A 24 ore circa dalle gravi accuse nei confronti del dottor Carlo Mosca dell’ospedale di Montichiari, che avrebbe indotto alla morte quattro pazienti di covid, ci si interroga su chi fosse realmente questo medico, all’apparenza integerrimo. A far perdere la testa allo stesso, sarebbe stata la pandemia di covid, così come scrive il quotidiano IlMessaggero. Il dottor Mosca e i colleghi si ritrovarono lo scorso marzo ad affrontare 600 pazienti di covid, un virus che fino ad all’ora era praticamente sconosciuto e che ha messo sotto pressione ogni ospedale dello stivale.
Tutto è scattato quando un infermiere ricevette una telefonata da parte del medico indagato, che gli ordinò di somministrare ad un paziente in difficoltà respiratorie due succinilcolina, rifiutandosi: “Altrettanto fa il medico di turno la notte tra il 18 e il 19 marzo – scrive il giornale romano – senza intubazione, il malato sarebbe morto soffocato”. Episodi che fanno partire la denuncia e a cui ne fanno seguito altri, fra cui i quattro casi di morte su cui sta indagando la procura e per cui è stato disposta la riesumazione delle salme.
DOTTOR MOSCA, CHI E’? “QUANDIO SONO PARTITE LE INDAGINI…”
Secondo quanto scrive il giudice «Mosca non poteva non sapere, in forza della sua specializzazione e delle sue competenze, che né il propofol né, a maggior ragione, la succinilcolina erano contemplati dai protocolli di sedazione in materia di terapia del dolore». A fine marzo il dottor Mosca entra in conflitto con gli infermieri che si rifiutano di somministrare i farmaci e che litigano con lui, ma questi fa da se «sono in disaccordo con i suoi disinvolti metodi». Fra gli infermieri in conflitto con il medico anche uno che scatta le foto di due fiale vuote di porpofol e succinilcolina nel cestino dei rifiuti speciali, e nessuno quella notte era stato intubato, una sorta di “pistola fumante”: «Deve dedursene – commenta il giudice – che si trattasse proprio dei resti dei preparati iniettati a Paletti, deceduto poche ore prima». E ancora: «Ho avuto una discussione con il dottor Mosca – racconta un altro dipendente sanitario – perché mi ha fatto capire che voleva accompagnare un malato al decesso». Poi scattano le indagini e il dottor Mosca passa al contrattacco «avvicina membri del personale – fa sapere ancora il giudice – per concordare una versione di comodo della vicenda, istigandoli a dichiarare il falso». Un medico sotto stress a causa del covid e che con la seconda ondata rischiava di commettere gli stessi probabili reati di cui è accusato: «un soggetto in preda a un forte stress, originato anche dal dover fronteggiare nuovamente il crescente afflusso di casi di Covid».