Tra i politici spiati e al centro del caso dell’accesso illegittimo alle banche dati c’è Claudio Borghi, secondo cui questa vicenda «devasta la democrazia, non solo le persone». L’economista della Lega ne ha parlato al Corriere della Sera, cercando di “spersonalizzare” la questione per evitare la parte di colui che è coinvolto personalmente. La sua tesi è che tra i mandanti ci sia l’area del centrosinistra. «È qualcosa che nasce in quella parte del mondo “piddogrillo” per cui ogni cosa è lecita», anche perché per Borghi si riscontra quella mentalità che si trova a sinistra. «Immaginiamo quindi che fosse venuto fuori ai tempi di Berlusconi che i giornalisti del Giornale, in combutta con agenti deviati, facevano centinaia di accessi illegittimi per costruire dossier su Prodi o altri esponenti della sinistra, lei si sarebbe chiesto chi è il mandante?», provoca il leghista.



Ma per Borghi non regge neppure la scusa della ricerca di notizie da parte dei giornalisti. «Una segnalazione di operazione sospetta non è affatto una notizia». Anzi, ciò è la prova per Borghi di una evoluzione, anzi una deriva. «Prima l’indagato è diventato automaticamente già colpevole, adesso abbiamo il “segnalato”, che non è assolutamente nulla, ma ci va di mezzo. Partendo da una cosa che è nulla, si costruisce qualcosa di infamante».



COME È NATO IL DOSSIER SUI FONDI DELLA LEGA

Nel frattempo, la procura di Perugia indaga sul dossier pre-investigativo preparato dal finanziere Pasquale Striano, in forza alla procura nazionale antimafia, sui fondi della Lega Nord. Stando a quanto riportato dal Fatto Quotidiano, non era rimasto nei cassi della Pna, come sostenuto dal partito guidato da Matteo Salvini, ma è stato trasmesso nel 2019 a quattro diverse procure, quelle di Milano, Roma, Bergamo e Genova. Il procuratore Raffaele Cantone ha confermato che ci sono accertamenti in corso. Il Fatto ha ricostruito come è nato il dossier pre-investigativo sulla Lega. Tutto sarebbe partito da una segnalazione dell’Ufficio di informazione finanziaria (Uif) di Bankitalia, che prepara le Segnalazioni di operazioni sospese (Sos), che l’aveva ricevuta da un ufficio analogo di San Marino.



L’Uif l’ha trasmessa alla Direzione investigativa antimafia (Dia), che l’ha mandata a sua volta alla Pna. Striano ha poi cominciato a lavorarci, preparando il dossier dal titolo “Annotazioni finanziarie su operazioni legate alla Lega Nord“, destinato alle quattro procure sopracitate. L’informativa conteneva Sos ancora sconosciute che, prima che il documento finisse alle procure, però sono arrivate anche ai giornali. Da qui il sospetto della procura di Perugia che Striano fosse la fonte dei cronisti.

LO SCONTRO TRA PROCURE E ANTIMAFIA SUL DOSSIER LEGA

Nel frattempo, la procura di Milano, che non era a conoscenza degli approfondimenti di Striano, stava indagando su due ex commercialisti della Lega Nord, nell’ambito dell’inchiesta sulla Lombardia Film Commission. La pubblicazione sui giornali delle Sos creò allarme, perché erano utili all’indagine. Quando il dossier finì agli uffici lombardi, cominciarono i primi attriti con la procura che era guidata all’epoca da Cafiero De Raho. Il Fatto Quotidiano riferisce che i magistrati di Milano lamentarono di non essere stati messi subito a conoscenza degli approfondimenti della Pna, della pubblicazione sulla stampa delle Sos, degli imbarazzi che poteva creare il titolo dell’annotazione, in quanto faceva pensare a un’indagine su un partito e, infine, l’assenza dell’ombra della mafia, motivo per il quale non si capeva perché la Pna se ne stesse occupando.

Così il dossier diventò motivo di scontro tra procure e Antimafia. Venne mandato anche alla procura di Genova, che nel 2019 indagava sui 49 milioni confiscati definitivamente alla Lega. I pm all’epoca sospettava che parte di quei soldi erano stati fatti sparire in Lussemburgo e poi fatti rientrare dopo i primi sequestri disposti dalla procura. Ma nel dicembre 2019 ci furono alcune perquisizione e alla fine le accuse non trovarono riscontro, quindi l’inchiesta venne chiusa con un’archiviazione. Questo il “viaggio” del dossier pre-investigativo sui fondi della Lega su cui ora la procura di Perugia disporrà approfondimenti per capire se ci sono state anomalie.