Mario Draghi invoca un’Unione Europea diversa per fronteggiare le sfide e i problemi del futuro, a partire dal cambiamento climatico fino alla guerra in Ucraina e il fragile equilibrio geopolitico con la Cina. Il volto di una possibile nuova Unione Europea è stato il tema della sua lecture presso il National bureau of economic research di Cambridge.



Le strategie che ci hanno assicurato prosperità e sicurezza e cioè affidarci agli Usa per la sicurezza, alla Cina per l’export e alla Russia per l’energia, sono diventate insufficienti, incerte e inattuabili” ha dichiarato l’ex premier Mario Draghi, dicendosi “sicuro che gli europei sono più pronti rispetto a vent’anni fa a prendere la via giusta: la scelta è fra paralisi, uscita o integrazione” in quanto “i sondaggi dicono che i cittadini avvertono una crescente paura di minacce esterne, a partire ovviamente dall’invasione russa, e quindi sono pronti a maggior coesione”. Guardando alle vicende estere, in particolare emerge come “mentre si prospetta un’integrazione dei Balcani e dell’Ucraina, è essenziale riaprire i trattati per evitare gli errori fin qui compiuti, espandendo la periferia senza rafforzare il centro”.



Draghi e il futuro dell’Unione Europea: “Stati europei più forti degli Stati Uniti d’America”

L’ex premier Mario Draghi invoca una nuova Unione Europea in cui i poteri di bilancio siano centralizzati a Bruxelles e, pur ammettendo che gli Stati uniti d’Europa non potranno mai eguagliare gli Stati uniti d’America “se non altro perché gli Stati europei sono molto più forti di quelli americani”, riconosce che si può mutuare il sistema per cui i trasferimenti federali possono intervenire per sanare temporanee difficoltà e per finanziare obiettivi condivisi. Ponendo anche l’accento su una “strategia europea condivisa, nel momento in cui siamo chiamati a rispondere all’esigenza della Nato di espandere la spesa militare al 2% del Pil”.



Uno dei punti su cui Mario Draghi ha posto maggiore accento nel corso del National bureau of economic research di Cambridge è l’importanza di evitare “la frammentazione per cui i Paesi con maggiore capacità fiscale risolvono da sé i loro problemi, mentre gli obiettivi sono irraggiungibili se non in comune”. L’Unione Europea può dunque cambiare per affrontare il futuro “purché sia animata da genuina volontà di precedere unita”.