Da quando l’Occidente ha imposto sanzioni alla Russia, 104 società controllate dagli oligarchi vicini a Putin si sono trasferite dai paradisi fiscali occidentali alle nuove aree offshore russe di Kaliningrad e dell’Isola di Russky, vicino a Vladivostok. Quasi il 90% delle holding approdate in Russia sono fuggite da Cipro, con un ritmo di quasi dieci rimpatri al mese per evitare il congelamento dei beni. Il Sole24Ore ha ricostruito la lista delle 179 società registrate nei due paradisi fiscali russi scoprendo che l’elenco include quasi tutti gli oligarchi.



Ma non solo, perché ha scoperto che la 180esima società verso il rimpatrio potrebbe essere il gruppo internet Vk, che controlla il più importante social network russo, VKontakte, e anche Mail.ru. Vk si trasferirà dalle Isole Vergini Britanniche a Kaliningrad. Le società che sono rimpatriate e sono dunque scampate alle sanzioni sono legate a una parte strategica dell’economia della Federazione russa che va dai giacimenti di gas e di petrolio, a oleodotti e gasdotti, miniere di carbone e oro, estrazione di metalli, impianti di fertilizzanti e di telecomunicazioni ma anche fabbriche per la trasformazione della carne, allevamenti di animali e catene di supermercati. Non sempre il Sole24Ore è riuscito a determinare l’attività né risalire alla proprietà. Momentaneamente assenti dall’elencole  società di Roman Abvramovich e di Arkady e Igor Rotenberg.



Oligarchi russi e le società rimpatriate, l’appello di Putin: “non nascondete beni all’estero”

Gli oligarchi russi hanno trasferito in patria le proprie società per evitare il congelamento dei beni in seguito alle sanzioni disposte dopo l’invasione dell’Ucraina. Tra gli oligarchi che dai paradisi fiscali dell’Occidente sono passati a Kaliningrad e all’Isola di Russky, il Sole24Ore menziona Oleg Deripaska, Viktor Vekselberg, Alexei Mordashov, Alisher Usmanov, Igor Sechin, Vladimir Potatin, Andrey Melnichenko, Dmitri Mazepin, Grigori Berezkin e Andrei Guryev, tutti vicinissimi al presidente Vladimir Putin.



Alla base del rimpatrio, oltre allo spettro delle sanzioni, potrebbe esserci proprio l’esortazione di Putin a un maggiore patriottismo degli oligarchi, che fino all’anno scorso hanno investito fiumi di denaro in yacht e ville all’estero anziché nel proprio paese. Durante il Congresso degli industriali russi tenutosi il 16 marzo scorso, il presidente russo ha dichiarato “Non investite all’estero, ma in Russia. A quel punto lo Stato e la società vi sosterranno. Un imprenditore responsabile è un vero cittadino della Russia, un cittadino che comprende e agisce nei suoi interessi. Non nasconde i beni all’estero, ma registra le società qui, nel nostro Paese, e non diventa dipendente dalle autorità straniere”. Un appello decisamente chiaro.