Mario Draghi non dovrà solo “sistemare” il Recovery Plan – presentato finora solo in bozza ancora non ultimata dal Governo Conte – entro il mese di aprile ma per Lorenzo Bini Smaghi (economista ed membro Bce sotto guida Draghi) servirà con ogni probabilità riscriverlo daccapo: rifare l’intero piano italiano per il Next Generation Eu «assieme alle riforme strutturali sono le priorità per i prossimi mesi, perché senza queste misure non riusciremo ad ottenere i 209 miliardi del Recovery Plan. Accedere a queste risorse sarà la principale misura del successo del nuovo esecutivo», spiega l’ex collaboratore di Draghi a Bce e Ministero del Tesoro.



Bini Smaghi lo conosce bene il nuovo Premier incaricato e si dice certo che il piano abbozzato finora nelle consultazioni avrà poderose conseguenze qualora il Governo entrasse finalmente in carica: «Draghi ha sempre avuto un approccio pragmatico, ma con obiettivi ben chiari, come quando ha guidato il Tesoro negli anni in cui l’Italia doveva entrare nell’euro, oppure quando la Bce ha avviato il quantitative easing». Dovrò dialogare con l’Europa ma anche con i mercati e poi pure con opinione pubblica e partiti: un lavoro però all’altezza di Mario Draghi, secondo Bini Smaghi «se si riuscisse poi ad avere un periodo di stabilità politica, intorno ad obiettivi condivisi, lo spread italiano si ridurrebbe ancor più velocemente».



IL PIANO DRAGHI PER USCIRE DALLA CRISI

Il piano per uscire dal pantano della crisi economica, finanziaria, politica, sociale e sanitaria verrà illustrato nelle prossime settimane, ma dalle prime bozze circolate Bini Smaghi ne trae già qualche anticipazione: «La fine del blocco dei licenziamenti deve essere preparata con una riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro, che il Paese aspetta da anni». Dirimente e decisivo il tema del debito pubblico, dopo che tra l’altro proprio oggi la n.1 Bce Lagarde ha escluso l’ipoteso di una cancellazione europea: «Draghi conosce meglio di chiunque i mercati finanziari e sa per esperienza che l’unico modo per uno Stato di essere credibile è quello di onorare i propri debiti, innanzitutto con la crescita economica. Se l’Italia riprenderà a crescere e adotterà una visione di medio periodo nella conduzione della politica economica, il problema del debito si risolverà da solo. La crisi di chi ha governato negli ultimi anni è nata principalmente da un uso della finanza pubblica mirato al consenso di breve periodo, ad esempio con bonus di varia natura piuttosto che attraverso riforme. Spetta tuttavia agli elettori capirlo», conclude l’economista oggi Presidente di Société Générale nonché tra i più eccellenti “discepoli” lavorativi di Mario Draghi.

Leggi anche

SCENARIO UE/ Le chances di von der Leyen tra socialisti, Meloni, Germania e Draghi