MARIO DRAGHI CONTRO IL PATTO DI STABILITÀ: “SERVONO NUOVE REGOLE O PERDIAMO L’INDUSTRIA”

Con un lungo intervento sull’Economist sul percorso verso l’unione fiscale nell’Eurozona, Mario Draghi torna di prepotenza sulla scena economica e politica con un nuovo “bazooka” contro le vecchie regole dell’austerità europea. L’ex Premier italiano boccia infatti il vecchio Patto di Stabilità – di fatto “sconfessando” la timida dichiarazione del commissario Gentiloni sulla necessità che i Governi riprendano a contenere i bilanci – e chiede che l’Unione Europea (ma anche la BCE) pensino a nuove strumenti e regole meno “pesanti” per favorire la crescita in un momento di forte difficoltò per via dell’inflazione.



«Nell’Eurozona servono nuove regole e più sovranità condivisa», scrive Draghi sull’edizione online dell’Economist, «Le strategie che nel passato hanno assicurato la prosperità e la sicurezza dell’Europa, affidandosi all’America per la sicurezza, alla Cina per l’export e alla Russia per l’energia, sono diventate insufficienti, incerte o inaccettabili». Riprendere dal 2024 il vecchio Patto di Stabilità – come ad esempio l’Italia di Giorgia Meloni denuncia con forza da mesi – sarebbe un grave errore secondo Mario Draghi: «tornare passivamente alle vecchie regole sospese durante la pandemia sarebbe il risultato peggiore possibile». Non solo, se non si agisce subito secondo l’ex Premier, «c’è il serio rischio che l’Europa non riesca a raggiungere gli obiettivi climatici prefissati, fallisca nel garantire la sicurezza che i cittadini le chiedono e persa la sua base industriale, a beneficio di regioni del mondo che impongono meno vincoli».



L’INTERVENTO DI DRAGHI ALL’ECONOMIST È “ASSIST” A GIORGIA MELONI

L’ex Presidente della BCE mette in guardia Bruxelles e i Paesi più “falchi” sui rischi a cui l’Europa va incontro qualora non vengano cambiate radicalmente le regole su fiscalità, bilanci e risorse: la via maestra – scrive l’ex presidente del consiglio – è invece quella di «ridefinire il quadro delle politiche di bilancio della Ue e i processi decisionali». Dunque nuove regole che siano severe, per poter garantire finanze statali credibili nel medio termine, ma al contempo devono essere «abbastanza flessibili, per permettere ai governi di reagire a shock imprevisti».



Secondo Mario Draghi occorre trasferire più poteri di spesa al centro su Bruxelles per poter poi garantire una maggiore flessibilità in uscita: in questo senso, un occhio va dato anche alla possibilità di un allargamento Ue nei prossimi anni – proposta del Presidente Consiglio Ue Michel, appoggiata dalla Francia di Macron – con l’ex Premier non esattamente convinto della bontà di questa mossa, «evitare di ripetere gli errori del passato, espandendo la periferia senza rafforzare il centro. Il rischio – assicura Draghi – è di annacquare la Ue piuttosto che rafforzare la sua capacità di agire». Dar forma a un’Unione più stretta – richiama in conclusione l’economista – si dimostrerà alla fine «l’unica via per assicurare ai cittadini europei la sicurezza e la prosperità che desiderano». Le ricette di Draghi fungono in questo particolare momento storico come un possibile “assist” alle richieste dell’Italia di Giorgia Meloni: Europa più europea, meno divisioni tra Nord e Sud e flessibilità sul Patto di Stabilità: «guai a riproporre antiche regole fiscali», lo dice più volte all’Economist Mario Draghi, come del resto colto anche dal leader di “Il Centro” Matteo Renzi stamane ad Agorà, «Il Patto di Stabilità va assolutamente cambiato. Se Meloni vuole fare bene all’Italia deve copiare ciò che ha detto Draghi sull’Economist. Ma bisogna organizzare le alleanze in Europa».