In attesa dei primi provvedimenti, che saranno con tutta probabilità dedicati alla campagna vaccinale e al rilancio dell’economia, il Governo Draghi sembra segnare già una discontinuità con il precedente nelle linee programmatiche esposte dal Premier nel suo discorso alle Camere. In particolare, ci spiega Vittorio Coda, Professore emerito nell’Università Bocconi, dove ha insegnato Strategia e Politica Aziendale, dalle parole del presidente del Consiglio emerge «la consapevolezza che il tempo è prezioso e che occorre agire con immediatezza sia per risolvere i problemi urgenti, sia per porre mano alle riforme e ai cambiamenti strutturali. Si tratta di un compito difficilissimo, ma si nota un grande passo avanti nell’approccio al Piano nazionale di ripresa e resilienza, improntato a concretezza. È un bene dunque che Renzi abbia tenuto duro e sbloccato la situazione».



Il Premier ha detto che il Governo dovrà proteggere “tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche”. Cosa significa per le imprese?

Draghi sa quanto sia importante proteggere la base produttiva, che poi è anche la base imponibile, del Paese. Non fa però di ogni erba un fascio: sa che ci sono imprese che già erano in crisi prima della pandemia e imprese che i lockdown hanno messo in ginocchio e vanno invece sostenute. Le risorse non possono essere usate con una logica di tipo assistenziale e indiscriminato. Per questo ha detto che tutte le persone in difficoltà vanno aiutate, ma non tutte le attività.



Quale strumento andrà utilizzato per sostenere le imprese sane?

Credo che ci saranno provvedimenti in continuità con quelli del Governo precedente, quindi dei ristori, ma più selettivi. Per esempio, le attività legate al turismo, all’arte, alla cultura potranno ripartire alla grande non appena il Covid sarà messo sotto controllo. Si tratta quindi di consentire la loro sopravvivenza. Si pensi alle attività artigianali, alberghiere, di commercio al dettaglio, ecc. di città come Venezia. Nel manifatturiero, invece, bisogna distinguere: in cima alla graduatoria vi sono le imprese che fanno dell’Italia il secondo Paese manifatturiero d’Europa. E questo perché sono competitive e coesive, investendo sulla qualità dei prodotti e dei processi, valorizzando i collaboratori, investendo in formazione, rispettando l’ambiente e costruendo legami profondi col territorio. Le altre imprese vanno aiutate a seguirne l’esempio, così da aumentare il numero di aziende che mantengono in piedi la nostra economia.



In che modo?

Con interventi in grado di diffondere nel tessuto economico-sociale una cultura della buona impresa e di stimolare la digitalizzazione, l’innovazione, la formazione del capitale umano.

Vi sono poi casi noti e su cui già da tempo si cercano soluzioni, come l’ex Ilva o Alitalia…

Si tratta di problemi che vanno affrontati subito. Il mio auspicio è che si riesca a evitare lo smantellamento della ex Ilva, anche perché l’acciaio diventerà sempre più importante per le realizzazione di grandi opere infrastrutturali in Italia e in Europa. Chiaramente andranno fatti i necessari investimenti per le bonifiche e le nuove tecnologie che consentono di abbattere l’inquinamento e le emissioni nocive. Serve, però, anche un management all’altezza. Come anche nel caso di Alitalia, dove, per dare vita a un rilancio vero, occorre una svolta profonda, da parte della politica e del sindacato, nella direzione di fare davvero il bene del Paese. Un grande Paese a vocazione turistica come il nostro meriterebbe di avere una sua compagnia di bandiera. Ove questo non fosse possibile, smettiamola di buttare risorse in un pozzo senza fondo come si è fatto sinora.

(Lorenzo Torrisi)

—- —- —- —-

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI