ANCHE SALVINI SPIATO NEI CONTI CORRENTI: COSA EMERGE DALL’INCHIESTA DOSSIERAGGI A PERUGIA

Il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini risulta spiato direttamente sui propri conti correnti: questa la novità principale dell’inchiesta di Perugia sul “caso Striano” che inizia ad avvicinarsi “sinistramente” a quanto parallelamente sta emergendo nell’altra inchiesta, a Bari, sulle spiate dell’ex dipendente Banca Intesa Sanpaolo. Per il momento non vi sono collegamenti tra i due “casi dossieraggi” emersi in questi mesi, ma resta il dato politico: migliaia di accessi su dati privati e secretati di personaggi politici (e non solo) che potrebbero essere stati utilizzati per costruire dossier in grado di attaccare sui quotidiani specifiche aree politiche e partiti singoli.



Si torna così alle ultime scoperte del procuratore di Perugia Raffaele Cantone, riportate oggi dal quotidiano “Il Tempo” (che già negli scorsi giorni aveva ricostruito come era nato il dossier sulla famosa indagine dei 49 milioni di euro alla Lega in rimborsi elettorali): nelle migliaia di accessi “spiati” con le SOS della banca dati nella Procura Nazionale Antimafia, risulterebbero controllati e setacciati i conti correnti del leader leghista Salvini. Finora Striano e Laudati, indagati per per accesso abusivo alle banche dati e rivelazione del segreto, avevano “controllato” secondo l’accusa ben 38 esponenti della Lega ma mancava nei dati reperiti il riferimento al segretario federale: ora gli inquirenti hanno scoperto che un dossier su Salvini era presente (e nascosto) in una SOS abusiva nel settembre 2020, che portò poi all’articolo del “Domani” il 18 settembre dei giornalisti Fittipaldi e Tizian dal titolo “Così la Lega ha bruciato i 49 milioni”.



“IL TEMPO” PUBBLICA LE PROVE DEI DOSSIERAGGI CONTRO SALVINI E LA LEGA: DAI BONIFICI ALLE INDAGINI

È legato a quella segnalazione di “operazione sospetta” che viene allegato l’estratto conto di Banca Intesa con i bonifici bancari della Lega disposti verso Salvini: secondo la tesi del giornale, su informazioni giunte dal sottotenente Striano, in pratica il vicepremier avrebbe ricevuto nel 2018 24mila euro che si pensa derivino dai 49 milioni di rimborsi elettorali.

Ne ha parlato lunedì sera nella trasmissione di Massimo Giletti “Lo stato delle cose” il direttore del Tempo, Tommaso Cerno, mostrando in diretta le schermate di quei bonifici e spiegando come fosse allargato il piano di dossieraggi contro la Lega e il Centrodestra. I bonifici disposti in realtà vennero poi dimostrati del tutto legittimi (erano rimborsi spese), eppure servirono per lanciare l’impressione del coinvolgimento illecito di Salvini e del Carroccio: «Si dimostra che quando Salvini prende più voti di Berlusconi comincia sistematicamente, intorno al suo partito, un’indagine costante da parte di Striano», spiega Cerno sottolineando le tempistiche dei dossieraggi, nati contro la Lega nel momento in cui dopo le Politiche 2018 l’exploit di Salvini alle urne (con il 17% di preferenze) sposta l’attenzione sul Carroccio come primo partito del Centrodestra.



Il fatto che Striano avesse a disposizione quei dati significa giocoforza che i conti correnti del leader leghista erano sotto controllo e spiati per confezionare il dossier sui 49 milioni: secondo il direttore Cerno, quanto emerso in queste ore da Perugia dimostra come vi fosse un accordo per spostare dati sensibili verso la stampa per poter dire che «Salvini rubava, e questo non era vero, e lo sapevano i soggetti che avevano in mano queste carte». Invece che la corretta disposizione temporale di fatti, eventuali illeciti, indagini e dati prelevati, con l’inchiesta dei dossieraggi si è come capovolto (illecitamente) il tutto: si parte dalla raccolta dati, poi la costruzione degli eventuali reati e poi alla fine, solo alla fine, la verifica sui fatti. E questo, se dimostrato, sarebbe gravissimo.