Intervenendo al 19mo congresso della Cisl, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha voluto da una parte richiamare quelle che sono state le iniziative per il lavoro del suo Governo, dall’altra anche gettare uno sguardo sul futuro. Nell’uno e nell’altro caso, Draghi ha richiamato l’importanza del dialogo sociale e delle buone relazioni industriali, ricordando quanta importanza ha avuto il celebre “protocollo Ciampi” del ’93 e quanto il suo Governo ha fatto in modo condiviso con le Parti sociali.
Per quanto riguarda il lavoro in fieri e, in particolare, la sfida che attende l’Europa e il nostro Paese – la transizione energetica e industriale che, fino a ieri, chiamavamo ecologica -, Draghi ha richiamato lo sforzo che Unione e Stati membri stanno facendo per far fronte alla crisi delle materie prime (in particolare, il riferimento è al gas, al litio e ai semiconduttori). È questa la ragione per cui ci troviamo oggi con l’inflazione all’8% (in Europa).
L’autonomia energetica e industriale – per cui semiconduttori e batterie sono indispensabili – è il grande obiettivo dell’Ue, oggi messo in crisi dalla guerra in Ucraina e dal processo di decoupling, ovvero al disaccoppiamento delle catene del valore che, inevitabilmente, porterà al contrasto tra la filiera produttiva occidentale e quella asiatica; che è, anche, il contrasto tra democrazie liberali e autocrazie.
È il processo di decoupling a segnare la fine della globalizzazione (e non la guerra in Ucraina): se consideriamo la definizione di globalizzazione proposta dall’Ocse (“processo attraverso il quale mercati e produzione nei diversi Paesi diventano sempre più interdipendenti, in virtù dello scambio di beni e servizi e del movimento di capitale e tecnologia”), è piuttosto evidente quanto sia proprio lo sdoppiamento delle filiere produttive ad avviare la fine dell’interdipendenza multilaterale. Ed è proprio per rispondere a questo nuovo scenario – che a dire il vero esiste da almeno 5 anni – che l’Europa ha messo a punto il programma Green Deal.
Il Green Deal non intende soltanto affrontare l’emergenza climatica ma soprattutto vuole rendere l’Ue autonoma dal punto di vista industriale ed energetico. Rispetto a Usa e Cina, l’Europa è il territorio meno ricco di materie prime. Tuttavia, la transizione verso l’energia rinnovabile e l’innovazione delle nostre filiere produttive ci possono finalmente rendere indipendenti dal resto del mondo. È questa la ragione per cui Ursula von der Leyen, in occasione della presentazione del Green Deal al Parlamento europeo (11 dicembre 2019) dice “per l’Europa, il Green Deal è come l’uomo sulla luna”.
L’Italia, come i più ricorderanno, resta il secondo Paese manifatturiero d’Europa. La transizione è un grande obiettivo anche del nostro Paese che al momento è su indicatori interessanti: quasi il 35% della nostra produzione energetica viene dalle Fonti di Energia Rinnovabile (fonte Terna), il 79% di ciò che scartiamo viene riciclato (fonte Legambiente) e siamo uno dei Paesi a maggior efficienza energetica, con un’intensità energetica primaria inferiore di circa il 18% rispetto alla media Ue (fonte Mise).
Per proseguire il cammino verso la transizione, il dialogo sociale e le buone relazioni industriali – come richiamava Draghi – sono indispensabili: primo perché lo sviluppo si costruirà localmente; in secondo luogo, per l’azione di accompagnamento alla trasformazione del lavoro che sarà fondamentale. Da qui l’invito del presidente del Consiglio al congresso della Cisl, per la verità esteso a tutto il sindacato, anche se l’assenza di Landini e Bombardieri – che avrebbero dovuto partecipare alla tavola rotonda prima dell’intervento del Premier – non è di buon auspicio. Durante il suo applauditissimo intervento, erano presenti anche i leader dei partiti (Letta, Salvini, Conte, Tajani e Meloni).
Auguriamoci che l’appello di Draghi a lavorare insieme non resti disatteso, è questa la grande occasione per l’Italia di restare tra i grandi del mondo.
Twitter: @sabella_oikos
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