Bacchetta il Governo, appoggia il Governo, prepara un nuovo Governo, sta salendo sul più alto Colle. Ogni volta che Mario Draghi parla in un consesso italiano, fioccano i retropensieri e siccome Super Mario parla poco e a ragion veduta, gli scenari diventano pieni di quinte e trabocchetti come nel teatro barocco. È successo anche alla vigilia del suo intervento come ospite d’onore al Meeting di Rimini, tuttavia il discorso d’apertura non ha lasciato margini a complotti. Le sue parole, ricche di suggerimenti e messaggi politici, sono state soprattutto un esercizio di verità sul presente, ricco di indicazioni per un futuro che deve cominciare adesso.



Su questo punto ha insistito più volte: “Ai giovani bisogna dare di più: i sussidi finiranno e resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri”. E ancora: “Il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi giovani. È nostro dovere – ha aggiunto – far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo… Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza”. La pandemia “minaccia non solo l’economia, ma anche il tessuto della nostra società, così come l’abbiamo finora conosciuta – ha aggiunto Draghi – Ora è il momento della saggezza nella scelta del futuro che vogliamo costruire”.



Saggezza, realismo, pragmatismo, anche queste sono parole che Draghi ha ripetuto, invitando tuttavia a non rinnegare “i nostri principi”. Dalla politica economica “ci si aspetta che non aggiunga altra incertezza” e punti tutte le sue forze e risorse verso quello che ha chiamato “un imperativo assoluto”, cioè “il ritorno alla crescita che rispetti l’ambiente e non umili la persona”. Qui non mancano indicazioni che dovrebbero diventare capitoli fondamentali del piano per la ripresa da presentare il mese prossimo, “a cominciare da un sistema sanitario dove l’efficienza si misuri anche nella preparazione alle catastrofi di massa”. C’è poi “la protezione dell’ambiente, con la riconversione delle nostre industrie e dei nostri stili di vita”. La digitalizzazione “imposta dal cambiamento delle nostre abitudini di lavoro, accelerata dalla pandemia, è destinata a rimanere una caratteristica permanente delle nostre società. È divenuta necessità: negli Stati Uniti”, ha aggiunto Draghi, “la stima di uno spostamento permanente del lavoro dagli uffici alle abitazioni è oggi del 20% del totale dei giorni lavorati”.



Ma il settore davvero essenziale è l’istruzione. “La situazione presente rende imperativo e urgente un massiccio investimento di intelligenza e di risorse finanziarie. La partecipazione alla società del futuro richiederà ai giovani di oggi ancor più grandi capacità di discernimento e di adattamento. Per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi”. Draghi ha distinto un “debito buono” da un “debito cattivo”, il primo è quello che finanzia la crescita, l’altro è quello puramente assistenziale. Per la sostenibilità del debito pubblico è illusorio guardare solo ai tassi di interesse oggi vicini a zero, perché quel che conta è proprio la qualità del debito.

Sono indicazioni essenziali per affrontare cambiamenti che diventano inevitabili anche perché in molti settori “un ritorno agli stessi livelli operativi che avevano nel periodo prima della pandemia, è improbabile”. Occorrono dunque riforme “senza abbandonare i principi generali che ci hanno guidato in questi anni: l’adesione all’Europa con le sue regole di responsabilità, ma anche – ha continuato Draghi – di interdipendenza comune e di solidarietà; il multilateralismo con l’adesione a un ordine giuridico mondiale. Il futuro non è in una realtà senza più punti di riferimento, ma è nelle riforme anche profonde dell’esistente. Occorre pensarci subito”. Draghi ha portato ad esempio la ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale le cui basi vennero gettate prima che finisse in conflitto da uomini come Keynes nel 1944 con la conferenza di Bretton Woods o De Gasperi che nel 1943 scriveva la sua visione della futura democrazia italiana”.

Nell’agenda un posto rilevante viene occupato dall’Unione europea. Le vecchie regole si sono rivelate inadeguate e sono state sospese. “È probabile che non vengano riattivate per molto tempo e certamente non lo saranno nella loro forma attuale. La ricerca di un senso di direzione richiede che una riflessione sul loro futuro inizi subito. L’Europa può uscire rafforzata, l’inizio di emissioni di debito comune possono diventare il principio di un disegno che porterà a un ministero del Tesoro comunitario”. Tuttavia la solidarietà che doveva essere immediata e in qualche modo implicita nel significato stesso dell’Unione, “è stata frutto di negoziato”.

Abbiamo lasciato per ultimo quel che ci sembra il messaggio più politico, per non cedere anche noi alle tentazioni dietrologiche. L’ex Presidente della Bce ricorda che in un suo intervento all’Università Cattolica di Milano aveva invitato chiunque eserciti un potere a seguire tre precetti: conoscenza, coraggio e umiltà. Ora ne aggiunge altri due: trasparenza e condivisione. Tanto più importanti quanto più si è chiamati a prendere decisioni estremamente difficili. Ciò significa che il Governo ha il dovere di fare la massima chiarezza sui propri comportamenti, aprendo la porta al massimo confronto fino a prendere insieme le scelte e le responsabilità più gravide di conseguenze, condividendo al massimo i valori e la visione del futuro.

Possono arrivare così lontano Giuseppe Conte e la sua coalizione?