Il governo Conte Bis ha lasciato in dote al nuovo esecutivo di Mario Draghi ben 539 provvedimenti attuativi. Si tratta, come sottolinea il quotidiano La Stampa, “di disposizioni da conseguire per portare a compimento il lavoro dell’avvocato pugliese”, in carica dal 5 settembre di due anni fa fino allo scorso 13 febbraio. In totale, il governo Conte ha varato attraverso il Parlamento 792 decreti attuativi in totale, e di questi solamente 253 sono stati adottati, pari al 32% del totale.
Si tratta ovviamente di un ingorgo amministrativo non da poco per il neo-Premier Draghi, visto che tale mole di decreti non può che rallentare l’attività dei ministri, in un periodo decisamente non semplice, tenendo conto della pandemia di covid in corso, e del Recovery Plan da definire nel dettaglio. Il ministero delle finanze, quello della giustizia e quello dello sviluppo economico risultano essere al momento quelli più ingolfati da norme ferme “con le quattro frecce”, che dovranno essere “completate” nei prossimi mesi appunto dal governo attuale.
539 DECRETI ATTUATIVI DA APPROVARE: UNA ‘NORMA’ QUANDO AVVIENE UN AVVICENDAMENTO DI GOVERNO
Il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, era solito ripetere quando era presidente del consiglio: «Una legge che nasce come un cavallo purosangue quando poi esce dal Parlamento diventa un ippopotamo». Ed in effetti quando una legge viene pubblicata ufficialmente in Gazzetta, questa viene poi modificata con decreti ministeriali, regolamenti, circolari, emanati anche dopo mesi, ritardando di conseguenza l’entrata in vigore delle misure. Basti pensare che l’ultima legge di bilancio approvata lo scorso mese di dicembre conteneva 176 misure attuative, e ne è stata fatta solamente una, con il resto che erano in programma proprio in queste settimane. Ovviamente non si tratta di un’eccezione il “lascito” del governo Conte Bis, in quanto è normale che ogni governo che entri in carica si trova in eredità un ingolfamento normativo appartenente al precedente, ma come detto sopra, visto il periodo delicato che stiamo vivendo, questo intoppo burocratico si farà senza dubbio sentire ancora di più.