i problemi burocratici potrebbero arrivare anche in seguito, coinvolgendo gli stessi figli coinvolti in un processo di imposizione che non rispetterebbe il principio di parità cercato con questa legge. Come evidenziano i notai tra le varie controversie: “I figli, potrebbero dissentire dall’opzione effettuata dai genitori e lamentare di non avere manifestato la propria eventualmente differente volontà.”La norma contrasterebbe quindi con “il principio di libera manifestazione della personalità all’interno dell’ambito familiare“.