Dove si potrà sopravvivere quando ci si dovrà confrontare con la temuta fine del mondo? Un quesito con il quale si sono interfacciati gli studiosi dell’università Anglia Ruskin a Cambridge, il cui lavoro ha trovato pubblicazione sulla rivista “Sustainability”. Si tratta, in particolare, degli esperti Nick King e Aled Jones, secondo i quali, a partire dalla seconda porzione del Novecento, la popolazione umana è stata protagonista di una rapida crescita, quasi incontenibile, che ha finito per intaccare in maniera inesorabile gli equilibri dell’ambiente e del clima che caratterizza il nostro pianeta, al fine di consentire alla civiltà di svilupparsi.
Di fatto, la natura si è dovuta assoggettare ai ritmi e alle leggi, spesso non scritte, dell’uomo per consentirgli di sopravvivere. Il tutto, però, mentre aumentava il livello di fabbisogno energetico e dilagavano le interconnessioni. Insomma, l’atmosfera e la biosfera non ne possono letteralmente più e i ricercatori hanno parlato di “perturbazione umana”, per effetto della quale la Terra si trova nel pieno della sesta estinzione di massa. Cosa significa? Il sistema è in fase di collasso, con il rischio di pandemie elevatissimo e la perdita di specie floreali e faunistiche in ogni angolo dell’orbe terracqueo.
DOVE RECARSI PER SOPRAVVIVERE ALLA FINE DEL MONDO? L’ELENCO DEI PAESI
Tuttavia, a fronte di queste considerazioni, sono state individuate cinque aree della Terra in cui poter sopravvivere qualora la fine del mondo si dovesse palesare, prendendo spunto dai dati forniti dall’Indice di adattamento globale creato dall’Università di Notre Dame, stilata tenendo conto dei criteri di vulnerabilità e del grado di adattamento ai cambiamenti ambientali. Si tratta, in particolare, di Nuova Zelanda, Islanda, Regno Unito, Australia (Tasmania) e Irlanda. Si tratta esclusivamente di isole, in quanto, non essendo collegate con altri Stati, dovrebbero riuscire a proteggere i loro confini.
L’Italia, dunque, è esclusa da questo ristretto novero, in merito al quale, peraltro, dobbiamo precisarvi che vi abbiamo fornito i nomi dei Paesi selezionati in ordine sparso. Provvediamo quindi, adesso, alla classifica finale, che va dal territorio meno a rischio a quello più a rischio estinzione di questi cinque: al primo posto c’è la Nuova Zelanda, dove si individuano grandi risorse capaci di generare energia e garantire la continuità della produzione agricola. La seconda nazione “migliore” è quella islandese, seguita da Tasmania e Irlanda. Fanalino di coda, ma comunque nei “big five”, il Regno Unito.