Come avevamo anticipato, è al Senato dove il Premier Draghi pone l’accento al tema “del giorno” sulla nota del Vaticano e mantiene una posizione “equidistante”: «Il nostro è uno Stato laico, non è uno Stato confessionale», spiega il Presidente del Consiglio che ci tiene a ricordare di non voler entrare nel merito del disegno di legge, ancora in discussione nella commissione di Palazzo Madama. «Il Parlamento è libero di discutere considerazioni e leggi di ogni tipo», prosegue Draghi, ma le leggi «devono rispettare sempre i principi costituzionali e gli impegni internazionali, tra cui il Concordato con la Chiesa».



Il Premier manda così un messaggio tanto al Vaticano quanto alla componente che presenta il Ddl Zan: «ci sono i controlli di costituzionalità preventivi nelle competenti commissioni parlamentari, è qui che si discute delle leggi. Poi ci sono i controlli successivi della Corte Costituzionale». Infine, Draghi cita la sentenza della Consulta nel 1989 dove si diceva «la laicità non è indifferenza dello Stato ma è tutela del pluralismo e delle diversità e identità culturali». A seguire nelle repliche al Senato Draghi aggiunge come «L’Italia ha sottoscritto con altri 13 Paesi Ue in cui si esprime preoccupazione per la legge in Ungheria sull’orientamento sessuale». Da ultimo, la ripetizione che non guasta, «non entro nel merito della discussione parlamentare sul Ddl Zan, è il momento del Parlamento e non è il momento del Governo». Una presa di distanza importante che dà però due “notizie” su tutte: in primis, che il Premier è attento a che la legge in discussione sull’omotransfobia abbia tutti i crismi della costituzionalità, in secondo luogo rassicura la Santa Sede sul fatto che il Concordato – che è un trattato internazionale tra due Paesi, l’Italia e la Santa Sede – sarà rispettato.



LE REPLICHE ALLA CAMERA (E PERCHÈ DRAGHI NON HA ANCORA PARLATO DEL DDL ZAN)

Alla Camera il Premier Draghi non ha trattato il tema del Ddl Zan dopo la nota del Vaticano: nelle Comunicazioni sul Consiglio Europeo e nemmeno nelle repliche avvenute prima di mezzogiorno, non vi è stato alcun passaggio o accenno alla “polemica” sulla quale ieri aveva promesso pronta risposta in Parlamento. Ma attenzione, non si tratta di un tentativo di “svicolare” il dossier: nessun parlamentare ha posto l’argomento nel dibattito alla Camera e così Draghi non ha dovuto “replicare”. Con ogni probabilità al Senato invece alcuni nei partiti porranno la questione e solo a quel punto il Presidente del Consiglio si esprimerà come promesso: come ha rivelato oggi il Corriere della Sera, Draghi sapeva da tempo probabilmente dei forti dubbi della Santa Sede su alcuni passaggi del Ddl Zan e oggi vorrebbe mantenere una posizione di equidistanza da un lato ma anche di incisivo accoglimento delle istanze presentate dallo Stato del Vaticano in riferimento ad un legittimo trattato bilaterale come il Concordato del 1984.



«Dovranno essere valutati gli aspetti segnalati da uno Stato con cui abbiamo rapporti diplomatici», questo il passaggio – rivelano fonti di Palazzo Chigi al CorSera – che Draghi illustrerà in Parlamento, non appena i partiti lo interpelleranno in merito. Parola dunque al Senato dove alle 15 prenderà nuovamente parola il Premier per il suo discorso sul Consiglio Europeo: qui sotto trovate invece le repliche tenute a Montecitorio, particolare attenzione al tema migranti e alle prossime riforme in arrivo, dalla giustizia al fisco fino a quelle più imminenti «Entro giugno arriverà il disegno di legge delega su appalti e concessioni, a luglio il provvedimento sulla concorrenza. In occasione di un mio discorso in queste Aule i primi di maggio avevo detto: ‘accidenti, quante cose da fare’. Bè, finora sono state fatte…», ha detto il Presidente del Consiglio. Intanto ad Agorà ha parlato il Presidente della Camera Roberto Fico, che invece difende a spada tratta il Ddl Zan: «Il Parlamento è assolutamente sovrano, non accettiamo ingerenze. I parlamentari decidono in modo indipendente quello che vogliono votare o che non vogliono votare. Il ddl Zan è già passato alla Camera ed è stato votato, frutto di discussione e di dibattito nelle commissioni e in Aula. Adesso è in Senato e quindi fa la procedura parlamentare normale e quindi noi chiaramente non accettiamo ingerenze come Parlamento. Il Parlamento è sovrano e tale rimane».

