Per la celebrazione del 76esimo anniversario della Festa per la Liberazione dal nazifascismo, il Presidente del Consiglio Mario Draghi assieme al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella hanno depositato stamane la corona d’alloro all’Altare della Patria: a seguire, il Premier è intervenuto con un breve discorso al Museo Storico della Liberazione in Via Torquato Tasso a Roma, visitato assieme al Ministro della Cultura Dario Franceschini. Per chiudere il “trittico” di celebrazioni sul 25 aprile, Draghi alle 12 partecipa al Quirinale alla Cerimonia solenne del 25 aprile: «Nell’onorare la memoria di chi lottò per la libertà, dobbiamo anche ricordarci che noi italiani non fummo tutti brava gente. Dobbiamo ricordare che non scegliere è immorale, significa far morire un’altra volta chi mostrò coraggio davanti agli occupanti e ai loro alleati e sacrificò se stesso per consentirci di vivere in un Paese democratico», ha sottolineato il Capo del Governo nel suo breve discorso al Museo della Liberazione.



«In un momento in cui anche i musei riaprono», prosegue poi Mario Draghi, «mi auguro che molti giovani abbiano l’opportunità di visitare queste stanze e conoscere le storie dei combattenti per la libertà e capire fino in fondo il senso del loro sacrificio e comprendere che senza il loro coraggio non avremmo la libertà e i diritti di cui godiamo. Libertà e diritti che non sono conquistati per sempre e non sono barattabili con nulla, sono più fragili di quanto si pensi».



LE CELEBRAZIONI PER IL 25 APRILE 2021

Il “dovere della memoria” ha poi incalzato il Premier Draghi, «riguarda tutti. Nessuno escluso. Assistiamo oggi, spesso sgomenti, ai segni evidenti di una progressiva perdita della memoria collettiva dei fatti della Resistenza, sui valori della quale si fondono la Repubblica e la nostra Costituzione. E a troppi revisionismi riduttivi e fuorvianti». Il Presidente del Consiglio ha poi accennato a quei linguaggi d’odio che ancora oggi – sfocianti in razzismo e antisemitismo – contengono i «germi di potenziali azioni violente». Ecco, tutto ciò non va tollerato per il leader del Governo: « È una mala pianta che genera consenso per chi calpesta libertà e diritti – quasi fosse un vendicatore di torti subiti – ma diffonde soprattutto il veleno dell’indifferenza e dell’apatia». Citando Liliana Segre, Draghi ricorda come la senatrice ex prigioniera nei campi di concentramento «ha voluto che la scritta “Indifferenza” fosse messa all’ingresso del memoriale della Shoah di Milano per ricordarci che, insieme ai partigiani e combattenti per la libertà, vi furono molti che si voltarono dall’altra parte in cui – come dice lei – è più facile far finta di niente». In conclusione, Draghi ricorda come sia nella ricostruzione del presente, «di un presente in cui il ricordo serve a dirci quel che non vogliamo ripetere, che avviene la riconciliazione. E’ la ricostruzione basata sulla fratellanza, sulla solidarietà, sull’amore, sulla giustizia, che porta alla riconciliazione».