Lavori in corso per il nuovo Dpcm, che verrà emanato «la prossima settimana». Ad annunciarlo Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute, pur non sapendo ancora «se sarà un compito affidato al nuovo Governo o a quello uscente». Quel che conta, ha sottolineato a Mattino 5, «è che gli italiani non verranno lasciati senza un provvedimento che garantisca la loro protezione». Riguardo le misure da adottare, Sileri ha spiegato di essere un “aperturista”, «perché favorevole all’allentamento di alcune misure di contenimento attualmente in vigore», ma d’altra parte ritiene si debba andare per gradi. Più specifico è stato in un post pubblicato su Facebook. «È mia opinione che nelle Regioni gialle si debba dare la possibilità ai ristoratori di riaprire la sera, e a cinema e teatri di riprendere l’attività in modo progressivo, pensando anche alle palestre».
Però «per almeno un paio di settimane» Pierpaolo Sileri manterrebbe ancora «il blocco degli spostamenti tra le Regioni per monitorare meglio la diffusione del virus, facendo un passo indietro nelle zone dove viene individuata la circolazione di una variante che potrebbe diffondersi in modo incontrollato nel Paese». La situazione dovrebbe migliorare con progredire della vaccinazione: «Messe in sicurezza le categorie più a rischio, la strada sarà in discesa». (agg. di Silvana Palazzo)
DPCM E SPOSTAMENTI, DECIDE GOVERNO DRAGHI O CONTE?
Sono due le date – il 15 febbraio e il 5 marzo – che agitano Cts e Ministero della Salute nei giorni già convulsi per i vaccini scattati sugli over 80, il pericolo delle varianti Covid e l’attuale non ultimata crisi di Governo: prima la scadenza del Decreto Covid che pone il divieto di spostamento tra Regioni anche in zone gialle, poi il Dpcm che ad inizio marzo scadrà con tutte le regole anti-Covid, compreso la suddivisione del Paese in fasce di colore.
Non sarebbe un grave problema il rinnovo se non fossimo in piena transizione tra due Governi, con il Conte-bis in carica solo per “affari correnti” e con un Presidente incaricato come Mario Draghi che entro il 16 febbraio prossimo non dovrebbe ancora essere riuscito ad ottenere il voto di fiducia in entrambi i rami del Parlamento (il giuramento al Quirinale è previsto non prima di venerdì 12 febbraio, poi ci sono 10 giorni di tempo prima della fiducia in Senato e Camera). La primissima decisione che spetta dunque al Governo Draghi sarà il rinnovo o meno del divieto di spostamento fuori dalla Regione – e serve per questo un Dl, non basta né Dpcm né ordinanza del Ministro della Salute -; la seconda invece riguarda la composizione di un Dpcm o, invertendo la rotta gestionale, produrre un più “normale” Decreto Legge con nuove regole anti-Covid da far applicare.
IL NODO DPCM: COSA POTRÀ CAMBIARE
«Non abbassare la guardia, serve massima vigilanza», ha ribadito oggi in riunione con le Regioni il Ministro degli Affari Regionali uscente Francesco Boccia, e con lui anche il titolare della Salute Roberto Speranza. La maggioranza uscente teme che in regime di cambio Governo si possano perdere alcuni “paletti” considerati importanti nella strategia di contenimento del contagio da coronavirus: primo tra questi è il divieto di spostamenti tra Regioni che, se non avverrà alcun provvedimento prima del 15 febbraio, potrebbe essere eliminato aprendo dopo diversi mesi alla possibilità di uscire dal proprio territorio regionale. Potrebbe essere decisivo il nuovo monitoraggio Iss di fine settimana per far propendere per l’una o l’altra strada il Governo dimissionario: se l’indice Rt nazionale dovesse confermarsi sotto l’1 i confini regionali tra zone gialle potrebbero riaprire, diversamente la situazione potrebbe restare così com’è fino al 5 marzo, giorno del nuovo Dpcm, tramite un decreto legge “ponte” da approntare in extremis prima dell’insediamento del Governo Draghi. Decisioni ben più ampie saranno quelle che il nuovo esecutivo – a questo punto già in carica ufficialmente – dovrò affrontare entro il 5 marzo, giorno di scadenza dell’ultimo Dpcm.
Ristoranti, coprifuoco, palestre, piscine, cinema, teatri e impianti sci: sono tantissime le regole che occorre ridiscutere se si vuol dare un’impronta diversa – qualora lo permetta la situazione epidemiologica – rispetto al “rigorismo” della gestione Conte-Speranza-Arcuri. Tra le ipotesi un ridimensionamento del coprifuoco da mezzanotte (e non dalle 22 come attualmente in vigore), la riapertura dei ristoranti in zona gialla la sera e in zona arancione a pranzo, mentre le associazioni di categoria richieste aperture controllate ma permesse per teatri, cinema e strutture sportive. Per palestre e piscine c’è anche il via libera del Cts al protocollo per la riapertura e la decisione potrebbe essere confermata tra i primi provvedimenti del Governo Draghi.