LE COMUNICAZIONI IN PARLAMENTO

Domani e venerdì, 24-25 giugno 2021, il Presidente del Consiglio Mario Draghi presenzierà al Consiglio Europeo per discutere dei principali temi in agenda, segnatamente la ripresa economica, la pandemia e la campagna vaccinale, l’emergenza immigrazione (in vista dell’estate con previsti nuovi sbarchi) e le relazioni esterne con Turchia e Russia. Per tutti questi temi – e anche per un aggiornamento diretto sullo stato delle relazioni con il Vaticano dopo la fortissima polemica emersa ieri sul Ddl Zan – il Premier interviene oggi in Parlamento con le Comunicazioni dalla Camera e dal Senato.

È possibile seguire l’intera giornata di Draghi alle Camere tramite la diretta in video streaming dai canali YouTube di Camera e Senato o direttamente dai canali satellitari di Palazzo Madama e Montecitorio. Alle 9 è intervenuto alla Camera, cui segue un dibattito, le repliche del Premier e le votazioni finali sulle mozioni presentate da maggioranza e opposizione: il medesimo iter verrà seguito dopo le ore 15 al Senato, con l’attesa forte per Draghi delle risposte che darà su tutti i principali temi “caldi” del momento, anche non primariamente concernenti il prossimo Consiglio Europeo. Su tutti, il Ddl Zan, il Green Pass Covid e il Recovery Plan, dopo che ieri l’Italia ha ricevuto il via libera con pieni voti al PNRR (con lo sblocco dei primi 25 miliardi del piano NGEU a partire da luglio).

IL DISCORSO DI DRAGHI ALLA CAMERA

«La situazione economica europea e italiana è in forte miglioramento. Secondo le proiezioni della Commissione europea, nel 2021 e nel 2022 l’Italia crescerà rispettivamente del 4,2% e del 4,4%, come il resto dell’Ue. Molti degli indicatori che abbiamo a disposizione ci indicano che la ripresa probabilmente sarà ancora più sostenuta»: esordisce così il Premier Draghi nel suo discorso alla Camera (che replicherà punto per punto anche al Senato nel pomeriggio, ndr)». Il nostro obiettivo, continua il Presidente del Consiglio, «è superare in maniera duratura e sostenibile i tassi di crescita anemici che l’Italia registrava prima della pandemia. Durante la pandemia – ha detto Draghi – abbiamo impiegato risorse ingenti per proteggere la capacità produttiva della nostra economia. Ora dobbiamo assicurarci che la domanda aggregata sia in grado di soddisfare questi livelli di offerta». Crescita e politica espansiva, in modo da avere come effetto la riduzione del rapporto debito e Pil, ma anche attenzione costante per la situazione epidemiologica in modo da non dover rientrare in nuove crisi nazionali (lockdown e simili). Un passaggio centrale sulla sfida all’inflazioneL’inflazione cosiddetta “core”, che esclude le componenti più variabili come l’energia, rimane molto bassa nella zona euro, anche se è in crescita negli Stati Uniti. Dobbiamo mantenere alta l’attenzione affinché le aspettative di inflazione restino ancorate al target di medio termine») e ulteriori passaggi su Next Generation Eu, Green Pass (attivo dal 17 giugno, dal 1 luglio in ambito europeo) e, ovviamente, il nodo migranti. Qui Draghi spiega «torna ad essere in agenda al Consiglio Europeo su precisa richiesta dell’Italia. Come ho dichiarato in passato, il Governo vuole gestire l’immigrazione in modo equilibrato, efficace e umano. Ma questa gestione non può essere soltanto italiana. Deve essere davvero europea. Occorre un impegno comune che serva a contenere i flussi di immigrazione illegali; a organizzare l’immigrazione legale; e aiutare questi paesi a stabilizzarsi e a ritrovare la pace». Al momento, ammette Draghi alla Camera, «una solidarietà obbligatoria verso i Paesi di primo arrivo attraverso la presa in carico dei salvati in mare rimane divisiva per i 27 Stati Membri. Serve un’alternativa di lungo periodo, per fare in modo che nessun Paese sia lasciato solo». In Consiglio Ue si discuterà ancora del Patto sulla Migrazione e l’Asilo proposto il 23 settembre dalla Commissione Europea, anche se per ora il negoziato è tutt’altro che raggiunto: «Vogliamo che il Consiglio promuova un’azione più incisiva sui rimpatri, anche attraverso lo strumento dei rimpatri volontari assistiti, e che favorisca un impegno comune a sostegno dei corridoi umanitari: attualmente siamo protagonisti per i corridoi, ci sono pochissimi altri Paesi che li fanno e li fanno così bene».

