Un parterre de rois quello che ieri era riunito alla tavola rotonda organizzata da Number 1, leader nazionale per la logistica del food and beverage, a Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta, in occasione dell’inaugurazione del suo nuovo magazzino,un gioiello di avanguardia e sostenibilità da 100.000 posti pallet e totalmente brown field. Ovvero, frutto della rigenerazione di una struttura esistente e adattata a un contesto da logistica innovativa. E nessun nuovo consumo di suolo. Un incontro che, fin dal titolo – Creare valore: la logistica nell’economia nazionale e la centralità del Mezzogiorno – appare una dichiarazione di intenti, a fronte di una politica troppo spessa ferma alle parole e un mondo che, invece, vortica frenetico fra dinamiche dei prezzi e nuove crisi geopolitiche e finanziarie.



Oltre al presidente di Number 1, Renzo Sartori e all’amministratore delegato dell’azienda, Davide Villani, hanno preso la parola – in collegamento da Roma – il vice-ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture (MIT), Edoardo Rixi, il professor Vittorio Marzano, docente di Trasporto merci e logistica presso l’Università Federico II di Napoli, il presidente di Confindustria Caserta, Beniamino Schiavone, l’amministratore delegato del Pastificio Garofalo, Massimo Menna e il dottor Giuseppe Nargi, responsabile per Campania, Calabria e Sicilia di Intesa Sanpaolo.



E proprio quest’ultimo ha cominciato il proprio intervento partendo dal concetto espresso dal professor Marzano, il base al quale la logistica si pone come argine a 5 giorni dalla carestia per il consumatore. «Questa immagine mi rimanda a quanto accaduto in questi quattro anni, soprattutto al blocco del porto di Shanghai e tutti i casi di shortage, di scarsità di materie e componentistica, come ad esempio i microchip. Viviamo in un mondo complesso, di sfide. Ad esempio, di fronte a noi c’è già la prossima, quella delle materie prime critiche come le terre rare. Le stesse che, virtualmente, consegnano il controllo del mondo a un unico soggetto detentore e monopolista come la Cina. Per questo appare fondamentale il “reshoring”, la ridefinizione delle rotte dei commerci mondiali e interregionali. E in un contesto come questo, appare assoluta e innegabile la strategicità della logistica per l’implementazione e la tutela degli equilibri del commercio del nostro Paese. Come Intesa Sanpaolo – Banca dei Territori, in tal senso, stiamo assistendo con particolare attenzione, impegno e risorse proprio le necessità di reshoring, oltre al ripensamento dello stoccaggio di merci. Ma, soprattutto, l’impegno a ridefinire la geografia e l’ABC geopolitico dei Paesi da cui approvvigionarci. Siamo al tempo dello short-shoring, la catena breve, l’approccio alla regionalizzazione per evitare la trappola di mancanza di merci dovute alle criticità e alle variabili geopolitiche del nostro tempo. E di quelli futuri. Come banca offriamo soluzioni di supporto alle aziende in tutti i campi e il nostro settore estero garantisce consulenze per un nuovo approccio di business».



Ma dopo tanto binocolo, torniamo alle semplici lenti degli occhiali quotidiani. Quelli del nostro Paese e della sua potenzialità inespresse a causa di lacci e lacciuoli. Ad esempio, il caso delle Zes, le Zone economiche speciali: «Fondamentali, ad esempio, per un’azienda del Nord come Number 1 che investe in maniera importante al Sud. Occorre implementare non solo l’approdo di imprenditori ma anche l’afflusso di capitali all’estero. Pensare di poter passare da 34 autorizzazioni a 1 in pochi giorni è fondamentale per le scelte consapevoli degli imprenditori e per attrare investimenti: regole chiare e tempi certi, queste le priorità. Unica via per creare uno sviluppo sostenibile», conclude Nargi.

Concetti non dissimili da quelli espressi dal vice ministro Edoardo Rixi, a detta del quale priorità del proprio dicastero è imporre la necessità e l’ambizione di «rendere il nostro sistema logistico una piattaforma a livello europeo, impegno confermato da investimenti in essere molto importanti come quelli sulle banchine portuali ma anche strumenti di incentivo, fra cui il già approvato stanziamento su ferrobonus e quello che speriamo seguirà a breve su marebonus… Il nostro Paese, inoltre, sconta morfologicamente una criticità come quella rappresentata da due dorsali montagnose come Appennini e Alpi, difficile da attraversare. Per questo occorre investire in sistemi intermodali per connettere Nord e Sud del Paese: non possiamo essere un treno con un unico locomotore». Ma l’elenco dei ritardi è lungo, a detta del vice ministro: «L’impresa necessita di accesso rapido e integrato, poiché l’economia italiana deve essere unica e muoversi all’unisono. Ad esempio, noi scontiamo un sistema autostradale che per il 56% è nato prima degli anni Settanta, inoltre serve potenziare il sistema ferroviario. Tutte priorità che in questo momento stiamo vivendo in maniera molto vivida, stante il già annunciato ritardo dei francesi nei lavori sul Frejus, i quali probabilmente porteranno come conseguenza un anno di blocco su quella linea. Per questo, oggi celebriamo la creazione di valore per il Paese. Infine, una stoccata al diktat green: La decarbonizzazione va gestita in maniera corretta per non penalizzare il Paese, altrimenti la transizione può trasformarsi da occasione in penalizzazione. Per questo macchina pubblica e impresa devono lavorare insieme con obiettivi comuni».

