L’IRA DELLA LEGA DOPO LE NOTIZIE DI PRESUNTI DOSSIERAGGI DURATI ANNI: “LA CONGIURA DEL SILENZIO”

Giusto ieri registravamo l’ira della Lega in merito alle notizie contenute nelle carte dell’inchiesta “Dossieraggi”: il partito di Matteo Salvini torna oggi sulla vicenda anche perché non particolarmente “ripresa” a livello mediatico nonostante la assoluta gravità dei fatti (se verificati). Il tema è semplice: per anni vi sarebbero stati presunti dossieraggi raccolti anche dal finanziare Pasquale Striano, con legami assidui coi cronisti del “Domani” (su tutti, Emiliano Fittipaldi, Stefano Vergine e Giovanni Tizian). Dall’indagine sui fondi russi alla Lega, poi archiviata, fino al processo contro Salvini per il caso Open Arms (ancora in corso il processo), lo schema svelato dalla Procura di Perugia vedrebbe numerosi report inviati da Striano ai giornalisti del giornale di De Benedetti con nel mirino il partito fondato da Umberto Bossi.



In vista della nuova udienza sabato a Palermo, il vicepremier e Ministro dei Trasporti lamenta un “complotto” anti democratico nei confronti della Lega che dura non da qualche mese ma da due lustri almeno: «vi è una congiura del silenzio sui dossieraggi contro la Lega», denunciando le presunte spiate da oltre 10 anni. Secondo Salvini il processo è stato costruito perché durante il Governo Conte-1, da Ministro dell’Interno, ha fatto il suo dovere di difesa dei confini: «Cercare di colpire l’avversario politico passando veline ottenute abusivamente a giornali amici è indegno di un Paese civile. E se la vicenda dossieraggi è gravissima, il processo di Palermo è scandaloso», lamenta il vicecapogruppo della Lega alla Camera, Igor Iezzi.



ACCESSI STRIANO, DOSSIER “GIRATI” ANCHE AI SERVIZI ESTERI? LE ULTIME NOVITÀ SULL’INCHIESTA DI PERUGIA

Mentre nelle prossime settimane la Commissione Antimafia intende sentire i due indagati principe dell’inchiesta Dossieraggi – Pasquale Striano e l’ex pm Antonio Laudati – alcune novità emergono ancora dalle carte della Procura di Perugia: nelle circa 10mila pagine “repertate” dagli inquirenti sugli accessi illegali alla banca dati della Direzione Nazionale Antimafia del sottotenente GdF, ve ne sarebbero diversi che sarebbero finiti ad altri soggetti non solo giornalisti o magistrati.



Vi sarebbe in sostanza un vero e proprio “mercato” delle informazioni riservate su politici e personaggi di rilievo della società italiana: di questi dossier, il sospetto, è che possano essere giunti (o venduti?, ndr) anche a servizi segreti esteri, mettendo a forte rischio la sicurezza della democrazia italiana. Come scrivono Biagio Marzio e Fabrizio Cicchitto sul “Riformista”, il procuratore Raffaele Cantone ha inviato alla Bicamerale Antimafia gli atti con le 10mila pagine raccolte da Striano, proprio vista la speciale pericolosità dell’evento focus dell’indagine scattata dopo la denuncia del Ministro della Difesa Guido Crosetto: la domanda di Procura e politica è sempre la stessa, chi sarebbe (se ve n’è uno solo) il mandante dei presunti dossieraggi?

Secondo le fonti del “Riformista” Striano avrebbe passato alcuni dossier su imprese italiane con reggenza russa ad un funzionario degli 007: da qui fino ai poteri allargati della DNA ai tempi del Ministro grillino Alfonso Bonafede sarebbero “protagonisti” di potenziali infiltrazioni di agenti stranieri che avrebbero potuto ricevere dossier su politici e personaggi italiani. Nella lista degli indagati di Perugia vi è infatti anche un soggetto dei servizi segreti che avrebbe avuto un ruolo “ambiguo”: senza ufficialmente incarichi operativi ma con contatti tanto con Striano, quanto con la DNA quanto con l’AISE di cui risulta essere agente effettivo. Capire che nel calderone dei dossier vi siano anche elementi “venduti” all’estero non farebbe che aumentare la gravità di una vicenda che tra la politica, gli 007 e la giustizia rischia di tenere ancora per un bel po’ i riflettori accesi sulla Procura di Perugia.