ATTESA LA LETTERA DEL PREMIER MARIO DRAGHI ALLA CAMERA
Come annunciato stamane alla Camera, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha rassegnato dimissioni irrevocabili al Quirinale nel breve colloquio avuto con il Presidente della Repubblica: «Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Mario Draghi, il quale, dopo aver riferito in merito alla discussione e al voto di ieri presso il Senato, ha reiterato le dimissioni sue e del Governo da lui presieduto. Il Presidente della Repubblica ne ha preso atto. Il Governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti», è la comunicazione letta dal segretario generale della Presidenza della Repubblica Ugo Zampetti.
È però nel comunicato successivo dove si intravede già il percorso del Colle per uscire al più presto dalla crisi di Governo apertasi ufficialmente stamattina: «Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, riceverà nel pomeriggio al Palazzo del Quirinale i Presidenti delle Camere (Casellati alle 16.30, Fico alle 17, ndr), ai sensi dell‘art. 88 della Costituzione». Proprio quell’articolo citato dal Quirinale riguarda lo scioglimento delle Camere con l’iter a questo punto ormai avviato: salvo colpi di scena clamorosi, dopo aver ricevuto i Presidenti di Camera e Senato oggi pomeriggio, il Presidente Mattarella annuncerà in un discorso alla nazione l’intenzione di sciogliere il Parlamento e convocare Elezioni anticipate. Resta da capire quando, ma la tempistica dovrà essere comunque “rapida” – tra fine settembre e inizio ottobre – per permettere al nuovo Parlamento di affrontare la scrittura della Manovra di Bilancio 2022-2023. Diversamente da quanto schedulato stamane, il Premier Draghi non tornerà alla Camera per un discorso conclusivo: fonti di Governo qualificate riportano che il Presidente della Camera Roberto Fico leggerà in apertura di seduta dopo le ore 12 una lettera scritta dal Presidente del Consiglio dimissionario e consegnata direttamente al n.1 di Montecitorio nel breve incontro avvenuto dopo la salita al Quirinale.
IL BREVE DISCORSO ALLA CAMERA DI DRAGHI: “MI DIMETTO”
Dopo quanto successo ieri al Senato, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha deciso di comunicare questa mattina alla Camera dei Deputati le sue dimissioni, il tutto in diretta video streaming sul canale YouTube di Montecitorio: avrebbe dovuto tenere un voto di fiducia anche oggi in merito alle proprie Comunicazioni, ma dopo il caos avvenuto ieri a Palazzo Madama, con il non voto di M5s e del Centrodestra di Governo (Lega, Forza Italia, Udc e Noi con l’Italia), ha deciso di concludere anzitempo il proprio ruolo di Primo Ministro della Repubblica.
Nel brevissimo discorso tenuto alla Camera dopo le ore 9, Draghi si è commosso in più riprese: «Prima di tutto grazie», è come ha aperto il Premier davanti ai deputati e ai Ministri in piedi ad applaudirlo per oltre un minuto. «Certe volte – ha poi aggiunto Draghi – anche il cuore dei banchieri centrali viene usato, grazie per questo e per tutto il lavoro fatto in questo periodo»: a quel punto il Presidente del Consiglio dimissionario ha annunciato l’intenzione di salire subito al Quirinale per rassegnare le dimissioni. «Alla luce del voto espresso ieri sera dal Senato chiedo di sospendere la seduta per recarmi dal presidente della Repubblica per comunicare le mie determinazioni», ha poi concluso l’ormai ex terzo Premier di questa Legislatura.
DRAGHI DA MATTARELLA: SEDUTA CAMERA SOSPESA FINO ALLE ORE 12
Dopo le dimissioni annunciate del Premier Mario Draghi, il Presidente della Camera Roberto Fico ha accolto l’invito alla sospensione della seduta in attesa delle comunicazioni al Quirinale, chiedendo entro quando la Camera avrebbe poi potuto tornare in seduta. «Sospendo la seduta fino alle 12 in attesa degli esiti del colloquio tra il Premier e il Capo dello Stato», ha poi annunciato lo stesso Fico congedandosi da Mario Draghi. Poco prima delle ore 9.30, il Presidente del Consiglio dimissionario è giunto al Quirinale per incontrare Mattarella. Qui si apre ufficialmente la crisi di Governo iniziata lo scorso giovedì, con le dimissioni di Draghi in CdM a seguito dello strappo del Movimento 5Stelle sul Decreto Aiuti al Senato: il “congelamento” delle stesse voluto dal Colle ha reso poi la “parlamentarizzazione” della crisi, giunta ieri al suo culmine con la proposta di un “nuovo patto di fiducia” per concludere l’esperienza di Governo a fine naturale della Legislatura.
Dal discorso usato però – considerato dal Centrodestra ostile – i partiti facenti capo a Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Lorenzo Cesa e Maurizio Lupi hanno presentato una risoluzione da votare in cui esprimevano pieno appoggio al Presidente Draghi per un nuovo Governo di fine legislatura in completa discontinuità con quello precedente, esplicitamente «senza il M5s che questa crisi l’ha causata». A quel punto Draghi poteva scegliere se far porre la fiducia su quella risoluzione, oppure su quella presentata dal senatore del Centrosinistra Pierferdinando Casini in cui semplicemente si «prendeva atto della Comunicazioni di Draghi» e le si approvava. La scelta è ricaduta su quest’ultima – perché probabilmente non propendeva giusto far perdere la connotazione di un Governo “di unità nazionale” – provocando a quel punto la frattura insanabile: Centrodestra non ha votato la fiducia al Governo Draghi e nemmeno il Movimento 5Stelle, rimasto fino all’ultimo “ondivago” sulla scelta da prendere. Ora la crisi è in mano – per la terza volta in questa Legislatura – al Presidente della Repubblica: Elezioni anticipate sembra l’ipotesi più ovvia, ma non l’unica in mano al Capo dello Stato.