GIORNALISTI E NON SOLO: CHI SAREBBERO I PRESUNTI “MANDANTI” DEI DOSSIERAGGI DI STRIANO
Lo scrivevamo giusto ieri che sul caso dossieraggi qualcosa si stava muovendo ed emergendo dopo mesi di sostanziale silenzio sulla grave vicenda degli accessi abusivi dalla banca dati della Direzione nazionale antimafia (e anche delle svariate “SOS”, segnalazioni di operazioni sospette): oggi è un breve passaggio sul “Corriere della Sera” a riportare che secondo il gip di Perugia – che lo scorso maggio (ma si è scoperto ieri) ha rigettato la richiesta di arresto formulata dal procuratore Cantone per l’ex pm Antonio Laudati e il sottotenente della Finanza Pasquale Striano – i vari dossier generati non sarebbero stati ad uso di soli giornalisti, bensì anche di «soggetti privati e di soggetti organici all’interno di organismi istituzionali».
Ad oggi, va ricordato, la procura di Perugia ha sotto indagine oltre a Striano e Laudati anche i giornalisti del “Domani” Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine: sono tutti accusati di rivelazione del segreto e di concorso di accesso abusivo alle banche dati. Fino ad ora però si pensava (o almeno, v’erano indizi in tal senso) che i dossieraggi presunti potessero essere stati “commissionati” da cronisti e quotidiani per pubblicare poi le eventuali “prove” contro esponenti del Governo e altri politici. L’ipotesi che però mette in campo il gip (che cita le carte d’indagine) e che vi possano essere anche altri “mandanti” dietro all’enorme mole di accessi abusivi svolti da Striano, collaboratore in quel frangente dell’ex magistrato della Direzione Nazionale Antimafia. Quindi non solo i dossier, come abbiamo scoperto ieri, potrebbero essere continuati anche dopo la denuncia di Crosetto e l’esplodere del presunto “scandalo dossieraggi”, ma il rapporto (tutto da dimostrare) fra giornalisti-Striano-Laudati potrebbe essere molto più ampio del previsto.
MANCA LA REGIA COMUNE, SVARIATI MANDANTI: LE NOVITÀ SUL CASO DOSSIERAGGI DALLA PROCURA DI PERUGIA
Le indagini della Procura di Perugia ancora non sono concluse ma gli atti già sono stati inviati alla Procura Antimafia che collaborerà sui presunti dossier nati dalle proprie banche dati: si cerca in primo luogo chi possa essere il o i mandanti e perché poi sarebbero stato svolti così tanti accessi abusivi al Servizio “Sos” da parte di Striano. Movente e “mandanti”, al momento elementi tutt’altro che chiari per gli inquirenti: la gip Elisabetta Massini nel suo provvedimento di rifiuto dell’arresto ha comunque ravvisato un forte carico indiziario nei confronti dei due principali indagati, in particolare modo grave sarebbe la «complicità del magistrato che doveva invece vigilare e coordinare l’attività della polizia giudiziaria» di Striano.
Laudati viene definito dalla gip come un diretto superiore «compiacente, quando non istigatore». Sono parole gravissime che fanno ben intuire come la vicenda dossieraggi sia tutt’altro che conclusa e potrebbe ancora rivelare diversi elementi nei prossimi mesi. Finora l’inchiesta ha svelato che i dossier del sottotenente Gdf Striano sarebbero stati commissionati su ben 172 soggetti politici, personaggi dello spettacoli, imprenditori, calciatori e anche Ministri del Governo (tra qui appunto il primo denunciate, Guido Crosetto). Il punto è capire perché chi avrebbe richiesto quei dossier, con le ipotesi della Procura che si allargano dai giornalisti anche ad eventuali «soggetti organici all’interno di organismi istituzionali». Come riporta ancora oggi la procura diretta dal magistrato Raffaele Cantone, non vi sarebbe comunque una regia “unica”, un solo mandante dietro tali dossier, semmai «tante richieste al tenente della guardia di finanza Pasquale Striano di carpire informazioni riservate». Gli scenari che spiegherebbero l’agire di Striano sono svariati e tutti ritenuti possibili, ma ancora sotto stretto riserbo degli inquirenti.