Ospite della puntata di ieri sera di Quarta Repubblica, Luciano Violante si è soffermato sul famoso caso dossieraggio e sulle recenti notizie che parlano di una Giorgia Meloni, presidente del consiglio, spiata nei suoi conti. Quando era emersa la notizia del dossieraggio, a inizio settembre, Luciano Violante aveva già spiegato di fare attenzione e di non sottovalutare la vicenda, e ieri ha ribadito la sua posizione dicendo: “Penso di si”, aggiungendo che “Nella questione Striano era chiaro come vi fosse un mercato dell’informazione, è documentato, non è mai stato spiegato perchè sono state raccolte queste informazioni, è quest’uomo è ancora protetto e non si capisce perchè.”



“Il secondo caso, quello di Bari – ha proseguito Luciano Violante – è abbastanza interessante in quanto riguardava il business di una banca nel settore dell’agricoltura su tutto il territorio nazionale e questo signore poteva controllare i conti di tutte quelle persone legate all’agricoltura in tutta Italia ed era ragionevole che facesse queste verifiche. Poi l’azienda si è accorta che su un signore X vi fosse un eccesso di presenze ma non su Meloni ecc”, e così è emerso tutto il caso. Luciano Violante aggiunge: “A me non stupisce una cosa, che il dato informativo è oro, sia perchè si può commerciare sia perchè attira l’attenzione”.



DOSSIERAGGIO, LUCIANO VIOLANTE: “LA BANCA SI E’ SCUSATA…”

E ancora: “Da ciò che emerso non sono state fatte copie a Bari, che non è circolata l’informazione, anche se non si esclude, c’è stata una reazione immediata di banca Intesa, la persona è stata licenziata e la banca si ritiene parte offesa. Ma le due questioni così distinte ci dicono come il dato è diventato un elemento di enorme attrattività”.

Nicola Porro, il conduttore di Quarta Repubblica, domanda come mai il procuratore Greco ha chiesto perchè venissero controllati i conti della Lega dal procuratore antimafia, una posizione che stupisce, perchè queste informazioni sono state trattenute: “Era una questione che non riguardava la procura nazionale antimafia – ha replicato Violante – poi un procuratore più rigoroso ha detto che questa roba non c’entrava niente. C’è una tendenza a volte ad estendere le indagini a politici, nel senso che avere come accusato, imputato od oggetto indagine un soggetto politico rilevante scatena un meccanismo di comunicazione su mezzi di informazione e si innesca quell’intreccio fra informazione e giustizia che è uno dei guai dell’Italia.



DOSSIERAGGIO E INDAGINI SUI POLITICI, L’OPINIONE DI LUCIANO VIOLANTE

“Questo intreccio dura da tanto tempo… c’è a volte una tendenza ad utilizzare lo strumento giudiziario a fine di avere risultati eclatanti sui mezzi di comunicazione e la vicenda che lei ha citato sulla Lega sembra far parte di questo complesso”.

Su Piantedosi infine Luciano Violante ha spiegato: “Non pensiamo che il ministro si riferisca solo alle due o tre cose di cui stiamo parlando oggi, ha davanti a se il quadro generale, quindi può essere più preoccupato, noi siamo fra i sistemi più perforati. La guerra è cambiata completamente negli ultimi anni, la Cina ha investito 37 milioni di dollari per fare la guerra cognitiva, condizionare l’opinione pubblica altrui di un altro paese attraverso i dati quindi dobbiamo stare molto attenti e il richiamo di Piantedosi fa pensare che il problema sia più ampio di quanto noi non sappiamo”.