Corrada Ambrogio ha provato a resistere ma alla fine è crollata e ha firmato le dimissioni dal Trentino Alto Adige, la regione che ha scelto ormai da qualche anno nonostante lei sia originaria della Sicilia. Il medico chirurgo, di 43 anni, da alcuni anni è impegnato in un ambulatorio a Villa Ottone, frazione di Gais, paese di mille abitanti in val Pusteria. Il suo sogno era quello di lavorare nella sua regione del cuore e di “sentirsi parte di una piccola comunità in mezzo alla natura, circondata dai caprioli”. Per questo, ha studiato la cultura e le tradizioni del posto, come sottolinea Repubblica, ha imparato il tedesco e molto altro, “Questo non è bastato a farmi sentire una di loro”.
A Republica, Ambrogio ha raccontato perché dirà addio al Trentino Alto Adige: “Pensavo davvero di potermi integrare in un piccolo centro così come avevo sempre desiderato. Ma alla fine mi sono arresa all’evidenza di essere considerata sempre “l’italiana” in un territorio che, invece, troppo spesso pensa di essere fuori dall’Italia. Eppure ho studiato sodo per conquistare un posto da medico di base nella provincia più settentrionale del Paese: due anni di tedesco a Vienna raggiungendo il livello di conoscenza C1 e in più visto che per lavorare negli uffici pubblici serve il patentino di bilinguismo ho dovuto sostenere pure un esame di italiano. Il problema sono stati i dialetti“.
Dottoressa minacciata e aggredita in Alto Adige
I problemi di Corrada Ambrogio sono cominciati nel momento in cui ha consigliato ad una paziente di cambiare medico perché a causa del dialetto stretto di quest’ultima, era difficile riuscire a capirsi. A Repubblica, la dottoressa ha spiegato: “A una mia paziente fortemente malata che parlava soltanto dialetto stretto del posto e con cui non riuscivo a comunicare in alcun modo ho consigliato di cambiare medico, ma proprio per il suo bene, perché potesse trovare qualcuno che riuscisse a seguirla come meritava. Ci ho provato in tutti i modi, ma non riuscivamo a dialogare“.
Per questo, il medico si è ritrovato nell’occhio del ciclone, additato come “l’odiatrice dei tedeschi”, “l’italiana dalle aperte simpatie neofasciste per Giorgia Meloni”, “l’italiana che nega ai pazienti l’uso della lingua tedesca”. Così, “Il distretto sanitario ha cominciato a cambiare atteggiamento nei miei confronti fino a consigliare ai miei pazienti di cambiare medico dicendo che io non sarei più tornata quando, invece, ero stata costretta a prendermi un periodo di pausa per malattia. Intanto, però, mi hanno fatto perdere 400 pazienti”. Il suo ambulatorio è stato anche danneggiato: “Ho trovato le piante di limoni sradicate e la terra sulle pareti, i boccali di birra sulle maniglie, i fili della luce tagliati, urina e vomito ovunque. Anche la targa con il mio nome danneggiata“.