IL POSSIBILE “PIANO B” DI MELONI “APRE” A MARIO DRAGHI IN COMMISSIONE UE?

Se fino a qualche settimana fa il nome di Mario Draghi veniva dato da più fonti europee come il possibile candidato n.1 per succedere a Charles Michel alla guida del Consiglio Europeo (da lanciare dopo le negoziazioni che emergeranno dai risultati delle Elezioni Europee 2024), starebbe emergendo anche un clamoroso “colpo di teatro” che punterebbe a portare l’ex BCE e Premier italiano alla guida della Commissione Ue. Nei sondaggi anche ultimissimi il PPE resta il partito favorito per vincere, sebbene senza maggioranza, le prossime Europee: da qui la considerazione sulla “naturale” nomina di un nome fra i Popolari per guidare il prossimo Governo europeo, ovvero la stessa Ursula Von der Leyen lanciata dal PPE come unico candidato alla guida della Commissione.



Le indagini della Procura Ue sul Pfizer-gate, le contestazioni su alcune nomine non “trasparenti” e la lunga scia di critiche per le politiche “green” di questi ultimi 5 anni starebbero facendo incrinare la sua leadership tanto da portare i leader di Francia, Germania e Polonia a ipotizzare nomi alternativi alla “baronessa” tedesca. Ed è qui che il nome di Mario Draghi torna di stretta attualità: secondo le fonti riportate oggi da “La Repubblica”, l’ex Premier sarebbe il “piano B” di Giorgia Meloni qualora non riuscisse l’accordo PPE-Conservatori per allargare più a destra la coalizione in forza nella nuova Commissione Ue. «Giorgia Meloni potrebbe lanciare la candidatura di Mario Draghi alla guida delle istituzioni europee, senza attendere che lo facciano altri leader», spiegano oggi Ciriaco e Colombo su “Rep” citando fonti «molto vicine alla Presidente del Consiglio». Con Von der Leyen in netto ribasso nelle “quotazioni” europee per il voto di giugno, il piano “A” della leader FdI rischierebbe di andare in frantumi, facendo levitare le possibili strategie a tre fra Macron, Scholz e Tusk, con inevitabile “colpo da ko” per il sogno di un Centrodestra europeo. La “carta” Draghi avrebbe il merito di riunire quasi tutti i leader europeisti, a partire dal Presidente francese, garantendo inoltre un ruolo di “tutela” sui conti europei, così come il PNRR e le sfide fiscali contro il rigido Patto di Stabilità (contestato anche di recente dall’ex Premier italiano).



DA DRAGHI A VON DER LEYEN E METSOLA: AL VIA LE “CONSULTAZIONI” INFORMALI TRA I LEADER UE A 2 MESI DAL VOTO

Non sarà affatto facile per Meloni cercare di lanciare nella mischia il nome di Draghi prima che possa essere discusso dagli altri leader Ue nell’immediato post-voto dell’8-9 giugno: in primis perché andrebbe convinto l’ex Presidente dell’Eurotower e in secondo luogo perché Mario Draghi resta un nome di garanzia generale ma senza un imprinting particolare nel mondo del Centrodestra (anzi, è molto gradito anche il Partito Democratico e all’area centrista di Renew). Secondo “Repubblica” però la scommessa di Meloni su Draghi Presidente della Commissione Europea avrebbe in dote anche la possibile nomina di un portafoglio di peso in Ue per l’attuale Ministro del MEF Giancarlo Giorgetti, con conseguente occhio di riguardo per le istanze italiane a Bruxelles.



Trattare con Draghi per PNRR e prossime Manovre potrebbe essere decisamente meglio per il Governo Meloni rispetto ad un nome emerso dal “triangolo di Weimar” Parigi-Berlino-Versavia, magari un “frugale rigorista” del Nord Europa. Mentre dunque prosegue il delicato piano italiano intersecato a quelli di tutti gli altri leader europei, in questi giorni sono comunque scattate le consultazioni informali all’interno del Consiglio Ue per valutare strategie, nomi e ipotesi in vista delle Elezioni Europee di giugno. Dal bis di Von der Leyen ad un nome nuovo in casa PPE che risponderebbe all’opzione Roberta Metsola, attuale Presidente del Parlamento Europeo, fino a nomi già chiacchierati come quelli di Andreij Plenkovic (Premier Croazia) e Antonio Tajani, Ministro degli Esteri. È ancora presto ovviamente e molto dipenderà dai rapporti di forza che usciranno dai risultati delle Europee, ma i destini della prossima Europa 2024-2029 iniziano ad essere discussi in queste settimane: ad avvertire il pericolo di un mancato sostegno generale è in primis Von der Leyen che oggi ha incassato l’accordo PPE-PSE-ECR per il via libera al Patto su Migrazione ed Asilo. Un indizio? Osservare bene la dichiarazione della Presidente Ue e comprendere come la campagna elettorale sia realmente cominciata: «Chi non ha diritto d’asilo non potrà entrare nell’Unione europea mentre chi fugge da guerre o persecuzioni potrà contare sulla protezione di cui ha bisogno».