È un caso-Conte, ma è soprattutto un caso-Draghi. Il sociologo Domenico De Masi ha dichiarato in una intervista al Fatto Quotidiano che il presidente del Consiglio avrebbe chiesto a Grillo di rimuovere Conte dalla leadership di M5s. È il fatto politico del giorno. Secondo l’Ansa fonti di Chigi smentiscono che Draghi abbia mai chiesto nulla di simile a Grillo, il premier sdrammatizza (“Ho parlato con Conte, abbiamo cominciato a chiarirci. Il governo non rischia”) ma lascia in anticipo il vertice Nato per tornare a Roma e prendere provvedimenti urgenti contro il caro bollette.
“Stiamo assistendo agli sviluppi di un’unica grande operazione di sistema” dice Fabrizio D’Esposito, cronista e commentatore politico del Fatto Quotidiano.
De Masi è affidabile in quello che dice?
Direi proprio di sì. Domenico De Masi è un gentiluomo – tra l’altro, ha scritto un bellissimo ricordo di Raffaele La Capria su Repubblica di Napoli – e non gli ha mai fatto difetto la sincerità. Sono convinto che abbia detto la verità, una verità provata dai fatti.
Quali fatti?
In queste settimane le normali attività di governo si sono inabissate per permettere a Draghi di dedicarsi alla guerra. Stiamo assistendo agli sviluppi di un’unica grande operazione di sistema.
Quale sarebbe?
La grande normalizzazione. Cos’ha detto Draghi al G7? “La crisi energetica non deve produrre un ritorno del populismo”. Quello che Draghi chiama populismo ha avuto il suo picco nel 2018, con M5s e Lega che prendono il 50% dei voti. Costretti a mettersi insieme per sbloccare la situazione, interpretano il sentimento nuovo del ’18. In quattro anni, non solo per demerito dei dei protagonisti, quel sentimento è annientato. Chissà perché, in Italia durante le fasi eccezionali alle urne non si torna. L’arrivo di Draghi viene giustificato con la pandemia in corso e il Pnrr da portare a termine. A questa operazione di potere vanno attribuiti la fine del secondo governo Conte, il mancato inizio del Conte ter, le divisioni nella Lega salviniana ad opera dei governisti filo-Draghi, da Giorgetti a Zaia, fino alla scissione di Di Maio. E così siamo alla telefonata Draghi-Grillo.
Conte ha detto: “trovo sinceramente grave che un premier tecnico che ha avuto da noi l’investitura, si intrometta nella vita di forze politiche che tra l’altro lo sostengono”. Come commenti?
È una cosa politicamente inaccettabile. La rivelazione di De Masi svela tutta l’arroganza di Draghi.
La crisi “non è l’effetto dell’‘arroganza tecnocratica’, come dice qualcuno, bensì del collasso della politica”. Lo ha scritto Stefano Folli.
In realtà Draghi è perfetto uomo di potere. Canonizzato dai media mainstream con ampio anticipo sul suo arrivo a Palazzo Chigi, frequenta il palazzo dal 1983, ha una biografia piena di addentellati politici, votava repubblicano ma fu scelto dalla sinistra Dc di Goria e Andreatta, poi si convertì all’andreottismo per fare il direttore generale di Bankitalia. Parentesi internazionale in Goldman Sachs, se non è potere quello. Deve a Berlusconi la presidenza della Bce. Sa essere spietato e ciò che ha detto a Grillo fa capire che non è uomo di mediazione politica.
Ora Draghi parla con Grillo per liberarsi di Conte. Ha bisogno di voti certi su cui non è più sicuro di poter contare?
Non credo sia un problema di numeri. Probabilmente vuole umiliare Conte.
Primo, esistere politicamente, poi filosofare, si potrebbe dire a proposito di Conte. Draghi invece ha bisogno di un partito pro transizione green, ma che lo appoggi.
Infatti. “Non esco dal governo per un c…o di inceneritore”, ha detto Grillo. Noi (sul Fatto Quotidiano, ndr) abbiamo sempre detto che Conte era tentato dallo strappo non sulle armi ma sull’inceneritore di Roma, cioè sul decreto aiuti. Grillo ha depotenziato Conte anche su questo. Insomma si sta con Draghi.
Cosa faranno adesso i 5 Stelle?
Conte vorrebbe uscire dal governo, o quantomeno garantire l’appoggio esterno. Ha con sé qualche ministro, come Patuanelli – mentre la Dadone vorrebbe rimanere –, molti parlamentari e la base. Ma è improbabile che avvenga.
Insieme per il futuro, il nuovo partito di Di Maio?
È anch’essa operazione di sistema. Lo dimostra la sua faccina sorridente accanto a Carfagna, Toti, Calenda, Renzi, eccetera.
Qual è il tuo scenario?
Abbiamo due sole certezze: Salvini e Conte sono gli intrusi del governo Draghi, che vorrebbe liberarsene, e il de profundis dei 5 Stelle, che continuerà. Il resto è ancora molto incerto: non sappiamo se lo schema-Draghi varrà anche dopo il voto del ’23, non sappiamo quale sarà la composizione del centrodestra nelle urne. Senza contare l’evolversi delle molte crisi, dalla guerra all’aumento dei prezzi. Ritengo che la migliore chiave di lettura l’abbiate data voi. Ormai votano soltanto i garantiti, mentre disoccupati e precari stanno a casa.
Se votiamo e nulla cambia, o il voto è tradito, votare non serve.
Appunto. È l’approdo di un’operazione modellata intorno all’unico partito di sistema – il Pd – che sta governando dal 2011, con l’eccezione della parentesi gialloverde. E senza avere mai vinto un’elezione.
(Federico Ferraù)
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