Mercati azionari estremamente volatili, rendimenti obbligazionari in salita ma non ancora sufficienti a premiarne l’investimento, conti correnti bancari privi di remunerazione e zavorrati dai costi, materie prime praticamente irraggiungibili. Se a tutto questo si aggiunge la temuta e già presente (alta) inflazione, a chi detiene parte della sua ricchezza in liquidità, l’interrogativo sul “dove-come-quando investire” appare privo di esaustiva risposta. Certamente, il consueto ricorrere a un impiego caratterizzato da un orizzonte temporale di lungo periodo potrebbe giustificare ogni plausibile scelta, ma, al momento, è verosimilmente innegabile come una qualsiasi potenziale via possa tramutarsi in un più che arduo e tortuoso cammino. Guardando oltre, invece, l’intento di voler dirottare i propri averi su altri lidi porta subito alla mente la forma più gradita e sempre amata da parte degli italiani: il cosiddetto mattone ovvero il bene immobiliare che, al pari di un investimento ambivalente possa – con il trascorrere degli anni – soddisfare il bisogno personale di avere una abitazione ed anche riservare una plusvalenza in caso di cessione. Insomma, a ben vedere, si tratterebbe della panacea di tutti i mali soprattutto in periodi di forte incertezza ma, osservando da molto vicino i contorni di questa soluzione, si potrà riscontrare l’inaspettata (brutta) sorpresa. 



In precedenza avevamo già trattato l’efficienza nel poter seguire il settore immobiliare attraverso strumenti finanziaria quotati anziché ricorrere all’acquisto cosiddetto fisico dell’immobile. Oggi, a distanza di oltre due anni da questa nostra parentesi, i recenti dati ci confermano (o sconsigliano) ulteriormente il ricorso a questa forma di potenziale impiego di capitale avente il fine ultimo di poterne godere dei propri frutti. Consultando l’ultimo rapporto Istat sui “Prezzi delle abitazioni”, le stime preliminari del quarto trimestre 2021, evidenziano come «l’indice dei prezzi delle abitazioni (IPAB) acquistate dalle famiglie, per fini abitativi o per investimento, aumenta dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e del 4,0% nei confronti dello stesso periodo del 2020 (era +4,1% nel terzo trimestre 2021)».



Nonostante questa positiva nota e altre buone rilevazioni presenti nel rapporto, è opportuno invece sottolineare quanto accaduto nel corso di questi ultimi anni: «Rispetto alla media del 2010, primo anno per il quale è disponibile la serie storica dell’IPAB, nel 2021 i prezzi delle abitazioni sono diminuiti del 12,8% (-19,8% per le abitazioni esistenti, +7,6% per le nuove)». Pertanto, fatta eccezione per le cosiddette “abitazioni nuove”, i prezzi delle altre “esistenti” vedono un saldo negativo di quasi venti punti percentuali nell’arco di poco più di un decennio. Una flessione che, fatte la dovute considerazioni per ciascun caso preso in esame, vede “il mattone” come epilogo all’impiego della liquidità. 



È importante rilevare come “il caso Italia” si discosti di molto rispetto al mercato immobiliare europeo.

Consultando gli ultimi dati disponibili dell’Eurostat – tra il 2010 e il 2020 – i prezzi delle abitazioni della media Ue sono aumentati del 26%, mentre – nel solo terzo trimestre 2021 – «in termini di variazioni tendenziali annue (III trimestre 2021 rispetto al III trimestre 2020) vedono ancora un aumento del 8,8% nell’area euro, segnando un nuovo valore massimo nella serie storica osservata dal 2010» (fonte Agenzia delle Entrate – Statistiche IV trimestre 2021).

Sulla base di questi riscontri, e a confermare il nuovo status tutt’altro che difensivo del bene immobiliare, potrebbe non essere un caso come – lo scorso febbraio – la Fabi nella sua analisi denominata “L’Italia del risparmio” abbia definito i depositi bancari (pari a 1.604 miliardi di euro) come il «nuovo mattone degli italiani». 

La valenza del mattone con la sua storica importanza tramandata dai genitori ai figli non sembra poter essere sostenibile ai giorni nostri ed i numeri che derivano dal settore confermano questo timore. Generalizzare sull’intero mercato è certamente errato, ma è ancor più sbagliato negare questa inaspettata realtà. 

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