DOSSIERAGGIO ANTIMAFIA, SPUNTANO LE INCHIESTE ILLEGALI ANCHE SULLA LEGA

Il caso nazionale del dossieraggio prodotto nella Direzione Nazionale Antimafia (Dna) contro politici, vip e personaggio di rilievo nazionale si allarga anche alla Lega di Matteo Salvini: dopo la denuncia del Ministro della Difesa Guido Crosetto, spuntano in questi giorni decine di altri casi dove le “fuoriuscite” sui giornali (come il “Domani”, dove è nato il “dossier Crosetto”) illecite su politici, vip, finanzieri appaiono sempre più come una «struttura di intelligence finanziaria non prevista da alcuna legge», rileva un addetto ai lavori a “Il Giornale”.



Ebbene oggi spunta sempre dalle indagini della Procura di Perugia, che ha indagato un ufficiale della Guardia di Finanza presso la Dna Pasquale Striano (il quale si dice del tutto innocente, «non ho mai divulgato notizie»), il nome della Lega: in particolare è la Procura di Milano ad unire i “fili”, racconta Luca Fazzo sul “Giornale”, dopo la rivelazione dei fatti contestati sul presunto dossieraggio. Nel 2011 è proprio una Sos (Segnalazione di operazioni sospette) di Bankitalia (come per tutti gli altri casi di presunti dossieraggi) ad aggiungersi al già complicato caso in corso della procura milanese sulla Film Commission della Regione Lombardia, amministrata da uomini in quota Lega. Quando infatti l’indagine non è ancora terminata, diverse Sos riguardanti i leghisti coinvolti nell’inchiesta finiscono in prima pagina su Domani (lo stesso quotidiano che pubblicando le Sos sul ministro Guido Crosetto ha dato il via all’inchiesta di Perugia).



DOPO CROSETTO, I VIP ANCHE LA LEGA DI SALVINI: COSA SUCCEDE CON IL CAOS NELLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA

Per settimane, racconta ancora il “Giornale”, la Procura di Milano cerca la presunta talpa all’interno degli uffici di Tribunale e Guardia di Finanza: si scopre però che quelle Sos a Milano non erano mai arrivate, era infatti ancora ferme negli uffici di Roma. A conoscerle erano solo i funzionari di Bankitalia e i finanzieri in servizio presso la Direzione nazionale antimafia, proprio come il luogotenente Pasquale Striano.

Secondo le fonti raccolte dal quotidiano diretto da Augusto Minzolini, il procuratore capo di Milano Francesco Greco all’epoca dei fatti venne a conoscenza dagli uffici Dna (guidata in quel caso dall’attuale parlamentare M5s Federico Cafiero de Raho) delle informative sulle attività della Lega di Matteo Salvini. Ebbene, fu una «clamorosa fuoriuscita dai compiti istituzionali della Dna, che può occuparsi solo di mafia e terrorismo, non indagando in proprio ma coordinando i lavori delle procure distrettuali». Secondo le fonti raccolte sulla Procura di Milano in questi giorni molto tesi per l’apertura dell’inchiesta “dossieraggio”, «quell’invasione di campo è la prova provata che Cafiero de Raho sta lavorando per mutare pelle alla Dna, trasformandola in una specie di superprocura». Resta ora da capire l’evoluzione di un’indagine che potrà rimanere alla Procura di Perugia solo se coinvolti vi sono dei magistrati: al momento era questa l’ipotesi sollevata dai colleghi di Roma dopo aver scoperto che tra le carte vi era anche Antonio Laudati, sostituto procuratore in Dna e capo di Striano. Se Perugia deciderà di indagare ufficialmente il magistrato allora il fascicolo le rimarrà, altrimenti dovrà restituire tutto a Roma, aprendosi però a quel punto un quesito ancora più imponente: se dimostrato fosse colpevole, si può realmente pensare che Striano abbia fatto tutto “da solo”?



Un’ulteriore grossa novità arriva invece dal dossier pubblicato da “La Verità” oggi con Giacomo Amadori sull’intricato caso di dossieraggio del finanziare Striano: «negli ultimi 2-3 anni avrebbe tenuto una sorta di diario elettronico» in cui dentro avrebbe inserito «tutte le ricerche fatte per lavoro», utilizzati negli anni da altri magistrati e pubblicati in parte da inchieste giornalistiche. Secondo quanto affermato da Amadori, il lavoro è stato aggiornato fino al novembre 2022 e contiene tutto quanto raccolto dal 2015 quando prese servizio alla Dna. «Se qualcuno vuole parlare di nuovo Sifar, l’antico servizio segreto deviato, non deve andare a bussare alla porta di Pasquale Striano, ma in via Giulia, presso la sede della Direzione nazionale antimafia», ha raccontato una fonte diretta delle indagini a “La Verità”. Secondo il cronista Amadori, che non crede ad una “centrale di dossieraggio” pericoloso, il vero problema per il procuratore capo di Perugia Raffaele Cantoni oggi «è quello di capire come alcuni suoi colleghi (non indagati) abbiano utilizzato gli appunti di Striano».