Concetti ripresi nel suo intervento anche da Beniamino Schiavone, presidente di Confindustria Caserta: «Faccio i complimenti a Number 1 per questo progetto, uno stabilimento che darà un contributo importante al nostro territorio, l’area industriale più grande del Mezzogiorno d’Italia. Oltretutto, a fronte del valore aggiunto di recuperare una struttura in disuso senza consumo di suolo. Teniamo a mente l’orribile triennio iniziato nel 2020, perché purtroppo gli ultimi dati economici ci dicono che i mesi a venire saranno difficili. Ma è proprio qui che emergono coraggio, determinazione e ambizione, i tratti distintivi degli imprenditori e che vorremmo trovare nelle politiche che i legislatori sono chiamati ad attuare. L’industria è il vero motore di questo Paese e non dobbiamo cullarci su una situazione di miglior gestione passata dell’emergenza rispetto, ad esempio, alla Germania, la cui manifattura è in recessione. Dobbiamo guardare con questo spirito al futuro. Questa partita non la vince l’industria, non la vince il Mezzogiorno, ma l’Italia intera. Solo se saremo uniti e determinati, però”. E particolarmente denso di cifre e concetti, l’intervento del professor Marzano, il quale ha cominciato la sua prolusione con un punto fermo: “Di fronte a noi abbiamo un tema cruciale, ovvero quello della percezione dell’importanza della logistica nella società. La logistica è il sistema linfatico dell’economia, parliamo di 90 miliardi di euro di fatturato. A cui servono magazzini, ad esempio. Un italiano su due, poi, ormai compra tutto su Internet: quindi, abbiamo di fronte a noi grandi sfide sulla supply chain».

Poi, la dinamica maggiormente interessante. Quella che potrebbe trasformare la sottovalutazione delle necessità di questo comparto in un vero e proprio suicidio economico. Prosegue infatti il professor Marzano: «Logistica e trasporto merci hanno garantito una crescita enorme rispetto a un PIL del 2022 risultato stagnante, sono letteralmente andate in “decoupling”. Ovvero, il Pil del nostro Paese negli ultimi 15 anni è rimasto costante per minori consumi e investimenti ma è rimasto competitivo per l’esplosione di esportazioni e turismo. Bene, la logistica ha permesso alle imprese di esportare e tenere a galla il Pil del Paese». E ora? «Ci troviamo a fronteggiare grandi pressioni, fra cui riduzione dei margini e carenza di manodopera. Basti pensare che quest’ultima criticità in Germania viaggia nell’ordine addirittura del 50% di mismatch. Poi occorre l’aggiornamento professionale di chi lavora, investire in capitale umano».

E la transizione ecologica, come si interseca in questo processo? «Quella della sostenibilità è coda della questione, la più importante. Ma occorre ricordare che la sostenibilità ha un costo e se non si governa il processo di transizione in maniera consapevole, si rischia di perdere. Moltissimo». E il perché è presto spiegato attraverso le percentuali che spiegano come la logistica italiana faccia storia a sé, se posta in relazione all’universo di regolamentazione ESG.

Il motivo? Emissioni cosiddette non comprimibili. «L’80% della manifattura e della logistica italiana operano su un range che è inferiore ai 20 km da un casello stradale: insostituibile, non c’è possibilità di trasferire il trasporto su strada attraverso altre vie. Il camion in Italia, fra carico e scarico, nell’80% dei casi percorre meno di 200 km, non c’è competizione con altre metodologie di trasporto, se non stradale». E quindi? «Occorre ottimizzare le operazioni, solo alla fine posso arrivare al miglioramento tecnologico. Trasformare in elettrico è solo l’ultimo step. Serve investire in logistica collaborativa, sia orizzontale che verticale. Persino agendo sulle abitudini dei consumatori, spesso non sostenibili con la filiera. Grazie ai miglioramenti, l’anno scorso le imprese manifatturiera campane hanno visto aumentare le performance dell’export più della media nazionale. E anche a livello di investimenti in ricerca e sviluppo. Pet questo, concludo dicendo che è fondamentale un’osmosi fra università, centri di ricerca e mondo produttivo. E Number 1, in questo, ha fatto scuola».

E in tal senso, l’amministratore delegato di Number 1, Davide Villani, ha sottolineato come «la logistica faccia riferimento più che a un’idea di economia di scala, di filiera. Poter respirare le strategie dei clienti ci aiuta a migliorare la nostra offerta e riaffermare sinergie, la cui finalità ultima – nel caso di Number 1 – è la connessione efficace ed efficiente fra produzione e retail. Oltre a essere presenti in tutta Italia con un’attenzione particolare al Sud, da Catania a Caserta fino al prossimo investimento a Bari. Vinciamo perché ci concentriamo unicamente sul nostro ambito, lavorando sul posto con nostri uomini e accanto ai nostri clienti e alle loro necessità. Non a caso, ritengo motivo di particolare orgoglio il ruolo di promotore del matching fra domanda e offerta di posti di lavoro che Number 1 ha assunto negli ultimi anni con Associazione Next, una storia di successi che coincide con il successo della vita di altre persone».

Un insieme che chiamiamo impresa. Ma anche Italia.

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