LA PRESENTAZIONE AL PARLAMENTO UE DEL REPORT DI MARIO DRAGHI: LA “SFIDA” A MACRON E SCHOLZ SUL DEBITO COMUNE

Parallelamente alla presentazione della nuova Commissione Ue di Ursula Von der Leyen, l’ex Presidente della BCE Mario Draghi ha introdotto in Parlamento Europeo il suo report sulla competitività e il futuro dell’Unione Europea (già presentato la scorsa settimana in conferenza stampa con la leader PPE). Oltre a ribadire i concetti già espressi nelle prime anticipazioni, Draghi ha lanciato un appello ulteriore sul tema chiave del suo rapporto sviscerato negli ultimi mesi: «se ci opponiamo all’emissione del debito comune, ci si oppone ai nostri obiettivi Ue».



L’esperienza del Next Generation Eu dopo la pandemia Covid, così come le altre politiche rilanciate da Bruxelles nei difficili anni di crisi economica continentale necessitano di non rimanere “solitari” per il prossimo futuro dell’Europa: lo aveva ricordato sempre al Parlamento Ue anche il commissario uscente agli Affari Economici, Paolo Gentiloni, ma ora è Draghi a ribadirlo con fermezza. Per l’ex Premier italiano – che sembra riferirsi indirettamente ai grandi “nemici” del debito comune europeo, dalla Germania (che infatti ha bocciato il report Draghi) alla Francia fino ai Paesi del Nord – non ha senso opporsi alla costruzione di un mercato unico che integri investimenti privati e pubblici, sarebbe come appunto opporsi agli stessi obiettivi dell’Europa.



IL “PIANO” DRAGHI MENTRE NASCE LA NUOVA COMMISSIONE UE (CON L’ITALIA DI FITTO). INTANTO DOMBROVSKIS…

Come ha ricordato ancora Mario Draghi nel presentare il proprio report sulla competitività in Ue, il debito comune non è mai stato e non dovrà mai essere una “spesa pubblica generale” e nemmeno un sussidio basico: trovare un accordo per finanziare progetti come il PNRR è come realizzare quegli obiettivi fondamentali riconosciuti da (quasi) tutti come esiziali per mantenere la piena competitività dell’Europa rispetto ai partner internazionali. Rispondendo indirettamente alla critica di chi (come Giuseppe Conte in quota M5s) ritiene che Draghi con questo report intenda avallare una “economia di guerra”, l’ex BCE ritiene che investimenti su settori chiave come anche la Difesa debbano essere finanziati con debito comune proprio per la centralità e urgenza di tali obiettivi.



Infine Mario Draghi lancia un appello-ultimatum all’Europarlamento che nei prossimi 5 anni dovrà mantenere la barra sempre più diretta verso la crescita comune del Vecchio Continente: l’ansia per il futuro dell’Europa è presente e non è legata alla perdita di ricchezza o di risorse, bensì «col tempo diventeremo inesorabilmente un posto meno prospero, meno equo, meno sicuro». Tradotto in parole povere e con un slogan abbastanza efficace usato da Draghi all’Eurocamera, senza progetti simili ai debito comune, l’Europa rischia di perdere la propria libertà, «saremo meno liberi di scegliere il nostro destino». Il piano di Mario Draghi per il futuro dell’Europa viene esposto mentre a Bruxelles colei che gli ha commissionato il report stava presentando la lista dei commissari: la presenza dell’Italia alla vicepresidenza esecutiva (con Raffaele Fitto) è certamente una notizia positiva per l’influsso delle politiche di Centrodestra che mirano (tramite il PPE di Weber) ad incarnare uno sviluppo di crescita contraria all’austerità rigida. Certo, aver consegnato il portafoglio dell’Economia Ue al “falco” Valdis Dombrovskis, alla terza presenza consecutiva nella Commissione Europea, sembra cozzare con l’invito di Draghi agli investimenti e a il debito comune. Solo il tempo e i risultati elettorali nei singoli Paesi Ue diranno quale orientamento prenderà l’Unione Europea (ancora) targata Ursula Von der Leyen.