IL NODO DDL ZAN-VATICANO

Sarà probabilmente nelle repliche alla Camera e al Senato che Draghi si prenderà del tempo per rispondere a tono a quanto avvenuto ieri sull’asse Vaticano-Governo: l’antefatto è molto semplice, il 17 giugno scorso Monsignor Paul Richard Gallagher (Segretario dei Rapporti con gli Stati della Segreteria presieduta dal Cardinale Parolin) ha presentato all’ambasciata italiana una “nota verbale” per chiedere la modifica di due passaggi del Ddl Zan, il progetto di legge contro l’omobilesbotransfobia al momento in Commissione al Senato per la discussione finale. Un unicum nella storia dopo il Concordato del 1984, con la Santa Sede impegnata non più con una “moral suasion” nelle leggi che considera non condivisibili ma un vero e proprio atto diplomatico tra due Stati in quanto – secondo il Vaticano – il testo del Ddl Zan interverrebbe a violare alcune parti del Concordato siglato nei Patti Lateranensi del 1929 e riaggiornato nel 1984 con il Governo Craxi. «E’ una domanda importante. Domani sarò tutto il giorno in Parlamento, me lo chiederanno sicuramente, e risponderò in modo più strutturato di quanto potrei fare oggi», ha spiegato ieri Draghi nella conferenza stampa con la Presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen ad esplicita domanda sul caos Vaticano. La politica (ma anche i social, gli influencer e i media) si sono divisi ieri per tutto il giorno su un tema alquanto ostico: l’ingerenza o meno di uno Stato estero, in questo caso rappresentante della Chiesa Cattolica, in affari e leggi dello Stato italiano. Centrodestra e Centrosinistra già si sono schierati e divisi sulla nota del Vaticano e ora occorre capire quale posizione ufficiale prenderà Draghi, dato che – come spiega oggi il Corriere della Sera in un retroscena – pare sapesse da tempo della volontà della Santa Sede di provare ogni carta diplomatica possibile per modificare i due commi della “discordia”. «Alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato», scrive la Santa Sede nella “nota verbale” consegnata all’ambasciata italiana in Vaticano, in particolare «la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio di culto, di esercizio del magistero e del ministero episcopale» (nel comma 1) e inoltre «ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione» (comma 2)». A rischio dunque, secondo la Santa Sede, sono la libertà di organizzazione (per le attività della Giornata Nazionale contro l’omofobia obbligatorie in tutte le scuole) e la libertà di pensiero per la comunità dei cattolici e la dottrina sociale della Chiesa.