Giulio Sapelli, economista, è intervenuto ai microfoni del quotidiano “Il Dubbio” sull’edizione in edicola oggi, giovedì 30 dicembre 2021, analizzando il ruolo attuale di Mario Draghi e, soprattutto, quello futuro. A giudizio di Sapelli, Draghi “ci serve come presidente della Repubblica, non come politico. Con lui al Quirinale continueremmo ad avere prestigio internazionale e trasferiremmo sul Colle il sostegno nordamericano in funzione antitedesca che lui aveva quando era a capo della Bce. È inoltre una persona seria e perbene, senza scheletri nell’armadio, ed è al di sopra delle discussioni tra politica e magistratura”.



Peraltro, l’esperto si è detto non concorde con la politica economica attuata da Draghi, ma, secondo il suo parere, se l’attuale presidente del Consiglio italiano non sarà eletto al Quirinale “sarà il caos. E deve essere eletto alla prima votazione. Si immagina un Paese ancora colpito dal covid arrivare a venti, trenta scrutini?”. Esercizio di pensiero superfluo, poi, quello che proietta Draghi a capo della Commissione o del Consiglio Ue, in quanto hanno “pochissimi poteri”, ma “volere Draghi al Colle non significa volere il presidenzialismo. Vuol dire semplicemente sfruttare al meglio l’ottimo rapporto che ha con Macron, che può stringere con i tedeschi e che ha da sempre con gli Stati Uniti”. E le alternative Amato e Casini? “Ma siamo pazzi? Abbiamo già avuto un presidente che ha calpestato la Costituzione, che è stato Napolitano. Serve Draghi. E serve Draghi al primo scrutinio”.



SAPELLI: “CARO BOLLETTE? RINCARI DETTATI DAL MECCANISMO FINANZIARIO”

Nel prosieguo dell’intervista concessa a “Il Dubbio”, Giulio Sapelli, a proposito del caro bollette ha dichiarato che inevitabilmente frenerà la ripresa, non solo nel comparto delle piccole e medie imprese, ma anche in quello delle grandi aziende. Il nocciolo della questione, a suo avviso, risiede però nell’errata convinzione che i sussidi risolvano i problemi: “Il problema risiede nell’errata iper-regolazione dei prezzi. Oggi attingiamo il gas dai cosiddetti contratti spot, che sono fatti dalle grandi leve finanziarie, e non da quelli che avevamo prima della liberalizzazione. Così facendo alla ripresa della domanda c’è scarsità di offerta e quindi il prezzo aumenta”.



I rincari, di conseguenza, ci sono perché il prezzo è dettato dal meccanismo finanziario e tornare ai precedenti contratti non è un’ipotesi percorribile, in quanto, in tal caso, le migliaia di persone che lavorano nella regolazione dell’energia “andrebbero a casa”. Per contro, i sussidi sono un assegno contro la povertà e servono a dare ossigeno alle imprese, ma la ripresa post pandemica necessita di un ritorno ai contratti per l’energia di vecchio tipo. Invece di aspettare un futuro nucleare che arriverà tra 30 o 40 anni, dobbiamo fare le riforme, molto più utili di queste elemosine. Che servono, per carità, ma non è con l’elemosina che si raggiunge la giustizia”. Infine, un giudizio sulla manovra economica dell’esecutivo Draghi: “Abbassare le tasse è fondamentale, ma penso che sarebbe stato anche molto utile, visto che buttiamo via i soldi con i bonus, introdurre il salario minimo. I giovani non lavorano perché la stragrande maggioranza piuttosto che vivere con 600 euro di lavoretti o con 800 euro senza straordinari preferisce stare a casa”.