Il Dottor Costa è senza dubbio uno dei grandi simboli del mondo della due ruote. Da 50 anni a fianco dei piloti, è stato lui a intervenire per primo in moltissime occasioni grazie alla sua clinica mobile, che di fatto ha rivoluzionato la medicina applicata al motorsport. “Cinquant’anni fa vedevano la luce due invenzioni geniali – ha raccontato oggi lo stesso Dottor Costa ai microfoni de La Gazzetta dello Sport – Checco dava vita alla 200 Miglia, trasferendola dalla Florida a Imola, dall’oceano alle rive del Santerno, portando gli americani con le loro tute colorate a correre contro gli europei. Quel giorno mio padre inventò il futuro. E nella stessa corsa io ho rivoluzionato il servizio medico”.



Poi il medico ha proseguito: “Non era più il pilota che andava a cercare il soccorso con una corsa sfrenata in un ospedale chissà dove, ma era il soccorso che andava in pista per assisterlo”. Fu una vera e propria rivoluzione: “Nacque la figura del medico rianimatore, ovvero di chi, nei casi gravi, poteva dire qualcosa di salvifico nei confronti del pilota. E questo sistema fu talmente valido che venne messo nel regolamento della Fim e poi via via, pur con molta difficoltà e dopo molto tempo, adottato da tutte le piste”.



DOTTOR COSTA: “CLINICA MOBILE? ALL’INIZIO CI FU UN RITARDO”

Peccato però che, come tutte le grandi novità in rottura con il passato, anche quella della Clinica Mobile non fu inizialmente capita: “Ci fu un ritardo, che definirei molto colpevole, nell’adottare l’idea di un servizio medico sulle piste di tutto il mondo. Per quello la creazione della Clinica fu una sorta di necessità per compensare a queste carenze”.

Ma vi fu anche chi capì subito l’importanza di questa novità: “Quando decisi di crearla, l’unico che mi capì fu mio padre Checco, ovviamente. Ma chi ne permise l’acquisto fu Gino Amisano dell’AGV, che sponsorizzandola fece uno dei gesti più belli nella storia del motociclismo”. In chiusura di intervista il dottor Costa si è descritto così: “Sono un eretico”, e ancora: “la mia medicina non ha guardato la scienza, le sillabe della ragione, ma l’emozione, il sogno, il desiderio. Il desiderio è un interruttore che tutti gli esseri umani hanno, e se lo sanno girare dalla parte giusta, possono andare a conquistare tutti i mondi che vogliono”.