Un nuovo Dpcm, una modifica di quello attuale o una nuova ordinanza non arriveranno prima di venerdì: l’annuncio arriva da Palazzo Chigi dove le fonti di Governo spiegano che sarà venerdì 12 marzo il giorno per un possibile Consiglio dei Ministri dove decidere l’eventuale nuova stretta. «Per un quadro  definitivo della nuova stretta anti-Covid sono necessari dati più aggiornati sui contagi rispetto a quelli sul tavolo della cabina di regia riunitasi oggi», riportano e fonti di Repubblica.



Il Governo Draghi prende dunque ancora qualche giorno di tempo, a questo punto dunque lasciando al minimo – se non proprio impossibile – che eventuali nuove chiusure possano avvenire già da questo weekend imminente. Un’ora e mezzo di riunione tra Draghi, Locatelli, Brusaferro e i Ministri (rappresentanti delle forze di maggioranza più Franco, Bianchi e il sottosegretario Garofoli) non hanno sciolto tutti i dubbi e le distanze circa un potenziale nuovo Dpcm più restringente di quello già in vigore: il confronto proseguirà domani con le Regioni mentre il Cdm di venerdì sarà convocato una volta in mano i nuovi dati dei monitoraggi e un ulteriore parere del Cts in merito.



IN CORSO LA RIUNIONE CON DRAGHI

È ancora riunita la cabina di regia a Palazzo Chigi, presieduta dal Premier Mario Draghi: le nuove misure che potrebbero modificare il Dpcm secondo alcune fonti parlamentari potrebbero anche non scattare da questo weekend in quanto il Presidente del Consiglio ha già più volte ripetuto che le eventuali novità/decisioni su chiusure e restrizioni non possono essere comunicate con poco preavviso alla cittadinanza.

E così la road map dei prossimi interventi del Governo verso uno nuova stretta sul fronte Covid potrebbe vedere in oggi solo un primo confronto sulle misure contenute nel parere Cts: domani la riunione con le Regioni, venerdì il monitoraggio Iss e le nuove ordinanze e forse solo nel weekend potrebbero essere decisi i nuovi “pacchetti” di misure da approvare nella prossima settimana. Se invece dovesse prevalere la linea “interventista” e “rigorista” dell’esecutivo, le chiusure scatterebbero subito nel weekend 13-14 marzo con le seguenti disposizioni: lockdown nazionale nel weekend, in alternativa zona “arancione” con possibilità almeno di poter visitare amici/parenti; chiusure negozi e centri commerciali dovunque anche in zona gialla/arancione nel fine settimana; zone rosse con modello Codogno appena si superi la soglia di 250 casi su 100mila abitanti in 7 giorni. Da Palazzo Chigi filtra la notizia secondo cui il Governo vorrebbe nuovi dati aggiornati per capire se e come approntare restrizioni nel weekend in arrivo.



CABINA DI REGIA ALLE ORE 17

Alle ore 17 è stata convocata la cabina di regia anti-Covid a Palazzo Chigi, alla presenza del Premier Mario Draghi: aumento terapie intensive e indice Rt sono solo alcuni dei campanelli d’allarme sottolineati dal Cts nel lungo parere inviato al Governo e sul tavolo oggi pomeriggio dei Ministri per decidere su eventuali nuove chiusure. Le valutazioni saranno poi portate all’attenzione delle Regioni per una condivisione, ma resta forte la distanza al momento all’interno della maggioranza in vista di un “nuovo” Dpcm da modificare a pochi giorni all’entrata in vigore: «Come ormai sostengono molti medici, il CTS ed il sottosegretario Sileri, servono interventi mirati ed efficaci, che mettano in sicurezza i cittadini delle zone più a rischio, senza però chiudere tutto in tutta Italia. Nei week end non servono più chiusure servono più controlli», attacca il leader della Lega Matteo Salvini.

Lamenta anche Toti l’ipotesi di zona rossa nazionale nel weekend come avvenuto già a Natale: «Credo che fare misure uguali per tutto il Paese da Lampedusa ad Aosta per i fine settimana non sia la scelta giusta. Che senso ha bloccare i fine settimana in Sardegna in una Regione bianca?». Spostamenti vietati praticamente dovunque e limitate ogni forma di relazione dentro e fuori le abitazioni: questo vorrebbe l’ala più “chiusurista” del Governo e su questo si dovrà discutere oggi in cabina di regia e domani nella Conferenza Stato-Regioni. Nel frattempo è molto dura e farà discutere la decisione della Città Metropolitana di Bari, per decisione netta del sindaco di Bari (e leader ANCI) Antonio Decaro: «Ho chiesto al prefetto di convocare un Comitato metropolitano perché noi sindaci della terra di Bari intendiamo intervenire con chiusure serali su scala metropolitana attraverso una serie di provvedimenti che impongono il divieto di asporto dopo le 18 e la chiusura totale dopo le 19 di tutte le attività commerciali».

