IL RITORNO DI MARIO DRAGHI AL MIT: IL DISCORSO SUL FUTURO DI UE E OCCIDENTE

Il primo ritorno dell’ex Premier Mario Draghi dopo la caduta del suo Governo ormai un anno fa avviene nella prestigiosa sede del MIT di Cambridge, vicino a Boston in Massachusetts: si tratta della sua prima vera uscita pubblica con tanto di discorso da quando ha lasciato Palazzo Chigi. Draghi ha scelto così gli Stati Uniti che lo hanno voluto premiare del Miriam Pozen Prize dal Golub Center for Finance and Policy del Massachusetts Institute of Technology: ha parlato di guerra e di futuro dell’Occidente, ha parlato dell’inflazione e del problema dei tassi, delineando la cornice in cui secondo lui dovrà svolgersi il progresso economico e sociale delle nazioni occidentali.



«Due eventi: la guerra in Ucraina e l’inflazione, che hanno colto i politici di sorpresa. Pensavamo che le istituzioni create sarebbero state sufficienti ad evitare guerre di aggressione in Europa. Credevamo che le banche centrali avessero gli strumenti per contrastare l’inflazione», ha detto l’ex Presidente della BCE intervenendo al MIT. Negli anni Novanta, spiega ancora Draghi, molti credevano nel mito della globalizzazione come potenza in grado di diffondere i valori dell’Occidente, portando democrazia e prosperità a tutti: «Ci aspettavamo una convergenza dei valori globali, che avrebbe modellato le generazioni future. Non è stato così». La prima ipotesi sbagliata, sottolinea l’ex Premier, è stata che l’ingresso della Cina nell’Organizzazione Mondiale dei commerci l’avete spinta verso l’economia di mercato: «La seconda che accogliere la Russia nel G7 e G20 l’avrebbe portata alla democratizzazione e modernizzazione». Eppure guerra e inflazione non sono arrivate “dal nulla”: «Sono la conseguenza di un cambio del paradigma, che negli ultimi decenni ha spostato la geopolitica dalla competizione al conflitto».



“LA RUSSIA DEVE ESSERE SCONFITTA, L’UCRAINA ENTRARE NELLA NATO”: COSA HA DETTO DRAGHI NEGLI USA

Per tutti questi motivi Mario Draghi insiste nel richiedere a tutto l’Occidente un’intero cambio di prospettiva: «è necessario rivedere l’intera architettura che finora ha retto l’ordine internazionale basato sulle regole. La guerra in Ucraina, come mai prima d’ora, ha dimostrato l’unità dell’Ue nella difesa dei suoi valori fondanti, andando oltre le priorità nazionali. Questa unità sarà cruciale negli anni a venire». Nel suo discorso al MIT Draghi sottolinea come serva prima di tutto «ridisegnare l’Unione, per accogliere al suo interno l’Ucraina, i Paesi balcanici e quelli dell’Europa orientale», ma è anche utile iniziare a organizzare «un sistema di difesa europeo complementare alla Nato».



Per gli Stati Uniti, l’Europa e i loro alleati, non c’è alternativa ad assicurare che l’Ucraina vinca questa guerra in corso, accogliendo poi Kiev nella Ue e nella Nato: questo l’invito caldo di Draghi alle istituzioni tanto europee quanto americane. L’ex Presidente del Consiglio ritiene che le conseguenze geopolitiche del conflitto prolungato al confine orientale dell’Europa sono significative e vanno ora gestite in tre modi: in primo luogo, «la Ue deve rafforzare le proprie capacità di difesa»; secondo, «bisogna iniziare un viaggio con l’Ucraina, che porti alla sua adesione alla Nato»; terzo, ma non meno importante, «dobbiamo prepararci ad un periodo prolungato in cui l’economia globale si comporterà in modo molto diverso rispetto al recente passato. Mi aspetto che i governi abbiano per sempre deficit più alti». Le sfide che attendono infatti gli Stati, rileva Draghi, dall’inflazione alla guerra ma soprattutto alle catene di approvvigionamento e al tema clima, «richiederanno investimenti pubblici sostanziosi, che non possono essere finanziati solo da aumenti di tasse». La spesa pubblica generale aumenterà le pressioni inflattive, ha concluso Draghi al MIT, dunque «è probabile che i tassi di interesse resteranno più alti che nello scorso decennio. Sarà necessario prestare molta più attenzione alla composizione della politica fiscale, per aumentare il potenziale di crescita, proteggendo chi ha più bisogno di aiuto».