VERSO NUOVO CAMBIO DPCM

Dopo tre giorni di attesa dovrebbe riunirsi oggi la cabina di regia anti-Covid a Palazzo Chigi (con Draghi, il sottosegretario Garofoli, il commissario Figliuolo, i Ministri Speranza, Gelmini, Giorgetti, Patuanelli, Franceschini, Bonetti) per valutare se e come cambiare il Dpcm da poco approvato (il 6 marzo, ndr). Con il diffondersi delle varianti e la crescita dell’incidenza dei contagi sulla popolazione, il Comitato Tecnico Scientifico ieri ha tracciato la linea con le ipotesi di chiusura ulteriore che potrebbero entrare in vigore già questo weekend e fino almeno a dopo Pasqua.

Zone rosse più rigide (in “stile” Codogno), zone gialle “rafforzate” con movimenti limitati (e chiusure negozi nel fine settimana), weekend con l’intero Paese in zona rossa come avvenuto durante le vacanze di Natale e possibile anticipo del coprifuoco (la misura però meno probabile al momento).

COSA SUCCEDE NEI WEEKEND

Questo e altro viene consigliato dal Cts, escludendo però la “carta” del lockdown generalizzato che, tanto dal Governo Draghi quanto dalla maggioranza del Comitato Tecnico Scientifico, viene valutato come non spendibile e addirittura dannoso. Altro punto all’ordine del giorno per la cabina di regia sarà il decidere se accogliere o meno il diktat del Cts sull’incidenza dei casi: con il superamento della soglia di 250 contagi su 100mila abitanti scatterebbe automatica la zona rossa, oltre alla chiusura delle scuole (già previsto come criterio nell’ultimo Dpcm).

Resta infine la decisione più importante e anche più complicata: lockdown generale no, ma zona rossa nei weekend è un’ipotesi concreta. Draghi e l’ala più aperturista accetteranno ciò o valuteranno una più mitigata “zona arancione” che impedisca di uscire dal proprio Comune ma che consenta comunque la circolazione libera delle persone dalle 5 alle 22? Ciò che sembra invece certo è che per bar-ristoranti non rimarranno aperti se non per l’asporto tutti i sabati e le domeniche fino a Pasquetta.

NUOVA STRETTA IN ARRIVO: SILERI “NO LOCKDOWN GENERALE”

«Un lockdown nazionale sarebbe punitivo. Non ho dati, ma sono favorevole a intervenire dove la situazione è a rischio, non dove non c’è aumento di contagi. No a interventi in modo generico, ma in modo chirurgico», spiega Matteo Salvini leader della Lega, trovandosi concorde alle posizioni del viceministro della Salute Pierpaolo Sileri che oggi ad Agorà ha sostenuto la necessità di limitare il contagio ma senza chiudere il Paese, «Sicuramente è necessario rafforzare le restrizioni in alcune aree del Paese dove le varianti di Sars-CoV-2 circolano di più e dove vi è pressione sui reparti ospedalieri», ma di contro «non significa che sia necessario chiudere tutta l’Italia con un lockdown generalizzato».

A quale strategia dunque pensa il Governo per ovviare a questa situazione? Per il vice di Speranza serve subito «ampliare la vaccinazione con la prima dose e valutare sicuramente misure più restrittive dove servono, creando delle zone rosse chirurgiche in base all’andamento dei contagi. Abbiamo dei parametri, abbiamo il sistema dei colori che funziona». No chiusure indistinte contro le persone, sì al rafforzamento di controlli affinché non ci siano assembramenti: per Sileri non si può chiudere come a Natale, «lì hai 15 giorni circa di festività, hai lo shopping, hai le persone che escono. In questo momento non è così». Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, si dice del tutto contrario «all’ipotesi di una chiusura generalizzata, che non gioverebbe né al contenimento della pandemia né a un Paese ridotto ormai allo stremo», mentre per il Governatore dell’Emilia Romagna, nonché presidente Conferenza Regioni, Stefano Bonaccini «il nostro impegno deve essere quello di passare rapidamente dalle restrizioni a tappeto alle vaccinazioni a tappeto».